Quotazioni moto&scooter

Cerca

Seguici con

Moto & Scooter

Il futuro della Mondial

il 30/03/2005 in Moto & Scooter

Alan Cathcart ha intervistato Andrew Wright, l’uomo che ha ripreso le redini dello storico marchio e promette un ritorno in grande stile. Con una quattro ed una cinque cilindri, ma soprattutto con un’industrializzazione molto razionale

Il futuro della Mondial
Andrew Wright (nella foto accanto)

Alan Cathcart ha intervistato Andrew Wright, l?uomo che ha ripreso le redini dello storico marchio e promette un ritorno in grande stile. Con una quattro ed una cinque cilindri, ma soprattutto con un?industrializzazione molto razionale
di Alan Cathcart


Un?altra delle leggende perdute d?Italia potrebbe tornare alla vita, dopo un promettente avvio quattro anni fa, conclusosi con un lungo pitstop per rinvigorire entusiasmi e finanze.


L?azienda è la Mondial, il cui recente revival l?ha vista passare attraverso più proprietà di quanto non abbiano fatto la Norton o la Indian in un analogo lasso di tempo. Ma, probabilmente, la soap opera del trionfale marchio italiano potrebbe ancora avere una conclusione positiva. Il motivo sta nelle parole dell?uomo incaricato di riprendere il comando dell?azienda, con l?obiettivo di un futuro successo commerciale: il 55enne anglo americano Andrew Wright.
Prima, però, in breve, la storia. Innanzi tutto, i diritti del marchio furono acquistati nel 1999 dall?aristocratica famiglia Boselli (che fondò l?azienda prima della Seconda Guerra Mondiale, e la portò alla conquista di dieci Campionati Mondiali GP) da Roberto Ziletti, un pezzo grosso dell?editoria Bresciana il cui Lastra Group lo scorso anno ha avuto un giro d?affari di 500 milioni di Euro. Grande appassionato di motociclismo, con un passato da pilota di motocross da giovane prima di dedicarsi alla carriera affaristica, Ziletti aveva coltivato a lungo il sogno di possedere una propria casa motociclistica, meglio se una dalla gloriosa tradizione: ecco perché la Mondial.
Nove mesi dopo, nel 2000, Ziletti siglò un accordo con la Honda per la fornitura dei motori della VTR 1000 SP-1 per equipaggiare il primo modello Mondial, la bicilindrica Piega Superbike. L?accordo con la Honda rappresentava la prima volta in assoluto che il gigante giapponese accettava di fornire propulsori propri per l?installazione su modelli di altre marche, e rappresentava ?conferma il presidente di Honda Europa, Silvio Manicardi- il pagamento di un debito d?onore contratto nel lontano 1957, quando Soichiro Honda fu tanto sfacciato da chiedere al Conte Boselli di vendergli una delle GP con cui la Mondial aveva appena conquistato entrambi i titoli mondiali di 125 e 250, così da poter studiare la tecnologia europea contro cui la Honda si sarebbe confrontata a partire dal debutto nei GP, nel 1959, al TT dell?Isola di Man.
Il nobiluomo italiano accettò ?la Mondial è a tutt?oggi la prima moto esposta nella Honda Collection Hall di Motegi- e così quando la Mondial chiese che le fosse restituito il favore con la fornitura dei motori per la Piega, i vertici capirono che non potevano rifiutare!
La Piega debuttò alla gara del Mondiale SBK di Valencia, nel Marzo 2001, ed un anno dopo la produzione era pronta per essere testata dalla stampa mondiale. La resurrezione della Mondial sembrava certa, ma la Casa non consegnò la prima moto prima di novembre, costruendone altre 22 entro la fine dell?anno. Questo ritardo fu dovuto al fatto che Ziletti aveva deciso di costruire una sede di 2000 mq ad Arcore: ma anche dopo che questa fu ultimata, e a dispetto del gran numero di ordini giunti da tutto il mondo, la produzione della Piega languiva ancora a causa di una organizzazione abbandonata in uno stato di caos nonostante la ben equipaggiata nuova sede, con un risultato totale di solo 76 Piega costruite in tutto. Questo in luogo delle 325 unità previste per il solo 2003, con le 750 pianificate per l?anno successivo, con il lancio della versione Nuda disegnata dalla Boxer Design (del guru del design francese Thierry Henriette), che debuttò al salone di Milano del 2003 ma non è ancora andata in produzione.

