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Suzuki: i segreti della rinascita di Rins e Mir

Christian Cavaciuti
di Christian Cavaciuti il 31/05/2019 in Motogp
Suzuki: i segreti della rinascita di Rins e Mir
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Rins va forte e vince, Mir cresce in fretta e tanti invidiano le doti della Suzuki GSX-RR. Scopriamo i segreti di questa crescita con i capi tecnici di Rins e Mir, gli "angeli custodi" dei due piloti

La regola d’oro dei team vorrebbe che la formazione ideale fosse composta da un pilota già maturo e vincente e un giovane talento in crescita, possibilmente di nazionalità diverse per ragioni di marketing. In realtà basta guardare nei box di Honda, Ducati e altri per capire quanto spesso sia disattesa. Di solito, però, questo accade perché il team opta per avere due piloti esperti; la Suzuki di Davide Brivio ha fatto una scelta opposta, ingaggiando due piloti spagnoli che messi insieme hanno 44 anni, poco più dell’età di Valentino Rossi.

Dei due il “veterano” è l’ancor giovanissimo Alex Rins, che dopo qualche stagione di crescita ha mostrato quest’anno di essere un vero animale da podio: veloce e costante, si presenta al Mugello al secondo posto nel campionato più competitivo al mondo. Il rookie è Joan Mir, che dopo una fenomenale stagione in Moto3 nel 2017 e un solo anno di esperienza in Moto2 ha già fatto il grande salto verso la MotoGP.

Suzuki e i suoi due piloti sono la sorpresa dell’anno, e per capire meglio da dove nasce la sua competitività abbiamo parlato con i suoi due ingegneri di pista, le persone che si occupano di mettere i piloti in grado di dare il massimo traducendo le loro esigenze in regolazioni e feedback verso i progettisti. Entrambi hanno una lunga esperienza: Manuel Cazeaux, argentino trapiantato a Bologna fin dal 2005, ha lavorato in Ducati Corse fino a fine 2014 per poi passare a Suzuki. Anche Frankie Carchedi, inglese, ha una lunga esperienza in Ducati, maturata però tra BSB e WSBK, dove ha lavorato anche per Yamaha e Suzuki; è arrivato in MotoGP nel 2013, al team Aspar, e da quest’anno è in Suzuki.

 

Suzuki: i segreti della rinascita di Rins e Mir

Come funziona lo sviluppo della moto?

[Manuel] “Il driver principale è l’esperienza del costruttore, il suo know-how su come costruire e le informazioni raccolte negli anni precedenti. Anche se il passaggio da Bridgestone a Michelin ha costretto tutti a ripartire più o meno da zero. Ci si aiuta con software di simulazione, ma l’ultima parola spetta sempre al pilota”.

[Frankie] “Durante la stagione raccogli informazioni dai tuoi piloti e cerchi punti comuni, anche col supporto dei test rider, per muoverti nella direzione che hai in mente. Provi tante cose, non usi mai tutto. A volte i passi sono molto piccoli, per i piloti non è facile fare la scelta migliore”.

Una volta il pilota doveva solo guidare, oggi non è più così. Dov’è che un pilota moderno fa più la differenza: in gara o nella preparazione di gara?

[Manuel]: “Sì, oggi il livello è così alto che devi essere bravo a fare tutto. In gara non puoi sbagliare, ovviamente; ma se non sei a posto non c’è quasi nessuna possibilità di recuperare. Il pilota che ‘guida sopra i problemi’ esiste sempre, il problema è che se gli altri sono più a posto vanno comunque più forte”.

[Frankie] “Io direi che è addirittura più importante la preparazione. Ormai se hai mezzo secondo di ritardo in qualifica puoi partire quindicesimo, e nei primi tre giri perdi così tanto dai primi che non recuperi più”.

 

Suzuki: i segreti della rinascita di Rins e Mir

Nonostante il regolamento sempre più restrittivo, le MotoGP sono piuttosto diverse fra loro, sia nell’aspetto che in certe scelte: ad esempio la GSX-RR ha il motore molto inclinato in avanti e la frizione altissima. Quali sono i suoi punti di forza e di debolezza?

[Frankie] “Sì, ogni Casa ha la sua ricetta per dove mettere il baricentro, come scegliere le inerzie della moto, le rigidezze di telaio e forcellone e via dicendo. Questa Suzuki è nata con un buon set-up di base, richiede pochi cambiamenti da una pista all’altra. In generale ha un ottimo handling”.

 [Manuel] “La nostra moto ha un buon ingresso in curva, una bella maneggevolezza e soprattutto è gentile con le gomme. Le aree di miglioramento più evidenti che abbiamo in mente sono la velocità di punta e la frenata a moto inclinata: in quel frangente riusciamo a decelerare meno degli altri”.

L’arrivo del pacchetto aerodinamico ha cambiato le regolazioni della moto?

[Manuel] “I motori di oggi hanno potenze molto oltre i limiti dati dal grip delle gomme e dal ribaltamento della moto in accelerazione, per cui qualcuno ha iniziato a mettere carico come in Formula 1. Le ali aumentano la resistenza, per cui riducono la velocità di punta, ma aiutano in accelerazione e si è visto che il bilancio tra questi due effetti nel tempo sul giro era favorevole. Non c’è un vero impatto nel set-up delle sospensioni, ma l’anti-wheelie per esempio è più ‘libero’, taglia meno potenza in accelerazione”.

 [Frankie] “E in curva, anche se la velocità è più bassa, il carico aerodinamico tende a far allargare la traiettoria, il che può richiedere qualche regolazione alle geometrie. Mi aspetto comunque che ci sia ancora tanto sviluppo aerodinamico, anche se ovviamente molto dipenderà da come si evolve il regolamento. E dai budget dei team…”.

 

Suzuki: i segreti della rinascita di Rins e Mir

Qual è la cosa più importante da fare durante il weekend di gara?

[Manuel] Se stai ancora sviluppando la moto, si lavora un po’ su tutto. Ma se hai una buona base, la prima cosa è fare un buon bilanciamento delle sospensioni. Se con quello non riesci a risolvere tutti i problemi, inizi a lavorare sulle geometrie, magari cambiando il forcellone”.

[Frankie] “La GSX-RR va già più o meno bene per ogni pista. Facciamo piccole regolazioni e cerchiamo di capire con quale gomma andiamo meglio e quale ci permette di arrivare meglio a fine gara, tarando anche l’elettronica: c’è sempre più attenzione su questo aspetto. Ma non abbiamo il tempo per cercare l’ottimo su ogni pista perché Joan è ancora in fase di apprendistato: ha bisogno di girare tanto, non di rifiniture”.

Parliamo un po’ dei vostri piloti. Quali sono i loro punti di forza e di debolezza?

[Manuel] “Alex è forte nella gestione della gara in generale. Parte bene, è veloce fin dai primi giri ed è efficace nei sorpassi. Per contro dobbiamo ancora trovare il modo di esprimere tutto il potenziale fin dalle qualifiche, dove i tempi non riflettono sempre la sua velocità”.

[Frankie] “Joan ha una grande velocità naturale, è spontaneo. Sta crescendo gara dopo gara e non abbiamo ancora trovato il suo limite: ad Austin e a Le Mans aveva un passo da top 5, e spesso il suo giro migliore è l’ultimo della gara. Finora ha avuto poca fortuna anche solo con il meteo, che gli ha tolto la possibilità di girare di più, e fa ancora qualche errore: ma non li ripete. È uno che impara in fretta, e l’anno prossimo sarà un’altra storia. Ma forse anche prima”.

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