Prove della redazione
Prova Zontes ZT 703-RR: come va la sportiva a 3 cilindri cinese
Dopo la crossover ZT703-F arriva la sportiva ZT703-RR, che ne condivide il motore ma con un’intonazione più sportiva, un telaio dedicato, componentistica di rilievo e un’estetica che si fa notare. Ecco come va
Tanti costruttori partono dalle piccole cilindrate e a quelle restano legati per anni, a volte decenni. Zontes invece non ci ha messo molto a fare il salto dalle piccole monocilindriche al triple di media cilindrata, entrando con ben altro appeal nei radar dei motociclisti occidentali, e anche italiani.
L’azienda cinese distribuita in Italia da Distribike, società appartenente a Beta Motor, aveva presentato a Eicma 2024 il suo tre cilindri progettato in casa: cosa che non stupisce più di tanto, visto che fa capo a Tayo Motorcycles che produce la bellezza di un milione di moto l’anno. A Eicma c’erano anche la adventure, una naked e una sportiva mosse da questo motore, e che sul mercato interno erano già vendute in modo da fare esperienza prima di proporsi sui mercati più esigenti. Messe lì senza gran clamore, le avevamo un po’ snobbate: abbiamo fatto male.
Zontes ZT703-RR: dimensioni generose, stile interessante
Già la ZT703-F ci ha infatti positivamente impressionato, in particolare lato dotazioni, qualità generale e motore; e ci stavamo chiedendo come si sarebbe sposato il triple Zontes con una ciclistica più stradale, senza i compromessi imposti dalle ruote da 21”-18” della adventure. Non abbiamo dovuto attendere molto per avere la risposta dalla ZT703-RR, sportiva e anzi sportivissima che arriva sul mercato in queste settimane. Una moto che, anche più della sorella, sa farsi notare: magari non proprio sobria ma comunque equilibrata ed esteticamente accattivante, interessante dal punto di vista tecnico e molto ben dotata in rapporto al prezzo.
Partiamo proprio dalla linea e dalle dotazioni, le cose che ogni motociclista guarda quando si avvicina a una moto che non conosce. Tanto per cominciare, la ZT703-RR richiama a ogni sosta capannelli di curiosi: è una sportiva fatta e finita con le carene strato su strato, il codino leggero, il design curato in ogni dettaglio, dalle griglie in stile branchie sul serbatoio alle alette che corrono fra i due strati della carena. Ben disegnata e anche originale negli elementi “organici” del faro anteriore, nei raccordi delle plastiche; certo, qua e là c’è del già visto, ma nel complesso la ZT703-RR va per la sua strada, come del resto la ZT703-F, e non manca di personalità.
È una moto proporzionata e, come la sorella, piuttosto grande per la cilindrata sia a livello di sovrastrutture sia a livello di interasse: 1.450 mm, molti meno della ZT703-F (1.565 mm: telaio e forcellone sono diversi) ma ben più dei 1.400 mm della CFMOTO 675SR-R e dei 1.425,6 mm della Triumph Daytona 660, per restare tra i triple; la Aprilia RS 660, attuale regina di categoria, ha appena 1.370 mm.
Il 3 cilindri Zontes: quasi quadro, 95 CV e quickshifter
Parlando di motore, poter vedere a Eicma il triple Zontes sezionato ci ha consentito di scoprire una costruzione piuttosto peculiare, con una architettura bialbero governata da una classica catena di distribuzione, ma bicchierini al lato aspirazione e bilancieri a dito al lato scarico. È anche uno dei motori meno superquadri della categoria: con A/C = 1,16 (70 x 60,5 mm) è addirittura poco più che quadro: il triple meno superquadro mai arrivato sul nostro mercato.
Rispetto alla ZT703-F, la RR ha non solo una calibrazione diversa, ma anche assi a camme dedicati per avere miglior allungo; le prestazioni sono simili (95 CV e 74,4 Nm), ma raggiunte a regimi maggiori (11.500 giri e 8.500 giri rispettivamente) per favorire l’allungo. La gestione non è RBW, quindi prevede il quickshifter ma solo a salire e due mappe che intervengono soltanto sulla mappatura di accensione e iniezione; per la stessa ragione, anche il controllo di trazione è "1.0", meno raffinato rispetto alle realizzazioni più recenti.
Manca anche la piattaforma inerziale, per cui l’ABS non è cornering. C’è la frizione antisaltellamento asservita in coppia, ma in generale questa Zontes è tecnologicamente qualche anno indietro rispetto alle europee e giapponesi, offrendo (TFT a parte) caratteristiche che su queste ultime potevamo ritrovare una quindicina di anni fa.
