Moto & Scooter

Le moto crossover più attese del 2026

Carlo Pettinato
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Le moto crossover più attese del 2026
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Le moto crossover più attese del 2026

EICMA ha portato con sé tante novità, a conferma che il segmento crossover-adventure gode di piena salute. Ecco quali sono (secondo noi) le moto più interessanti che vedremo nel 2026

Da 10 anni a questa parte, il segmento delle moto crosover/adventure sta conoscendo - specialmente in Italia - un autentico boom. I numeri di mercato lo dicono, e l'offerta delle Case costruttrici è sempre più folta, come testimonia la pioggia di novità vista a EICMA 2025. Ecco dunque la nostra selezione, in ordine alfabetico, delle crossover e adventure più interessanti viste al salone, previste in arrivo nel 2026 e che di sicuro rivestiranno un ruolo da protagoniste del mercato, per ragioni di volumi di vendita o per il loro valore simbolico.  
1. Benelli TRK 602
La Benelli TRK 602 è l’erede ufficiale della moto che nell’ultimo lustro ha cambiato il mercato moto italiano installandosi fissa per più di qualche anno al primo posto nella classifica di vendita, nonché, possiamo dire, la testa d’ariete che ha sdoganato la moto costruita in Cina in Italia. Il bicilindrico parallelo cresce fino a 554 cc, potenza massima di 56 cavalli e 54 Nm a 5.500 giri, ma è prevista anche una versione A2. Ciclisticamente non cambia radicalmente, il telaio resta un traliccio in acciaio come sulla vecchia 502, ma ora tutto il frontale è sorretto da una struttura in alluminio. Nuove le sospensioni: forcella da 43 con 140 mm di escursione e mono regolabile con 173 mm di corsa per la ruota posteriore. Freni con pinze radiali e dischi da 320, strumento TFT da 5”, connettività, navigazione turn-by-turn, due riding mode e controllo di trazione disinseribile. Di serie paramani con frecce integrate, barre paramotore, paracoppa in alluminio e cavalletto centrale. In arrivo entro fine anno.
2. BMW F 450 GS
Forse una delle moto più attese del salone, dopo averne ammirato l’aggressivo concept all’EICMA di 12 mesi fa. E, bisogna dirlo, questa F 450 GS al suo concept è piuttosto fedele, soprattutto nella versione con cerchi a raggi, accessorio, mentre quella con cerchi in lega appare un po’ più poverella. Lei, in ogni caso, non è altro che l’estensione della famiglia delle GS bicilindriche ad un livello di mercato più basso, ma senza scadere nell’economico. Anzi, potremmo tranquillamente incasellarla nel Premium delle piccole cilindrate. Il bicilindrico è da 420 cc, ha 48 cavalli e 43 Nm di coppia, un serbatoio da 14 litri e un’autonomia dichiarata di oltre 350 km. Ciclisticamente e come equipaggiamento è ben rifinita: telaio a traliccio in acciaio con motore come elemento portante, forcella KYB da 43 mm, ruote da 19 e 17”, pneumatici tubeless, freni Brembo anche se con disco singolo anteriore, tre riding mode, fari full LED, manopole riscaldate. Tutto di serie. Il peso è contenuto in 178 kg.
3. CFMOTO 1000 MT-X
Per certi versi inaspettata, solo 12 mesi dopo la 800, da casa CFMOTO arriva la 1000 MT-X, adventure di grossa cilindrata, ormai quasi una rarità, fatta e finita. Il motore è un progetto inedito firmato CFMOTO della cilindrata effettiva di 946 cc, la potenza arriva a 113 cavalli a 8.500 giri e la coppia a 105 Nm a 6.250; valori che la mettono sostanzialmente al livello di un’Africa Twin 1100, pur con una curva di coppia e potenza spostata un po’ più verso l’alto. La trasmissione prevede cambio a 6 marce e frizione anti saltellamento. La ciclistica si basa su un telaio a traliccio in tubi d’acciaio abbinato a forcellone in alluminio, forcella KYB da 48 mm completamente regolabile e mono anch’esso completamente regolabile: i freni sono Brembo, con pinze anteriori radiali e dischi da 320. Le ruote sono da vera adventure, diametri di 21 e 18, non tubeless, con pneumatici da 90/90 e 150/70; peso in ordine di marcia di 222 kg, con 22,5 litri di benzina. Non mancano ABS cornering e traction control regolabile.
4. Kawasaki KLE 500
Altra grande attesa del 2026 è la KLE 500 di casa Kawasaki, solo parzialmente anticipata nel 2024 e svelata pochi giorni prima del salone. È una adventure bicilindrica di medio/piccola cilindrata che si inserisce nel filone inaugurato ormai due anni fa dalla CFMoto 450MT, lo stesso in cui a ben vedere si incasella la BMW F 450 GS, anche se qui parliamo di una moto con ruota anteriore da 21”, quindi dalla vocazione più fuoristradistica. Il motore è l’unità già conosciuta e apprezzata sulla Z 500 e Ninja 500, da 451 cc effettivi e 45 cavalli; non c’è ride-by-wire. Ciclisticamente non sappiamo ancora tutto: sappiamo che il telaio è in tubi d’acciaio, le sospensioni sono Kayaba ma non ne conosciamo il valore d’escursione, così come non conosciamo il peso. Di certo, le ruote sono da 21 e 17”, scelta curiosa visto che il 17 limita la disponibilità di pneumatici da fuoristrada. I freni sono Nissin, con disco singolo anteriore, e ci sarà una versione SE, Special Edition, con strumento TFT, parabrezza maggiorato, paramani rinforzati e paramotore.