Le difficoltà della Mondial coincisero con l?acquisizione della Lastra da parte della divisione mondiale grafica della Mitsubishi, che lasciò a Roberto Ziletti poco tempo da dedicare a risolvere i problemi della Mondial: così, dopo aver investito oltre 11 milioni di Euro nell?azienda e dopo un fallito tentativo di darla in affitto ad una società svizzera, fu costretto ad uscire dal suo neo-rinato marchio motociclistico. A luglio 2004 la sede di Arcore fu congelata, mettendo l?azienda nelle mani del tribunale fallimentare di Monza, con circa 35 Piega ferme in vari stadi di montaggio. Dopo aver promesso tanto, la Mondial si tirava indietro, e la frustrazione dei tanti in tutto il mondo che erano stati rapiti dal carattere della Piega, che mescolava l?ingegneria Honda allo stile italiano trovò rapido sfogo.

Entra , anglo-americano di 55 anni, imprenditore ed ex pilota Ducati Superbike, il cui impero automobilistico con sede a Valdosa (Georgia) include una specializzazione particolare sui veicoli Mercedes-Benz, così come il suo negozio di accessori aftermarket Super Bike Racing, che esporta in tutto il mondo. Di madre italiana, Wright era già stato introdotto alla cultura motociclistica della Penisola, ed avendo speso molto tempo a contatto con la Ducati trattando l’uso di ruote Dymag quando era socio paritario del costruttore inglese di cerchi, era già in confidenza con gli arcani misteri dell’industria italiana…
Lasciamo che sia lui a raccontare la storia e a fornire una dettagliata descrizione delle possibilità della Mondial di combattere nel suo ritorno all’attività nei prossimi mesi.

- Andrew, come è possibile che un inglese sia finito a possedere uno dei marchi più storici d’Italia?
“Nel settembre 2002 venni contattato dall’importatore americano per la Mondial, ma lo misi da parte per correttezza con un altro marchio con cui allora avevo un contratto per la distribuzione negli USA. Quando finalmente questo accordo fu concluso, a Maggio 2004 andai a vedere le Mondial, e tornai con un quantitativo da iniziare a vendere negli USA. Ma non avevo mai sentito prima nulla su di loro, ed un mese dopo scoprii che l’azienda era stata messa in liquidazione: sembrava curioso, perché avevo visto i libri degli ordini e sapevo che cerano molti clienti in attesa delle moto, e c’erano unità in produzione, più una serie di motori Honda già arrivati. Che succede? Credevo che Mondial avesse un buon prodotto, desiderabile soprattutto grazie all’accordo con la Honda, e con la Nuda che aspettava la produzione, secondo quella che era stata l’acclamazione al Salone di Milano l’anno precedente: specialmente perché la Honda non aveva fatto sorprendentemente nemmeno una moto del genere, nonostante il boom registrato da quel settore in tutto il mondo. Sembrava un’azienda che non avesse motivi di andare in crisi, e anzi un serio potenziale, se provvista di qualcuno in grado di sfruttarlo. E quel qualcuno avrei potuto essere io.”