Telaio in alluminio, sospensioni e freni italiani, pneumatici francesi
Anche il telaio in alluminio (realizzato come sulle Aprilia RS con due semigusci imbullonati), senz’altro un bell’asset tecnologico, ha una forma se vogliamo un po’ barocca rispetto ai telai "tutta funzione" delle supersportive europee e giapponesi, e dimensioni abbondanti in relazione alla potenza: forse non ha consentito un gran risparmio di peso (196 kg dichiarati in ordine di marcia), ma ha comunque il telaietto imbullonato ed è abbinato a sospensioni Marzocchi regolabili, con tanto di leveraggio sul forcellone arcuato e scaricato (simmetrico, nonostante lo scarico esca solo sul lato destro) e di freni Brembo con pompa e pinze radiali all’anteriore; di matrice europea anche le gomme, Michelin Power Cup 2 con classica sezione 120/70-17 e 180/55-17.
La sostanza insomma c’è, anche se fanno un po’ sorridere gli adesivi "speed" e "racing" sul forcellone, un po’ come vedevamo sulle sportivette 125 italiane che negli Anni 80 e 90 scimmiottavano le maxi giapponesi. Segno di un entusiasmo un po’ acerbo, che non deve però far dimenticare che questa Zontes è nei fatti una bella sportiva stradale, che semplicemente ha buone credenziali ma non (per ora) pedigree racing: l’erogazione è più dolce che sportiva, c’è qualche chilo di troppo e le belle carene con ogni probabilità non hanno fatto un minuto di galleria del vento. Cosa che non toglie nulla alla sua godibilità.
Zontes ZT703-RR: non è solo questione di prezzo
Già, perché lo diciamo subito, la ZT703-RR è nel complesso una moto godibilissima, e non semplicemente un acquisto dettato dalla sirena del prezzo. Che certamente è competitivo, perché con 7.990 euro f.c. ci si porta a casa una moto bella da vedere, con 95 CV, frizione antisaltellamento, quickshifter a salire, telaio in alluminio, sospensioni Marzocchi regolabili, freni Brembo radiali. La spietata concorrenza nel segmento fa sì che le rivali occidentali non siano poi così lontane: la Yamaha R7 (che però ha 20 CV di meno) costa 8.920 euro f.c. e la Triumph Daytona 660 9.795 euro f.c., mentre per la Aprilia RS 660, all'estremo opposto in fatto di elettronica e messa a punto racing servono 11.799 euro f.c.; soltanto l’altra sportiva a 3 cilindri cinese, la CFMOTO 675SR-R, costa di meno: 7.590 euro f.c., ma non ha il telaio in alluminio, una componentistica dello stesso livello della Zontes e, vi interessino o meno, l’avviamento keyless, le manopole riscaldate e le telecamere. Comunque le due cinesi costano in questo momento poco più di una classica sportiva 450 o 500, offrendo il doppio della potenza e dotazioni generalmente più ricche; possono anche entrare in competizione con queste, visto che entrambe sono disponibili anche in versione 35 kW per patenti A2.
Saliti in sella (820 mm) si trova un assetto piuttosto puntato in avanti, con un manubrio largo montato a filo piastra (quest’ultima fusa, ma abbondantemente scaricata) e pedane sotto il piano sella. Il TFT da 7” è luminoso, anche se le cifre del contagiri sono decisamente piccole e la leggibilità nel complesso potrebbe essere migliore. Non ci sono piaciuti molto i due blocchetti elettrici, entrambi con una rotella di selezione che durante la guida richiede una certa attenzione per essere azionata. Curati gli assemblaggi, ma la qualità delle plastiche appare inferiore a quella della migliore concorrenza. Nel complesso, comunque, la situazione è buona e ci si sente su una bella sportiva senza rinunce.
La posizione in sella può ricordare una Aprilia o una Ducati, piuttosto puntata in avanti ma con le pedane un po’ avanzate se si vuole guidare sportivamente e il cupolino molto basso, anche lui un po’ vecchio stile, prima che i plexi crescessero per motivi di penetrazione aerodinamica e di comfort. Il feeling restituito da cambio e acceleratore è un po’ filtrato, un po’ “gommoso”, e l’elettronica è piuttosto basilare: le mappe E ed S si traducono più o meno in “leggero on-off” e “marcato on-off”, e anche il controllo di trazione è schematico nell’intervento. Bene il TPMS, utile anche a segnalare quando le gomme non sono in temperatura, le manopole riscaldate e le porte USB a ricarica rapida, così come le telecamere facili da impostare e nitide nella resa.
