Caballero è molto più del nome di una moto. Il Caballero è stato indomabile spirito racing, competizioni, vittorie. Ma non solo. Non tutti lo sanno, ma il nome viene inventato da Henry Keppel (fondatore insieme a Mario Agrati della Fantic Motor) prendendo spunto dalla marca delle sigarette che fumava, le Caballero appunto.
La storia magnifica di questa moto prese corpo in quel Salone di Milano del 1969, quando al mondo venne presentato il primo “Caba”, come venne poi soprannominato, un cinquantino da fuoristrada capace di diventare in un lampo l’oggetto del desiderio dei quattordicenni di tutta Italia.
Non aveva l’ambizione delle competizioni il primo Caballero - quella arrivò dopo - ma ebbe la forza di portare il tassello nei centri urbani, lontano dai sassi delle mulattiere. Un vero mito, un fenomeno di costume oltre che di mobilità, capace di generare emancipazione e di garantire libertà. Oggi sembrano cose banali, scontate, ma cinquant’anni fa non era affatto così, perché l’evasione bisognava cercarsela, non apparteneva alla quotidianità.

THE FIRST ONE
Il primo modello, del 1970, aveva la scritta “Cross Special”, ma i tecnici Fantic non si sono ispirati a quello quando hanno presentato, a EICMA 2019, la Fantic Caballero 500 Anniversary per celebrare i 50 anni del “Caba”, bensì alla versione  del 1973, che - riprendendo le parole del libro Fantic pubblicato in occasione del 50esimo compleanno - in azienda è “riconosciuta come la più bella  e la più moderna tra tutte quelle che si sono avvicendate dal 1970 sino al 1976”.

Sulla Caballero 500 Anniversary (7.090 euro c.i.m.) i tecnici Fantic hanno fatto davvero un bel lavoro e, come potete vedere anche voi in queste foto, l’effetto flashback è particolarmente riuscito. Disponibile oggi come allora in due colori (rosso e blu), rispetto alla versione “standard” da cui deriva monta tabelle portanumero con grafiche dedicate, cupolino anteriore, serbatoio con tricolore, borsello sul serbatoio, griglia faro anteriore, paramotore in alluminio, pararadiatore e manubrio con traversino e paracolpi.

Insomma, un filo comune lungo mezzo secolo (guarda la festa per i 50 anni) capace di tenere unite le moto del 1973 e del 2020 sia nello stile sia in quell’idea di evasione che, oggi come allora, fa parte del DNA del Caballero.