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Suzuki SV650: ritorno alle origini

di Alessandro Codognesi il 04/03/2016 in Anteprime

Suzuki rilancia la fortunata sigla SV. Confermate le linee guida che ne hanno decretato il successo: facilità di guida, motore brillante, buona qualità costruttiva. In vendita, omologata Euro4, a partire da 6.690 euro chiavi in mano

Suzuki SV650: ritorno alle origini
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La Suzuki SV650 è sempre stata una moto di sostanza ed è questo il segreto del suo successo duraturo: fin dalla prima edizione del 1999, ha regalato una guida tutta d'un pezzo confezionata in un pacchetto affidabile e dal prezzo invitante.

Il look è sempre stato classico, niente azzardi, ma nella tecnica non sono mancate nel tempo primizie come il telaio in alluminio e il bicilindrico a V di 90° (con la sua erogazione più corposa). Avanti veloce di qualche anno, il 2016 vede il ritorno di questa gloriosa sigla che ha fatto migliaia di felici possessori. Le novità non stravolgono il progetto, e dopotutto perché farlo? Squadra che vince non si cambia, lo sanno anche i matusa.
Rispetto alla Suzuki Gladius, che la Suzuki SV650 va a sostituire, si è cercato di ridurre il peso e accrescere la verve del motore. Per raggiungere quest'ultimo obiettivo, le modifiche apportate al bicilindrico da 645 cc a doppia candela sono state tante, tra cui nuovi pistoni, un diverso rivestimento dei cilindri, iniettori a 10 fori, un radiatore più largo di 20 mm, un airbox completamente ridisegnato per migliorare la potenza agli alti regimi e un inedito scarico, che contribuisce anch'esso a rendere il V-Twin di Hamamatsu Euro4. Ora la potenza massima è di 76 CV (contro i 72 della Gladius), la più alta della categoria. Non solo: scendono anche i consumi, che Suzuki dichiara di 26 km/litro nel ciclo combinato.

Per ridurre il peso, invece, si è lavorato su più fronti: lo scarico, l'ABS (sempre Nissin, ma più leggero ed evoluto) le sovrastrutture, così da guadagnare 8 kg in totale, con l'ago della bilancia che ora si ferma a 197 kg dichiarati in ordine di marcia. Di conseguenza, le sospensioni sono state riviste nella taratura (la forcella però ora è priva della regolazione del precarico molla), così come il telaio conferma la configurazione a traliccio in tubi di acciaio (l'alluminio è sparito con l’arrivo della Gladius).

A cambiare semmai è il serbatoio, smagrito nella zona centrale di 65 mm per permettere anche ai meno dotati di toccare terra con sicurezza. Stesso trattamento per la sella, più stretta di 30 mm e a 785 mm da terra. Cambiano poi le pedane, dal taglio sportivo, entrambe in alluminio e separate tra loro. La strumentazione, invece, arriva dalla sportiva GSX-S1000, priva dell'indicatore delle mappe motore perché qui non presenti.

Novità della nuova SV650 sono sicuramente il Low RPM Assist che, grazie a dei sensori, aiuta nella fase di rilascio della frizione a non far spegnere la moto alzando il regime del motore, un sistema particolarmente gradito a chi inizia. Ci sono poi il sistema ISC (Idle Speed Control) che migliora l'avviamento a freddo e l'Easy Start System per avviare il motore con un solo click del pulsante (in sostanza, lo stesso sistema "push start" delle auto).

Il codino, più filante, sfoggia un nuovo gruppo ottico a led con funzione combinata di luce e stop, e le ruote ora sono in lega a cinque razze. Quattro le colorazioni disponibili, a partire dalla Matt Black (6.690 euro c.i.m.), per passare alle versioni bianca, rosso o blu con banda sul serbatoio (100 euro in più). Vi è anche una discreta lista di accessori ufficiali da cui poter pescare un po' di tutto, dalle borse fino all'immancabile scarico Yoshimura.

Per i giapponesi l'eccesso non è mai una buona strada. Ecco perché quando ci si avvicina alla nuova Suzuki SV650 si ha la sensazione di chiacchierare con una ex rimasta in buoni rapporti. Niente spigoli vivi, tante curve più o meno accentuate e un'attenzione alla manifattura elevata: non è cambiata poi molto, negli anni. Cablaggi scoperti o fronzoli inutili, qui, semplicemente non esistono.

Quello che piace, poi, è che la sostanza c'è anche una volta accomodati. La vita a bordo è confortevole, i comandi sono intuitivi e morbidi, la posizione delle braccia è naturale e leggermente caricata, le pedane si trovano agilmente e la sella è realmente rasoterra. Forse anche troppo: se si supera il metro e ottanta, ci si ritrova con le gambe raccolte. Un limite che caratterizza la maggior parte delle "medie" giapponesi. Una sella optional più alta aiuterebbe. A parte questo, con lei è facile trottare per le vie della città, il motore risponde pronto ma senza sorprese, non vibra, e con lo sterzo si può fare girotondo in un fazzoletto. A guardarsi riflessi nelle vetrine, poi, si prova anche un certo gusto.

Ma è nella guida brillante che la piccola Suzuki sorprende. Il V-Twin semplicemente adora frullare: offre una coppia ben spalmata lungo tutto l'arco di erogazione, ancora di più rispetto al precedente modello, ma farlo cantare agli alti regimi è comunque decisamente gustoso. È un genere di potenza che non mette in difficoltà nessuno e che tuttavia basta e avanza per qualsiasi cosa. Motivo per cui la presenza di un controllo di trazione sarebbe ridondante.

In curva la SV650 non delude: divora i "pif paf" con la sola forza del pensiero, per poi chiudere la traiettoria con altrettanta scioltezza. Come è giusto che sia, le sospensioni non offrono il sostegno di una moto sportiva, in particolare la forcella, un po' cedevole. Ma poco importa: con lei si possono infilare una serie di tornanti senza fatica, potendo contare su un pacchetto meccanico valido.

Un appunto va alla frenata: il feeling alla leva è ottimo, semplicemente l'anteriore manca di potenza quando si vorrebbe rallentare in pochi metri. L'ABS invece funziona a meraviglia, intervenendo puntuale e senza allungare molto la frenata.
A fine prova, squadrandola, siamo proprio convinti che la SV650 sia un prodotto ben fatto.

Completa, intuitiva per chi muove i primi passi su una moto vera e al tempo stesso capace di regalare tonnellate di sorrisi su un bel percorso misto. Aggiungeteci qualche accessorio da turismo e avrete una piccola, affidabile globetrotter. Infine il prezzo, di sicuro appeal, tra l'altro 100 euro in meno della Gladius ABS.

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