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Test Valencia, il giorno dopo…

di Marco Masetti il 11/11/2010 in Motogp

… non è un "day after" per la Ducati ma c'è l'imperativo categorico di adattare la D16 a Rossi. Giornata dell'orgoglio invece per Honda che raddoppia felicemente la squadra. Cambiamenti positivi per la Yamaha e una ritrovata serenità per Suzuki

Mentre l'Italia della moto si interroga se Rossi abbia fatto bene o male a passare alla Ducati e c'è già chi agita lo spettro di Marco Melandri, pilota la cui carriera venne uccisa o quasi da un anno "a feeling zero" alla Ducati, noi cerchiamo di capire cosa succederà da qui alla ripresa delle ostilità (2 febbraio, test di Sepang), ma soprattutto di ragionare su cosa sia successo, Casa per Casa, nei due giorni di test a Valencia.
Test Valencia, il giorno dopo…
Honda – E' senza dubbio la formazione che esce dai test con il petto gonfio d'orgoglio. Dopo anni di figuracce - in pratica è dal 2006 che non tocca palla - l'HRC con la gestione Nakamoto-Suppo ha fatto un balzo in avanti incredibile. Il colpo di genio è senza dubbio il raddoppio della squadra: quattro piloti invece di due. E non è una sciocchezza, visto che Stoner, Pedrosa, Dovizioso e Simoncelli sono piloti da podio. Siamo all'eccesso di abbondanza, visto che i posti sul podio sono solo tre!
Stoner ha dimostrato di essere velocissimo al ritorno sulla Honda dopo quattro anni in sella alla Ducati ma chi ha sorpreso a Valencia è stato Simoncelli. Che con un telaio più rigido rispetto a quello usato da Dovizioso e con le sospensioni Ohlins 2011, si ritrova con una moto praticamente perfetta per puntare al salto di qualità.
Due cadute in un giorno? E' vero, Marco cade ancora troppo, ma solo chi osa va avanti…
Dovizioso e Pedrosa rispetto a Simoncelli e a Stoner sembrano il passato. Forse uno dei due alla fine del prossimo anno dovrà cambiare moto, ma stiamo parlando di gente che sta tra i primi cinque del mondiale, di top rider. L'HRC ha realizzato telai su misura per ogni pilota, motori potentissimi e persino sfruttabili (almeno per Stoner che era abituato alla brutalità della Ducati), ma ha soprattutto capito che per vincere bisogna lasciare spazio ai piloti.

Ducati – Teoricamente esce bocciata di questi test. C'era il debutto di Valentino Rossi (iniziato come show televisivo e finito a ragionare sui crudi dati del cronometro) dal quale ci si aspettavano due cose: la nascita di un grande feeling tra moto e pilota e la scelta del motore tra big bang e screamer. Missione fallita su entrambi i fronti.
A detta di dell'ing. Preziosi e non solo di lui (ma gli altri non possono parlare per motivi contrattuali) a Rossi manca fiducia sull'avantreno, anche se la Desmosedici offre un grip sul posteriore molto superiore a quello delle Yamaha, e almeno questo è positivo.
Rossi ha scoperto che la D16 è molto diversa dalle giapponesi, che il suo "telaio non telaio" offre sensazioni differenti rispetto ad un Deltabox. Lo si è notato anche a occhio, seguendo in pista i giri di Valentino.
Inoltre e questo forse non era previsto, il solo Hayden ha provato il motore a scoppi regolari, operazione che è stata risparmiata a Rossi.
Forse per Preziosi e il suo staff questa è stato un'esperienza dura e potenzialmente più ricco di delusioni che di gioie, ma bisogna ragionare anche su un altro aspetto, sempre legato al pilota. Rossi ha una spalla fuori uso, si opererà tra qualche giorno a Mialno e non poteva essere subito incisivo. Su questo, spero, siano d'accordo tutti, altrimenti siamo nel mondo ultrà, quello delle bocciature al debutto.
Filippo Preziosi ha già stabilito le contromosse: riunioni con gli ingegneri e i piloti, analisi dei dati, lavoro con i collaudatori per presentarsi a Sepang in gran forma.
Non sarà facile cambiare il carattere alla Ducati, trasformarla in qualcosa di più "giapponese" e meno unico, ma adesso l'imperativo è realizzare una moto adatta a Rossi. Ricordate che quando Honda e Yamaha ci sono riuscite si sono ritrovate poi con un grande vantaggio tecnico!

Yamaha – Non sembra, ma la M1 è cambiata molto e non solo per il retro più largo realizzato per migliorare l'aerodinamica. In pista Jorge Lorenzo guida meno "sul manubrio" e che ha un posizione più distesa sulla moto, quasi da 250. La cosa sarà apprezzata dallo spagnolo che per impostazione e gusti ama questo stile. Sono cambiati distribuzione dei pesi e posizione di guida e, come per la Honda, il nuovo materiale Ohilins ha dato subito risposte positive.
Notevole il salto di qualità, anche di testa, fatto da Ben Spies che, appena entrato nel box della squadra ufficiale, si è calato molto seriamente nella parte, lavorando con gli ingegneri e andando molto forte.
Lorenzo continua a dire che il motore ha bisogno di più cavalli, ma la M1 resta la più equilibrata e fluida da vedere in pista.

Suzuki – Alvaro Bautista è solo in azione, ma lo spagnolo, da quando è l'unico riferimento degli ingegneri, ha dato buone indicazioni. Probabilmente si sta cucendo una moto su misura con la quale non doversi impegnare in ricerche di setting da zero come capitava quest'anno. Insomma, una Suzuki alla ricerca di una buona base di partenza per chiudere dignitosamente l'era 800.

I tempi della giornata conclusiva dei test di Valencia
1 Casey Stoner HRC 1:32.066
2 Jorge Lorenzo Yamaha Factory Racing 1:32.179
3 Ben Spies Yamaha Factory Racing 1:32.322
4 Marco Simoncelli San Carlo Honda Gresini 1:32.450
5 Dani Pedrosa Repsol Honda Team 1:32.497
6 Nicky Hayden Ducati Team 1:32.583
7 Alvaro Bautista Rizla Suzuki MotoGP 1:32.738
8 Randy De Puniet Pramac Racing Team 1:32.836
9 Andrea Dovizioso Repsol Honda Team 1:32.942
10 Hiroshi Aoyama San Carlo Honda Gresini 1:33.105
11 Hector Barbera Paginas Amarillas Aspar 1:33.168
12 Colin Edwards Monster Yamaha Tech 3 1:33.325
13 Cal Crutchlow Monster Yamaha Tech 3 1:33.483
14 Loris Capirossi Pramac Racing Team 1:33.740
15 Valentino Rossi Ducati Team 1:33.761
16 Karel Abraham Cardion AB Motoracing 1:33.793
17 Toni Elias LCR Honda MotoGP 1:34.800

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