“Speriamo di bissare il successo”, dice Alberto Monni, parlando della neonata Seiemmezzo, riferendosi al boom vissuto dalla X-Cape. Monni, una fisicità che tradisce un lungo passato da pallavolista (17 anni ad alti livelli, fino alla serie B) e una carta d’identità che lo rende il più giovane tra i responsabili delle aziende motociclistiche nel nostro Paese. Monni, classe ‘84 e general manager di Moto Morini, è alla guida di un team dall’età media molto bassa (“Siamo sotto ai 40 anni”, dice) e che sta riportando il brand agli antichi splendori.

UN ANNO DA RICORDARE

Facciamo il punto su questo anno, diciamo i 12 mesi dalla presentazione della X-Cape?

Per la X-Cape (qui la video-prova) c’è stata subito tantissima richiesta, all’inizio con qualche problema di stock risolto già a inizio 2022. Quest’anno siamo oltre le 1.900 unità solo in Italia – impensabile solo pochi anni fa – e il trend sta continuando: ad agosto è stata la seconda moto più venduta dietro alla Benelli TRK 502. La rete si è allargata di conseguenza, partivamo dalle 1200 con bassi volumi e 15 concessionari e oggi siamo a 80: avremmo richieste ben superiori ma vogliamo dare il giusto spazio a tutti i concessionari.

Di cosa vi siete stupiti?

Non tanto del successo della X-Cape, quanto della sua rapidità, arrivando da anni con volumi molto bassi e una rete commerciale ridotta al minimo, e in più dovendo ricostruire e riposizionare l’immagine del brand. Anziché 2 anni ci abbiamo messo 10 mesi a raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissi. Ma viviamo in anni di continue “sorprese” di mercato: le 500 in Europa non le voleva nessuno fino a 2 anni fa, poi Benelli è stata brava a rovesciare il paradigma. Adesso Royal Enfield sta di nuovo sovvertendo le analisi con le piccole monocilindriche, che sembravano non avere nessun mercato da noi e invece stanno andando bene. Per quanto ci riguarda, vogliamo far rinascere il 1200 omologato Euro5+ e ci stiamo già lavorando, e avremo anche un motore intermedio di circa 800. Per noi il 650 resta per noi alla base, anche se stiamo analizzando con attenzione il mercato dei piccoli mono, che a livello globale è il più importante.

TRA CINA E ITALIA

Voi e anche Benelli siete molto forti in Italia, ma nel resto d’Europa?

La distribuzione è sempre un tasto dolente, va sviluppata con cura e richiede tempo. I mercati gestiti da distributori spesso non viaggiano alla stessa velocità di quelli gestiti dalle Case madri. Se guardiamo a Benelli, oggi è forte in Italia, spagna, Portogallo ma non nei paesi anglosassoni e nordici. Noi siamo in una situazione simile, anche se in Francia, Germania e UK siamo arrivati un po’ di ritardo e penso che a fine anno avremo bei numeri anche lì. In generale i Paesi mediterranei funzionano meglio sulle cilindrate medio-basse, altrove prediligono le alte e per questo siamo decisi a tornare con la piattaforma 1200.

Cosa vi differenzia dagli altri marchi con testa in Europa e corpo in Cina come Benelli o Brixton?

Noi abbiamo la forza del marchio Moto Morini, rispetto ad altri è una bella forza. Morini è sopravvissuta tra alti e bassi, ma è ben riconosciuta dagli appassionati e la ricetta che seguiamo, quella che sta funzionando sul mercato, è oggi quella vincente. Anche altri stanno facendo bene, ma per fortuna i marchi storici come il nostro in Europa si contano sulle dita di una mano.

Qual è il vostro tipo di cliente?

Un po’ più evoluto rispetto a Benelli, più adatto a chi vuol scendere da un 1200 e non si accontenta di un 500. Di sicuro il nostro cliente non è un indeciso tra scooter e moto. Nel prezzo siamo più vicini ai giapponesi che non ai cinesi.

PROGETTI AMBIZIOSI

Come immaginate Moto Morini fra 5 anni?

Ce la immaginiamo come un marchio globale, conosciuto anche fuori dall’Europa, come finora non è stato. Questo è il passo più importante, lato gamma veicoli avremo due motori sopra il 650 (800 e 1200, ndr) che arriveranno, guardiamo con attenzione al tema elettrico anche se il nostro cliente oggi è un cliente motociclista. Ci sarà in futuro il tempo per avere un veicolo Moto Morini in questo segmento, che per noi resterà però limitato alla mobilità urbana per ancora parecchi anni, salvo sorprese dal punto di vista tecnologico che levino il senso di limitazione alla libertà che c’è oggi.

Per ora presidiate i segmenti adventure e naked, numericamente i più importanti. Ma in futuro?

Ambiamo ad avere una moto per ogni segmento, dalla cruiser alla tourer sportiva, e ci arriveremo. Per quanto riguarda le piccole cilindrate ci stiamo pensando, come dicevo. In Europa non credo sia ancora davvero arrivato il loro momento, ma in altri mercati sì. In generale vogliamo essere forti nel settore moto, la nostra clientela apprezza da sempre il prodotto made in Italy con elevate prestazioni e caratteristiche di guida quasi professionali, da esperti. Vogliamo consolidare la nostra presenza in quel mondo lì. Poi ci sarà sicuramente un ampliamento, non vedrete nulla al prossimo Eicma ma in seguito ci saranno nuovi modelli su nuove piattaforme.