5. Kove 625X
Dall’azienda cinese una proposta quasi dirompente: una bicilindrica 600 con equipaggiamento da moto premium di grossa cilindrata. La Kove 625X è la prima della classe a presentarsi con radar e sospensione posteriore, solo questa, a gestione elettronica semiattiva, con possibilità di abbassare il piano sella. Per il resto, il motore è il 600 di casa Loncin, lo stesso della Voge Valico 625DSX, un bicilindrico da 61 cavalli e 57 Nm a 7.000 giri con comando gas meccanico, senza quick shifter. Ci sono però due mappe motore e il controllo di trazione, seppure non molto raffinato. Ciclisticamente, oltre al mono elettronico, nulla di rivoluzionario: telaio in acciaio, ruote a raggi da 19 e 17”, forcella KYB completamente regolabile e il detto mono ammortizzatore su link. L’escursione è di 180 mm per la ruota anteriore e di 230 per la posteriore, valori non indifferenti considerato che è una moto con 19 anteriore. Il peso, anche questo purtroppo, è non indifferente per una 600: 218 kg, ma come già scritto la dotazione è ricca. Nel listino diramato da Kove non compare ancora, ma dovrebbe arrivare nel 2026. Per ora, restiamo in attesa di una conferma e della data del suo arrivo in Italia.
6. Morbidelli T502/XR
Da casa Morbidelli un’accoppiata che nel 2026 potrebbe spopolare: dopo la T502X, crossover con ruote 19-17, arrivano le sue versioni adventure e, concedetecela, maxi motard. La prima adotta una sigla cara ai fuoristradisti e si chiamerà T502XR, con ruote da 21 e 18”, la seconda opta per l’accoppiata 17-17 e si chiamerà semplicemente T502. La T502XR sarà equipaggiata con cerchi tubeless ed entrambe le ruote avranno 200 mm di escursione, valore che la renderà verosimilmente più che discretamente capace fuoristrada; la forcella è da 41 mm. Il peso, considerata la cilindrata, non è una piuma: 198 kg in ordine di marcia. Per lei, ben 4 riding mode, uno dei quali dedicato all’off-road, con gestione del TC e ABS completamente escludibile. La T502 ha invece ruote in lega, forcella da 43 mm con escursione ridotta a 180 mm, due dischi freno anteriori da 300 mm, per un peso in ordine di marcia di 210 kg, e ci sono 2 modalità di guida, con la possibilità di disattivare l’ABS al posteriore. Per entrambe, il motore rimane da 486 cc e 47 cavalli, perfettamente nei limiti della patente A2.
7. Morini Kanguro 300 Rally
Quello del nome Kanguro è un gradito ritorno, anche se solo per gli appassionati di vecchia data o per chi del mondo moto possa vantare una certa cultura. La Morini Kanguro è stata infatti negli anni ’80 una moto da enduro dual spinta dal motore 350 bicilindrico a V della gloriosa 3 1/2, e grossomodo nello stesso filone si inserisce quella attuale. Lei è in effetti più una dual che una crossover, ma la sua versione Rally è disegnata, più che per dei veri rally, per un utilizzo che in fin dei conti si sovrappone a quello delle altre adventure. Il motore è un monocilindrico da 300 cc e 34 cavalli; la ciclistica si basa su telaio in acciaio, abbinato a telaietto posteriore e forcellone in alluminio. La forcella è da 41 mm e ha 250 mm di corsa, così come la ruota posteriore; il mono lavora su link ed è regolabile in precarico e ritorno idraulico. Le ruote sono immancabilmente a raggi da 21 e 18”; peccato per la misura anteriore da 80/100, invece che 90/90, che limiterà non di poco la scelta di pneumatici. Il peso è contenuto in 153 kg.
8. Norton Atlas
Altro ritorno pesante è quello del nome Norton, presente per la prima volta al salone milanese dopo chissà quanti anni. Fautore di questo ritorno è, ad ogni modo, il colosso indiano TVS, questo per la primissima volta in mostra a EICMA. La proposta Norton è in leggera controtendenza rispetto ai marchi cinesi, che arrivano con gamme sterminate già dal primo anno: loro no, due modelli, anzi tre, uno dei quali questa crossover prevalentemente stradale dall’estetica pulita e sobria, anche qui in contrasto con la moda quasi barocca delle moto che arrivano dall’oriente. Atlas sarà disponibile con ruote da 19 e 17 a raggi tubeless oppure in allestimento GT, con cerchi in lega da 17”. Per entrambe, il motore è un bicilindrico parallelo da 585 cc sviluppato ex novo proprio da Norton-TVS; non sono precisati i dati di potenza e coppia, ma c’è per lo meno da aspettarsi che venga resa disponibile una versione da 35 kW. Grazie alla presenza di Ride-By-Wire e piattaforma inerziale, la dotazione è da moto premium: quickshifter bidirezionale, cornering ABS, launch control, anti impennata e sospensioni KYB regolabili.
