Per descrivere il Tricity di Yamaha bastano tre parole: intuitivo, leggero e maneggevole. Ne aggiungiamo una quarta per chiarire meglio il concetto: sicuro. Più di un normale scooter a due ruote. La spiegazione è semplice: la ruota anteriore in più, raddoppiando la superficie di contatto con l’asfalto, di fatto scongiura le perdite di aderenza in qualsiasi condizione, senza al tempo stesso ridurre la capacità di svicolare nel traffico. E questo è un altro punto di forza da sottolineare rispetto a tutti i tre ruote, perché il Tricity è il più agile, al pari di un normale scooter a ruote alte. 

Disponibile nelle cilindrate 125 (quello del nostro test) e 155 (che, oltre a poter accedere alle autostrade, è dotato di ABS), ha una posizione di guida che mette d’accordo tutti e una pedana piatta comoda per sistemare uno zainetto, fissandolo al gancio portaborse estraibile. Restando in tema praticità, lo spazio sotto la sella è tale da potervi riporre un casco integrale; il vano è dotato anche di luce di cortesia. Nel retroscudo vi è poi un cassetto con presa 12V. Lo spazio è ridotto e, se volete ricaricare uno smartphone da 5”, ci sta a filo.

Tutto sotto controllo

Anche se non si è mai saliti su un tre ruote, con lo Yamaha scatta subito il feeling. Non ci si accorge proprio di avere una ruota in più. E questa immediatezza, unita alla fluidità nei cambi di direzione, lo rende rapidissimo nel traffico; inoltre sapendo di poter contare sulla sicurezza della ruota in più, si guida più rilassati anche mantenendo un ritmo allegro e... che pieghe! In curva si raggiungono inclinazioni inaspettate per un normale scooter, tali da rendere il tragitto quotidiano un’esperienza molto più divertente.

La sospensione anteriore del tre ruote giapponese a parallelogramma deformabile non ha alcun blocco elettrico del basculamento, quindi nelle soste serve metterlo sul cavalletto. Il peso ridotto e la poca energia richiesta rendono molto semplice farlo e comunque c’è sempre la stampella laterale facilmente estraibile.

Consumi: oltre 30 km/l

Il motore Blue Core con distribuzione 4 valvole e fasatura variabile, abbinato ad una trasmissione scattante e fluida, ha un buono spunto nelle partenze, vibra poco e offre consumi ridotti.

Per quanto riguarda il comfort, la sospensione anteriore filtra bene, mentre gli ammortizzatori sono un po’ secchi sulle sconnessioni marcate. Il riparo dello scudo è buono, mentre quello del parabrezza di serie è solo discreto; è comunque disponibile fra gli optional un plex più alto. In frenata l’impianto del Tricity è efficace e i freni sono pronti e modulabili, bisogna solo abituarsi ai trasferimenti di pressione tra le due leve: quando si aziona la sola leva sinistra, il sistema combinato infatti ripartisce il carico sui dischi anteriori e posteriori, mentre la leva destra aziona solo gli anteriori.  Seppure il Tricity sia compatto, si viaggia bene anche in coppia: lo spazio per il passeggero è più che buono, le pedane estraibili sono alla giusta distanza e le maniglie laterali sono in un punto facile da raggiungere.

Yamaha Tricity analisi finale

Il prezzo di 4.150 euro chiavi in mano è più alto di quello dei bestseller a ruote alte, ma questi euro in più sono da considerare un investimento per la sicurezza specie se si usa lo scooter tutto l’anno... anche quando piove.