- All’epoca avevi incontrato Roberto Ziletti?
“No, ma il passo successivo fu recarmi a Brescia per passare tre giorni con lui, per capire cos’era accaduto. Roberto era ancora molto coinvolto dalla rinascita della Mondial, ma fondamentalmente il problema era che aveva creato l’azienda quando era ancora vivo suo padre, scomparso tristemente proprio mentre la Mondial stavo prendendo forma. Questo lasciò Roberto completamente impegnato dall’azienda di famiglia, la Lastra, proprio mentre essa stava svoltando verso l’acquisizione da parte della Mitsubishi. Questo significava che lui non aveva letteralmente più un attimo per pensare alla Mondial: e il personale che aveva destinato a condurre l’azienda, francamente non ne era in grado. Erano davvero incompetenti, e lo lasciarono nel peggiore dei modi nonostante non ci fossero ristrettezze economiche con cui fare i conti. Guardai la Mondial per capire se era in grado di continuare, e conclusi che con quella conformazione non lo era: i prezzi erano troppo alti, non aveva una propria rete distributiva, l’organizzazione aziendale era troppo povera, e la produzione non era serrata. Ma ero convinto che il prodotto fosse molto buono, che aveva solo bisogno di essere costruito come si deve e professionalmente commercializzato, specialmente vista la lunga e vittoriosa storia della Mondial. Trascorsi ancora del tempo col Conte Boselli, il figlio del proprietario, ed il suo maggiore interesse era ed è che la Mondial sopravviva, piuttosto che venga liquidata e scompaia per sempre. Credo che lui capisse che avevo in mente di rilanciare il nome Mondial, e portarlo ad un nuovo livello, così riuscii a farmi cedere i diritti per il marchio per trent’anni, con un’opzione rinnovabile. Su queste basi e con il supporto della famiglia Boselli, decisi di fare un offerta al liquidatore nello scorso settembre, che fosse realistica e basata su un piano commerciale solido: e sono felice di dire che la mia fu l’unica proposta accettata delle tre che ricevette, sebbene non fosse apparentemente molto generosa in termini economici. Questo perché la mia offerta era strutturata per rilanciare l’azienda secondo un linee commerciali prestabilite, per riavviare la produzione, e consegnare ciò che si poteva, avviando le motociclette ad una vera rete di distribuzione ai clienti di tutto il mondo. Il 28 febbraio il tribunale fallimentare ha firmato i documenti confermando che la mia azienda, Super Bike Racing, è la nuova proprietaria della Mondial SPA.”

- Visto che è un dato di interesse pubblico, quanto hai pagato per questi diritti?
“Per ora non posso rivelarlo, ma sarò lieto di farlo appena potrò. Ma confermo che sono il nuovo proprietario del marchio Mondial, della fabbrica di Arcore e di ciò che contiene, compresi i diritti progettuali sia sulla Piega che sui prototipi Nuda e Strafighter.”

- Quanto investirete nella Mondial nel corso dei prossimi tre anni, comprendendo i costi di acquisizione?
“Abbiamo abbastanza finanze per provvedere alla crescita ed al funzionamento della Mondial nei prossimi cinque anni, non tre. Siamo adeguatamente finanziati, tutto qui.”

- Parte di questi finanziamenti provengono da un precedente proprietario, come Roberto Ziletti, per esempio?
“Assolutamente no: abbiamo voltato una pagina tutta nuova nella storia dell’azienda.”

- OK. Ma non correte gli stessi rischi dei tanti imprenditori che vogliono riportare in vita marchi illustri, lasciando che il cuore governi la testa? Un’azienda piccola come la Mondial è realmente capace di sopravvivere nel mercato di oggi?
“Può farlo, premesso che i prodotti siano desiderabili, unici e venduti al giusto prezzo: così, credo che la Piega abbia il potenziale, e specialmente la Nuda, che può veramente rimettere in gioco la Mondial. Soprattutto ho investito nell’azienda, sono arrivato a credere che il suo potenziale si estremamente vincente. Prendi il primo problema, il prezzo. Ho completamente rivisto i costi di produzione della Piega, e sulla base di questi nuovi accordi possiamo tagliare i costi di produzione di non meno del 40%: il management di Ziletti non aveva solo le matite spuntate, ma faceva i conti usando le dita! Questo senza alterare in alcun modo la qualità del prodotto, tenendolo allo stesso livello, con componenti dello stesso calibro, solo negoziando i prezzi e facendo meglio i conti.
Poi ho pensato alla Nuda, che è nata morta, da quando è stata lanciata a Milano 2003. Facendo i conti, mi sono convinto che sia una moto fantastica che potrebbe essere proposta davvero ad un buon prezzo, sebbene esso debba ancora essere definito: avrà un impatto concreto sul mercato.
Gli ingredienti perché la Mondial faccia bene ci sono tutti.”