Alla guida: ottimo bilanciamento, motore “insolito”
La guida della ZT703-RR è molto naturale: la distribuzione dei pesi è corretta, i cambi di direzione non sono fulminei ma la direzionalità è ottima, il che rende la moto intuitiva, un po’ come la sorella adventure. E nonostante le differenze nella linea di aspirazione e scarico, nel profilo delle camme e nell’elettronica, anche in questa declinazione il triple cinese resta caratterizzato più da una grande elasticità che dalla propensione a prendere giri; scende tranquillamente sotto i 50 km/h in sesta marcia e riprende fluido, pur con un sensibile “scalino” attorno ai 3.800-4.000 giri. Rispetto alla ZT-703F, è però sicuramente più dotato di allungo: dopo una minima esitazione supera i 10.000 e punta deciso verso i 12.000, oltre la zona rossa a 11.000. La velocità massima dichiarata di 257 km/h pare ottimistica (lo verificheremo quanto prima a Vairano), ma senz’altro i 240 indicati si superano agevolmente.
Sempre piacevole su strada, questo tre cilindri ha un rumore di scarico e un feeling molto regolari, quasi da 4 in linea; non vibra tanto (un po' solo al manubrio) e ha un bel tiro in tutti i rapporti; è comunque "strano" perché non riesci a dargli una potenza, eroga in modo diverso dagli altri motori: se vai a spasso senti di avere tanta riserva di potenza, ma se spalanchi il gas per un sorpasso non è particolarmente pronto, e per una sportiva è un po’ lento a cambiare di regime. Non sembra tanto una questione di inerzie ma piuttosto una gestione prudente dell’alimentazione, oltre a una rapportatura senz’altro lunga: abbiamo letto 97 km/h in prima marcia. Sta di fatto che se si spalanca il gas per un sorpasso, il 3 cilindri Zontes non è particolarmente pronto; l’altro triple cinese che abbiamo provato quest’anno, il CFMOTO, sembra più “cattivo”.
In compenso il motore Zontes non è in assoluto mai rabbioso, anzi piuttosto dolce: guidato in souplesse sa regalare come sulla ZT703-F velocità di trasferimento assolutamente notevoli, girando sempre in scioltezza e spingendo il giusto. Parliamo comunque di una moto da un centinaio di cavalli, che su strada sono come sappiamo largamente sufficienti per divertirsi; per quanto riguarda la pista, abbiamo a breve appuntamento con il nostro tracciato di Vairano, e potremo darvi un resoconto più preciso.
Elettronica così così
Qui ci occupiamo soprattutto del comportamento su strada, e a questo proposito citiamo per dovere di cronaca l’accoglienza per l’eventuale passeggero: più da sportiva vera che da sportiva media, con una sella molto rialzata, molto ridotta, pedane vicine e soltanto il cinghietto come appiglio. Già salire non è facile se non si è di gamba lunga, poi è questione di quanto affetto si prova per chi guida.
Il comfort per il pilota è comunque relativamente buono: poche le vibrazioni, discreta la sella, non eccessivo il carico sui polsi. Le pedane avanzate portano a guidare un po’ più eretti che su una race replica, mentre il cupolino basso scarica praticamente solo la zona centrale del busto, lasciando esposte testa e spalle; ciò non toglie che le velocità autostradali si possano tenere molto a lungo, col motore che frulla a 6.000 giri e tanto margine. L’unico limite viene dall’autonomia concessa dai 16 litri del serbatoio: con consumi medi rilevati di 17,5 km/l, che scendono a 16 km/l in autostrada, bisogna fermarsi mediamente ogni 250 km.
Nessuna sorpresa dal comparto sospensioni, sostenute nella taratura ma in assoluto non male come comfort, e da quello frenante dove l’impianto Brembo si conferma decisamente potente. Meno a punto l'ABS, che nelle frenate più decise può arrivare a bloccaggio per un istante come gli ABS multimappa tarati per uso pista. Anche il traction non è impeccabile, del resto senza RBW e IMU fa quello che può. Abbiamo trovato molto buono il funzionamento del quickshifter, che ha però una taratura più turistica che sportiva: accetta le cambiate anche a basso regime ed è dolce nell’accompagnare l’innesto, ma il tempo di interruzione si rivela un po’ lungo quando si cerca la guida sportiva, e il motore scende tanto di regime. Sempre nella guida sportiva, anche la frizione antisaltellamento può lasciarsi scappare il posteriore nelle scalate più aggressive.
Conclusioni
Questa ZT703-RR è una moto originale nella linea e con una sua personalità, con una costruzione curata e un motore godibile su strada, dove sa regalare una bella guida: molto rotonda in piega, segue bene i comandi ed è decisamente stabile in velocità. Considerate anche le quote ciclistiche, il misto veloce è senz’altro il suo regno.
Per essere la prima incursione di Zontes nel campo delle sportive medie, la ZT703-RR è decisamente riuscita. Ha una bella linea e ottime dotazioni, ma è anche ben armonizzata, quanto meno dal punto di vista ciclistico, dove ci è piaciuto. Molto bella a passeggio, mostra qualche limite nell’uso più veloce, ma potrebbe riservare sorprese tra i cordoli, dove la porteremo presto.












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