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Allen Ko: "L’elettrico? Entrerà nelle vostre vite come lo smartphone"

di Stefano Borzacchiello il 10/05/2018 in Attualità

Il Presidente della Kymco ha una visione delle cose aperta e innovativa, quella con cui vuole portare in una nuova era la Casa taiwanese

Allen Ko: "L’elettrico? Entrerà nelle vostre vite come lo smartphone"
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Mr Allen KO, il presidente della Kymco, ha scelto di presentare il progetto iONEX con un grande evento trasmesso in live streaming alla vigilia dell’apertura della 45esima edizione del Motorcycle Show di Tokyo. Già questo è un segnale della sua personalità. Il presidente della casa taiwanese, non corrisponde in nulla alla figura del manager asiatico che si è depositata nell’immaginario collettivo. Fisico atletico, altezza ben sopra la media dei taiwanesi, e un’eleganza sobria, “occidentale”, nel vestire, ha un sorriso degno di un attore e un’espressione sempre entusiasta. È un uomo con un forte carisma, che trasmette al tempo stesso autorevolezza e simpatia. Soprattutto, Mr. Ko ha una visione delle cose aperta e innovativa, e il paragone con Steve Jobs non è troppo azzardato. Ingegnere di formazione, ha preso in mano Kymco a fine 2014, e con questa visione vuole portarla in una nuova era.

Ionex, l’elettrico secondo Kymco

In occasione del lancio del progetto iONEX a Tokyo abbiamo avuto modo di conoscerlo e di conversare un po’ con lui. Dopo lo show della presentazione, Mr. Ko ci ha dato appuntamento nel cuore di Tokyo. Lì, in un locale tradizionale, è nata una piacevole conversazione di cui vi riportiamo alcuni passaggi.

Avete presentato un progetto che vuole rivoluzionare lo scenario della mobilità elettrica. Come vede lo sviluppo del settore nei prossimi anni?
“Sono ottimista al riguardo. Noi pensiamo che in capo a tre anni gli scooter elettrici peseranno per il 30% delle nostre vendite, perlomeno sul mercato taiwanese. Per quanto riguarda iONEX, il nostro programma prevede 10 nuovi modelli elettrici e puntiamo a produrre 500.000 di questi mezzi nei prossimi anni”.

Cosa significa per voi oggi iONEX?
“Letteralmente iONEX è la combinazione di iON come batteria agli ioni e di NEX, che sta per New Electric eXperience. In concreto, questo programma per noi significa moltissimo. È una sfida importante, anzi decisiva per il futuro. Abbiamo deciso di lanciare il progetto ora perché volevamo essere pionieri nel settore. Nell’era di internet vince chi arriva per primo, come dimostra il successo di Facebook: se sei il numero due non esisti nemmeno. Lo stesso vale nel mondo dell’elettrico. Certo è sempre possibile che qualcuno ci copi l’idea o che la sviluppi ancora meglio”.

Cosa c’è al centro del progetto iONEX?
“Il sistema ha il suo punto di forza nella semplicità. Ognuno di noi oggi è abituato a ricaricare quasi ogni giorno il proprio smartphone. Lo facciamo tutti, è un gesto automatico. La nostra idea con iONEX è di estendere questa abitudine alla ricarica delle batterie dello scooter. Tutto nel modo più semplice. La batteria è il fulcro intorno a cui ruota tutto il progetto che ha nel sistema di diffusione delle charging station la chiave di volta”.

La curiosità è tanta, ci dobbiamo aspettare sviluppi a EICMA?
“Mostreremo di sicuro qualcosa di nuovo, ma adesso non posso dirvi cosa arriverà in Italia. A Tokyo abbiamo presentato il piccolo scooter Many EV, ma per il vostro mercato arriverà qualcosa di più grande, anche se le batterie saranno le stesse”.

A proposito, all’ultimo EICMA avete presentato due concept molto interessanti, il CV2 e il CV3: a che punto è il loro sviluppo?
“Questi due scooter sono per noi un progetto importante e ambizioso perché vogliono introdurre grandi innovazioni come il sistema di accessori modulari. Al momento posso dire che rispetto a quello che avete visto lo sviluppo sta proseguendo”.

Cosa significa essere un’azienda taiwanese?
“Taiwan è un mercato importante per gli scooter e noi lì abbiamo la percentuale più alta. Da 18 anni il mercato domestico è quello più importante per noi, oggi lì vendiamo mezzo milione di veicoli l’anno (1 milione in tutto il mondo, nda). Conosciamo benissimo le esigenze dei nostri clienti e possiamo dire che siamo orgogliosi del lavoro fatto finora, soprattutto per quanto riguarda il lato tecnologico abbiamo fatto grandi passi avanti”.

In Italia per molti anni Kymco è stata sinonimo di piccoli scooter. Oggi non è più solo così, e nel listino i modelli di media e grande cilindrata occupano sempre più spazio.
“Questo ampliamento della gamma fa parte del nostro percorso di crescita: penso sia un’evoluzione naturale, perché siamo un marchio globale, stiamo crescendo e vogliamo diventare sempre più competitivi; per questo abbiamo investito risorse importanti per arrivare a realizzare un maxiscooter come l’AK 550”.

Con la filiale italiana c’è un rapporto speciale: si può dire che il DNA di alcuni modelli sia italiano?
“Posso dire che c’è una grande sinergia con l’Italia e che il design di molti modelli è stato ideato lavorando con la filiale italiana. Da loro riceviamo molto supporto anche per quello che riguarda lo sviluppo dei diversi modelli come nel caso dell’AK 550. Il loro contributo è prezioso, e ci è utile anche per l’evoluzione di alcuni scooter che da voi non arrivano”.

Nel futuro di Kymco ci sarà più spazio anche per le moto?
“Ci stiamo lavorando e abbiamo iniziato già un progetto. Vogliamo realizzare una nuova moto con un DNA speciale: deve essere unica e diversa da tutte le altre, sarebbe inutile avere una moto simile ad altre e solo con il nostro marchio. Lo sviluppo di uno scooter è trainato dalla funzionalità, ma quando si costruisce una moto bisogna riuscire a suscitare emozioni: non è facile, ma ci riusciremo. E in futuro, chissà, magari affronteremo anche le gare. Mi piacciono le sfide”.

Come quella rappresentata dallo “scooter connesso”.
“Volevo che la nostra azienda fosse identificata come qualcosa di più di un produttore di scooter. Volevo essere riconosciuto per qualcosa di speciale, e mi sono chiesto cosa avrei potuto fare. Così prima abbiamo presentato Noodoe e l’abbiamo integrata nell’AK550, che oggi fa vedere tutte le nostre potenzialità. Oggi la sua maturità è tale che questa applicazione integra anche il navigatore. Nel passato abbiamo seguito una filosofia diversa, quella di fare prodotti simili a quelli delle Case costruttrici più famose al mondo; pensavamo che fare cose diverse sarebbe stato troppo rischioso. Poi però ci siamo accorti che nel lungo periodo questo non ripaga, perché se tu fai qualcosa di simile a un grande costruttore alla fine ci perdi, dato che i grossi brand hanno enormi economie di scala. Così ho capito che la strada da seguire era quella opposta. Il nostro obiettivo è che la gente parli di noi come quelli che hanno la migliore tecnologia, non perché facciamo dei modelli simili ad altri già esistenti”.

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