- Continuerete a vendere la Piega proprio come quando fu lanciata nel 2002, solo aggiungendo la Nuda come sua versione streetfighter, come fa la MV Agusta con la F4 e la Brutale?
“No: abbiamo bisogno di una gamma maggiore di prodotti. La Nuda è una grande idea, e Thierry Henriette di Boxer Design fece un lavoro brillante creandola: ma c’è bisogno che alcuni dettagli cambino, prima che possa entrare in produzione. Ho trascorso tre giorni con Thierry a Toulouse mettendoli a punto, e abbiamo cambiato il gruppo ottico anteriore per evitare che sembrasse così elaborato, più è stata rimossa la strumentazione Honda a vantaggio di un pannello artigianale, la sospensione posteriore è stata riposizionata, abbiamo bisogno di specchi più grandi: tutti dettagli minori. Non produrremo la Starfighter, che venne lanciata parallelamente: personalmente la trovo grottesca, ma a parte questo non abbiamo avuto riscontri positivi dal mercato, così la accantoneremo. Non è come dovrebbe essere una Mondial: mentre la Nuda è centrata. Sarà anche abbordabile, più che secondo la precedente idea di prezzo prevista. Pensiamo di venderla a 13.500 dollari negli USA, e a 9.250 Euro in Europa: sono tutti prezzi franco fabbrica, ovviamente. E’ nostra intenzione essere competitivi sia nel prezzo che nelle prestazioni e nel paragone con ciò che c’è già sul mercato, ma senza compromettere qualità ed attenzione al dettaglio.
La Piega subirà una rivisitazione maggiore, per rinfrescare ed accrescere il suo gradimento, ma sempre con lo stesso telaio tubolare in acciaio. Ma d’ora in poi userà il bicilindrico Honda VTR SP-2, lo stesso con cui Edwards vinse il Mondiale Superbike, piuttosto che il più vecchio SP-1 con cui era stata equipaggiata la Piega esistente: esso sarà usato sulla Nuda, finché non avremo esaurito lo stock di circa 250 motori che abbiamo. Poi useremo il motore SP-2, ma il prezzo dovrà crescere un po’. Ho rinnovato l’accordo tra Mondial e Honda, molto disponibile nei nostri confronti, ora che vedono che l’azienda sarà guidata come si deve, ed il contratto attuale è valido fino al 2008.
Ma innanzi tutto abbiamo bisogno di un modello di accesso più abbordabile, la Piega Strada, in vendita da 18.500 dollari negli USA o 16.797 dollari in Europa, per competere davvero con i nostri rivali su mercato. La Strada sarà disponibile solo in rosso, ed avrà il serbatoio in lamiera o resina, piuttosto che quello attuale, in alluminio, più un forcellone in alluminio GP Style dell’ultima generazione, e sebbene conserverà il mono Ohlins al retrotreno, non avrà la forcella Ohlins: ma un’ottima forcella rovesciata italiana. Molti componenti in lega saranno realizzati in fusione piuttosto che dal pieno, e le sovrastrutture saranno in resina piuttosto che in fibra di carbonio, oltre al fatto che saranno ampiamente riviste, con una nuova carenatura che incorpora una grande V sul parabrezza, ed un doppio gruppo ottico in luogo di quello singolo attuale. Queste rivisitazioni le sta facendo Thierry Henriette, che sarà usato per tutto il nostro design in futuro: la magnifica Boxer VB1 che fece qualche anno fa per il motore Voxan non ha niente da invidiare a molte splendide moto in commercio, e in più essendo stato anche lui un produttore in piccoli numeri, comprende esattamente i passi che deve fare un’azienda come Mondial. Sono molto lieto di lavorare così a stretto contatto con lui.”

