Se all'ultimo EICMA c'è stato un veicolo che ha davvero stupito tutti, l'autentica proposta fuori dal coro, è stato l'Italjet Dragster 500 GP. Dopo aver rilanciato l'icona degli Anni 90, quello con la sospensione anteriore monobraccio, reinterpretandolo in chiave moderna, l'azienda emiliana ha davvero esagerato, presentando un maxi Dragster da far girare la testa. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Massimo Tartarini, numero uno di Italjet.

Tartarini, non c'è che dire: il Dragster 500 GP ha fatto centro.

"Quello che abbiamo presentato in EICMA è un prototipo, ma abbiamo già avuto tantissime richieste. Pensi che in molti ci hanno chiesto di aprire una lista di prenotazione, perchyé volevano mettersi in fila. E oltre alla risposta del pubblico, mi ha colpito anche quella delle aziende moto: al nostro stand c'era la fila di ingegneri e designer della concorrenza che lo fotografavano..." 

Raffreddiamo i bollenti spiriti: quando lo vedremo nelle concessionarie?

"L'obiettivo è arrivare nel primo semestre del 2024. Adesso dobbiamo fare i necessari aggiustamenti per trasformare il prototipo in un prodotto di serie. La marmitta, ad esempio, sarà spostata leggermente più indietro. E poi faremo modifiche alla piastra di sterzo, mentre il TFT definitivo sarà più grande di quello visto finora. Ma nel complesso la struttura c'è. Sarà un maxiscooter premium come nessun altro, con interasse di 1.480 mm, con cambio a sei marce e frizione".

Il prezzo sarà inavvicinabile?

"Direi di no. Vero è che noi puntiamo a una nicchia di pubblico, non a fare i grandi numeri, ma se vedo i prezzi di moltissimi maxiscooter di oggi, per quello che offrono, mi viene da dire che noi non saremo così fuori mercato. Detto questo, l'Italjet Dragster 500 sarà un mezzo premium, nella componentistica come nelle prestazioni, rifinito al di sopra e al di sotto della scocca. Noi lo abbiamo pensato come un veicolo divertente e agile per la città, che trasmettesse alla guida le emozioni di una moto".

A proposito delle componenti, c'è molta Italia qui dentro.

"Innanzitutto il Dragster 500 sarà interamente prodotto e assemblato nei nostro stabilimenti. Come dichiarato, il sistema frenante sarà Brembo e le gomme Pirelli, mentre il motore sarà un monocilindrico Minarelli. E a questo tengo particolarmente: mio padre e Giorgio Minarelli sono nati nello stesso periodo, hanno iniziato a fare impresa a pochi chilometri di distanza l'uno dall'altro. Tra di loro esisteva un rapporto di amicizia nato nel 1960. Per me è un onore proseguire questo rapporto. Tornando ai componenti, credo che anche la forcella sarà fornita da un'altra azienda italiana, ma dobbiamo ancora definire".

A proposito di sospensioni, il monobraccio anteriore non era applicabile anche sul 500?

"Il sistema Sis che abbiamo usato sui Dragster 125 e 200 era concepito per uno scooter con ruote da 11 e 12 pollici e per velocità decisamente più basse. Qui parliamo di una moto con ruote più grandi e che raggiunge i 180 all'ora: la forcella era la soluzione migliore".

Nell'attesa del Dragster 500, il 2023 vedrà il Dragster elettrico.

"Esatto. Nasce sulla base tecnica del Dragster 125-200 e sarà nei concessionari tra aprile e maggio. La batteria, che si potrà ricaricare attraverso la rete domestica, non è removibile ed è stata alloggiata al di sotto dell'ammortizzatore. Anche in questo caso, si differenzierà da tutta la concorrenza per prestazioni: a seconda della mappatura e dello stile di guida, avrà un'autonomia variabile tra 90 e 120 km, mentre la velocità massima sarà superiore ai 130 all'ora".

C'era proprio bisogno di un Dragster elettrico?

"La risposta è sì perché, sui mercati dove siamo più forti e soprattutto in Cina, ce lo chiedono. Nel Far East possedere una targa per far circolare un veicolo endotermico costa molto: parliamo di 8-10mila euro a seconda della municipalità che la emette. Chiaramente l'elettrico rappresenta in quei Paesi una soluzione realmente conveniente".

A proposito di mercati e numeri, quali obiettivi vi ponete?

"Chiudiamo il 2022 con 8mila pezzi venduti, soprattutto grazie all'Estremo oriente, Germania, Inghilterra e Giappone. E coi veicoli in gamma oggi, contiamo di arrivare sui 12-13mila pezzi nel 2023".