9. QJMotor Rino 900
Un nome insolito per una moto che probabilmente non ci aspettavamo. Da QJ arriva la Rino 900, una crossover esteticamente curatissima figlia della matita di Adrian Morton, già responsabile dell’ultima generazione di MV Agusta, F3 compresa. Non solo, il suo motore è un inedito (per QJ) tre cilindri in linea da 900 cc, con 120 cavalli a 10.000 giri e 93 Nm di coppia. Le ruote saranno da 19 e 17 a raggi, la sella a 820 mm da terra e il serbatoio terrà 20 litri di benzina, per un peso in ordine di marcia di 220 kg. Questo è tutto: al momento non sono comunicati altri dati, ma quel che conta è che questa Rino rappresenta uno step netto per QJ in direzione di un prodotto più verso il premium che verso il cheap. Le linee della Rino parlano chiaro, la sua coerenza stilistica tra le varie componenti, sia meccaniche che di sovrastruttura. È un esercizio davvero riuscito, difficile negarlo, e non vediamo l’ora che sia l’anno prossimo per scoprirne di più.
10. Suzuki SV-7GX
Da Suzuki arriva quello che di fatto è un inedito allestimento della SV 650, profondamente modificata e preparata in veste crossover stradale. La SV-7GX in effetti ha tanto della SV 650, la storica e amata naked in produzione da fine anni ’90. In primis, il motore a V, che è ormai sempre più raro in un mondo fatto di processi semplificati e motori in linea: 645 cc, 73 cavalli e 64 Nm a 6.800 giri. È però rinnovato con ride-by-wire, che permette l’introduzione di tre mappe motore, di un controllo di trazione su tre livelli e del cambio elettronico bi-direzionale. Ciclisticamente questa SV-7GX non si discosta dalla SV 650: il telaio è un traliccio in acciaio, anche se rigidità e geometrie sono leggermente riviste, le sospensioni prevedono una forcella tradizionale da 41, razionale e funzionale finché si vuole ma che per il 2026 forse avrebbe anche potuto essere aggiornata a rovesciata, e un mono con precarico regolabile. Le ruote in lega da 17” la definiscono come una crossover prettamente stradale; all’anteriore ci sono due dischi da 290 mm con pinze assiali.
11. TVS RTX 300
Dicevamo poco fa di TVS, per la prima volta nella sua storia presente a EICMA. Nemmeno l’azienda indiana si vuole far mancare una proposta nel mondo crossover-adventure, ed ecco la piccola RTX 300, monocilindrica da 299 cc, 36 cavalli e 28 Nm a 7.000 giri, con cambio a 6 marce e frizione anti saltellamento. Il telaio è un traliccio in acciaio, le sospensioni prevedono forcella rovesciata e l’impianto frenante si accontenta di un disco singolo anteriore. Le ruote sono da 19 e 17” in lega. Se quella ciclistica è piuttosto semplice, più ricca e addirittura sorprendente è la dotazione elettronica: come sulla naked RSR che abbiamo provato poco fa ci sono addirittura quattro modalità di guida, Urban, Rain, Tour e Rally, controllo di trazione, cruise control, cambio elettronico bi-direzionale, display TFT da 5” e connettività bluetooth. Né manca il sensore di pressione degli pneumatici. TVS, con questa RTX 300, vuole forse mandare un messaggio: l’utente medio si farà in futuro bastare moto sempre più semplici meccanicamente, ma infarcite di orpelli elettronici di incerta utilità, su una moto da 36 cavalli? Il mondo dell’auto dopotutto è maestro.
12. Yamaha Ténéré World Raid
Di sostanza è l’ultima proposta di casa Yamaha, non un inedito, non una moto inattesa. Ma è comunque apprezzato l’arrivo della Ténéré World Raid di ultima generazione, basata sulla T7 standard presentata 12 mesi fa. La World Raid del nuovo corso segue sostanzialmente la logica del modello precedente: è una Ténéré accessoriata con serbatoio maggiorato, sospensioni più pregiate e ammortizzatore di sterzo, ma per il 2026 arrivano cose in più. Qui c’è un piattaforma inerziale, che permette all’elettronica, introdotta già sulla Ténéré standard, di lavorare in maniera più raffinata e puntuale, con ABS e TC cornering e Slide Control System. Il serbatoione, che sono in realtà due serbatoi, arriva a 23 litri ma è di 1,5 kg più leggero del precedente e presenta ergonomia migliorata. Le modifiche alle sospensioni sono più radicali: addio forcella da 43, benvenuta Kayaba da 46 completamente regolabile, unità sicuramente più indicata per il fuoristrada di un certo livello; confermata l’escursione di 230-220 mm, 20 in più della standard.

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