- Ci saranno altre versioni della Piega con lo stesso restyling della Boxer Design?
“Certamente. Stiamo lavorando alla Piega 2, e questa avrà un allestimento Evo che sarà il top della gamma Mondial, al livello della 999R e della MV Ago. Tutti questi modelli sfruttano componenti ricavati dal pieno, forcella Ohlins, carene in fibra di carbonio e serbatoio in alluminio, mentre la Evo avrà frizione a secco, un complesso impianto di scarico ed un motore ad alte prestazioni in grado di erogare circa 150 cv, con una maggiore compressione, differenti alberi a camme e forse valvole maggiorate in una nuova testa: molto del lavoro fu fatto durante la proprietà Ziletti, anche se essi non si organizzarono mai per utilizzarlo! Crediamo che il sistema di gestione del motore è il cuore della motocicletta moderna, quanto il motore stesso, così avremo una centralina dedicata e personalizzata per i modelli Mondial, già sviluppata specificamente per noi da una piccolo ma molto avanzato specialista italiano. La Piega 2 sarà venduta in due colori: la tradizionale livrea Mondial Blu e Argento ed una gialla e argento, e sarà venduta a 22.000 dollari in USA e circa 20.000 Euro in Europa, mentre la Evo costerà 29.000 dollari, ma ancora non abbiamo stabilito il prezzo per l’Europa.”


- Credi che Mondial userà indefinitamente motori Honda?
“Fino almeno al 2008 si, sulla Piega e sulla Nuda: ma abbiamo pianificato il lancio di una nuova gamma nel 2007 che sarà spinta da un V5 da 990cc. Sarà una moto molto costosa, molto bella, molto particolare e molto veloce che porterà il nome Mondial, che avrà il meglio di tutto e stabilirà nuovi standard per il mondo delle sportive stradali.”

- E’ un V5 che state realizzando da voi, o una versione di un motore esistente da MotoGP che sarà adattata per l’utilizzo su una stradale Mondial?
“Esiste già, e sarà adattato per le nostre esigenze.”

- Beh, si presume che non sarà una versione stradale della Honda RC211V, perché è difficile immaginare che la Honda ve lo lascerà fare prima ancora di farlo lei –se lo faranno- e dunque resta solo il motore Proton V5 con cui il team inglese di Kenny Roberts gareggiò nel 2004 in MotoGP! E’ quello, soprattutto dal momento che è stato rimpiazzato dal V4 KTM per la MotoGP?
“Mi dispiace ma non ho la libertà per dire altro attualmente: ma tutto sarà svelato alla fine di quest’anno.”

- Ancora, sembra che Mondial abbia un futuro eccitante. Come sarà ristrutturata l’azienda, e quando pensate di riprendere la produzione?
“Da non italiano non familiare con il modo di operare locale, ho deciso che la cosa migliore fosse importare una struttura aziendale con cui ho familiarità, così la Mondial sarà un’azienda posizionata in Italia ma svilupperà tecniche aziendali americane e giapponesi attraverso consulenti di grande esperienza, che ho già chiamato chiedendogli di venire ad aiutarmi a condurre la Mondial. Questo funziona perfettamente nelle altre industrie, perché non dovrebbe essere così anche con le moto?
Impiegheremo tre mesi a ristrutturare completamente l’azienda e rimetteremo tutto a posto, prima di essere pronti ad avviare la produzione ed iniziare le vendite. Dobbiamo anche testare intensamente i modelli nuovi e quelli rivisitati, e non abbiamo fretta di ricominciare la produzione finché ciò non sarà fatto. Vogliamo che tutto sia al suo posto, cosicché i clienti possano comprare una Mondial con tranquillità; e dobbiamo fare un gran lavoro per rinvigorire il nostro sito web. C’è molto da fare, ma siamo bramosi di cominciare. Rilanceremo ufficialmente il marchio al Salone di Milano, a novembre, quando avremo in mostra le nostre novità, come il motore V5 ed una versione commemorativa molto speciale della Piega Evo, su cui adesso non voglio svelare nulla.”

- Quali sono le previsioni riguardo le cifre di produzione?
“Molto razionali. Pensiamo di produrre 500 moto nei primi 12 mesi, per la gamma 2006. Crediamo che il 70% della produzione sarà costituito dalla Nuda: non solo per via del prezzo basso, ma perché la categoria delle streetfighter è davvero in espansione, e sappiamo di avere un gran prodotto. Non intendiamo accrescere di molto i volumi di produzione oltre il primo anno: pensiamo a 650 moto nel 2007, e forse 750 l’anno successivo. Ma non possiamo rischiare di sovraprodurre, e non ci inventeremo nulla di nuovo: cercheremo di far fronte alle richieste, insomma. La cosa più importante è capire realmente cosa cerca la clientela, ed andarle incontro cercando di mantenere la qualità. Non trovo alcun vantaggio nel sovraprodurre un pezzo di prestigio come la Mondial senza dubbio è e continuerà e continuerà ad essere.”

- Ho visitato la fabbrica l’anno scorso, con le ragnatele su una linea di produzione congelata, sembrava ci fossero poche moto quasi finite e qualcuna che era appena cominciata. Le finirete e spedirete per liberare spazio, come hanno fatto i nuovi proprietari della Bimota con le loro bicilindriche con motore Suzuki?
“Abbiamo pensato di farlo, ma alla fine ci abbiamo rinunciato. Le smonteremo e riutilizzeremo le parti di ricambio: sono interessato solo a voltare pagina ed a vendere Mondial nuove, non pezzi vecchi a prezzi stracciati.”

- Quanto si estenderà la vostra catena distributiva, e dove comincerete a vendere prima?
“Credo che tutto il futuro della Mondial dipenda dal successo in Nord America, così è su quello che ci stiamo concentrando. Abbiamo già una rete di venti rivenditori negli USA, e prevediamo di vendere oltre 350 moto all’anno solo lì: le pubblicizzeremo molto, sulle riviste specializzate locali, alle gare AMA Superbike eccetera. Cercheremo di avere la versione USA della Nuda e della Piega, completamente omologate e pronte alla produzione entro settembre di quest’anno.”

- Citare la Superbike AMA ci porta inevitabilmente a una domanda: dal momento che tutto il prestigio della Mondial viene direttamente dai successi nelle competizioni, avete in programma di riportare la Mondial alle gare?
“Assolutamente si, ma non nei GP. La Superbike ha dimostrato di avere un futuro florido, e la questione gomme ha completamente livellato il campo da gioco, cosicché è questa la strada da intraprendere per qualunque produttore che voglia realmente promuovere moto stradali da vendere al pubblico. Abbiamo intenzione di correre il Mondiale Superbike con un team ufficiale, ed abbiamo provvisoriamente stabilito la stagione 2008 come il momento giusto per farlo, almeno come wild card. Sicuramente correremo a tutti gli effetti nel 2009.”

- Lo farete con il bicilindrico esistente, o con la vostra futura V5?
“Non con una bicilindrica.”

- Prevedete una gamma Mondial con motori con un numero di cilindri compreso tra due e cinque: quindi, ad esempio, cercherete di convincere la Honda a fornirvi il suo motore CBR 1000RR per creare una Mondial quattro cilindri?
“No. La Mondial è un marchio che si è sempre distinto dagli altri: vinse delle gare e dei titoli mondiali con dei monocilindrici 4T 125 quando tutti gli altri correvano con il 2T, e fu costantemente all’avanguardia nel design motociclistico, col prototipo desmo, con i freni a disco, col design delle carene eccetera. Mondial deve conservare quell’identità nell’era moderna, ed ogni nuovo modello prodotto da noi dev’essere diverso da ciò che c’è in giro: anche il V5. Così, anche il nostro quattro cilindri in linea: è difficile fare meglio dei giapponesi, comunque. Vogliamo farlo diverso, ma vogliamo anche riuscirci. Stiamo cercando di creare un futuro splendido per la Mondial: abbiamo la gente giusta in squadra, il prodotto giusto ed i mezzi giusti per compiere l’impresa, con i prezzi giusti. Adesso abbiamo bisogno dei clienti giusti!”

Il futuro della Mondial
Chiudi

Per inserire un commento devi essere registrato ed effettuare il login.

ADV