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Special: Strong Café 8, l’ottovolante

Testo e foto di Cristiano Morello il 09/12/2015 in Moto & Scooter

Prendi una tranquilla Triumph Bonneville T100, tagliale via un pezzo di telaio, metti un "mono" al posto della coppia di ammortizzatori, pompa il motore... ed ecco una spregiudicata cafe racer d'assalto

Special: Strong Café 8, l’ottovolante
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Bella, aggressiva e snella. Vi presentiamo Strong Café 8, una moto che vi farà innamorare perdutamente per il suo fascino, per quel vestitino elegante che lascia scoperte tutte le grazie e per quel rombo suadente amplificato dai due tubi dritti e paralleli che corrono alti sul suo fianco destro.

Dietro a tutto questo si celano sudore, graffi e calli delle mani esperte dei ragazzi di UK Bike di Torino: Giuseppe - in arte Beppe - e Franco. Ed è proprio nella città dei Savoia che abbiamo deciso di fotografare questo splendore di moto. Piazza Vittorio Emanuele II, tre lati di porticati ed uno aperto sul fiume Po, un colpo d'occhio stupendo in una zona in cui arte e cultura si sposano perfettamente con la mondanità e il rituale dell'aperitivo.

Tutte caratteristiche che ritroviamo condensate proprio nella Strong Café 8, dal look appariscente quanto basta per attirare gli sguardi non solo degli amanti del genere, modificata come solo pochi maestri dell'arte del ferro sanno fare, ideale per feroci smanettate tra le curve. Certo, magari montandogli un paio di "scarpe" scolpite, rispetto alle slick con cui è stata guidata dal proprietario dopo essere stata "rapita" in fretta e furia dall'officina, per scattare il servizio.
Il blocco di "acciaio grezzo" da cui gli artigiani torinesi sono partiti è quello di una Triumph Bonneville T100, nello specifico del 2006: si riconosce a colpo d'occhio dal motore, un bel bicilindrico parallelo dal disegno inconfondibile con quella alettatura fitta per il raffreddamento ancora ad aria.

Dell'originale è rimasto ben poco, giusto il basamento e nient'altro, nemmeno il telaio. Infatti, la Sport Café 8 utilizza una struttura triangolare ricavata dal pieno, che va a stringere frontalmente il propulsore, ora elemento stressato della ciclistica. In pratica, scompare la classica culla in tubi. Soluzione estrema, adottata per rendere la special molto più leggera della T100 originaria. All'avantreno, poi, fanno bella mostra un paio di steli rovesciati - e completamente regolabili - da 43 mm firmati Öhlins, ben stretti nella morsa sicura delle piastre di sterzo ricavate dal pieno: alleggerita quella superiore; a tre viti come sulle supersportive vere, quella inferiore. Spariti i due ammortizzatori al posteriore, sostituiti da un più appariscente mono laterale della Matris, completamente regolabile, anche nell'interasse.

Queste sono le modifiche apportate dalla UK Bike per poter smanettare di gusto nelle "sparate" fuori porta. Ed è per quest'ultimo motivo che Beppe e Franco hanno deciso di mettere mano anche al motore, portato da 865 cc a 904 cc grazie a un kit Wiseco. Testate riviste per migliorare i flussi, aumento del rapporto di compressione e sistema di aspirazione MK3 della British Custom. Un giochino che, a detta dei preparatori, ha fruttato ben 84 CV di potenza massima, contro i 68 della T100.
Di pari passo con l'aumento delle prestazioni (quasi del 25%) è stato stravolto anche l'impianto frenante, che ora gode all'anteriore di una pinza ad attacco radiale a quattro pistoncini della Brembo, abbinato a un disco flottante da 320 mm della Discacciati. Di un nero elegante, invece, i cerchi forgiati della Marchesini, abbinati a delle Pirelli Dragon Slick, non omologate per la strada, ma di grande impatto scenico sulla pedana della vetrina dell'officina.
Al di là degli aspetti puramente tecnici, risulta impossibile rimanere impassibili di fronte ad alcune scelte estreme relative ai componenti e alla loro dislocazione, come ad esempio la risicatissima strumentazione (solo contagiri) della statunitense Autometer, oppure gli indicatori di direzione posteriori incastonati come pietre preziose nei tubi del telaietto reggisella. Di gran classe entrambi i gruppi ottici, da quello anteriore in "Porsche Style", a quello vintage "Texas" che spunta da sotto la coda. E poi le pipette della NGK, la catena, le finiture cromatiche per le sovrastrutture e la viteria della Pro Bolt, tutti in un brillante rosso.

Per finire, uno sguardo al "dietro le quinte" relativo a quel poco di carrozzeria che brilla sulla Sport Café 8. Giusto per scoprire che sui manubri, ricavati dal pieno, ci ha lavorato Stefano, grande amico dei due customizer, mentre il serbatoio, il parafango, il tappo benzina e le fiancatine sono frutto del lavoro certosino degli UK Bike's boys che ci hanno dato dentro sull'alluminio. Lo si riconosce subito, spazzolato e tirato a lucido per risaltare in mezzo al nero e al rosso presenti ovunque, anche sul coprisella passeggero, tondeggiante come si usava anni fa sulle moto sportive. Celato sotto di esso, un bel cuscino non più piatto e liscio come l'originale della T100, ma imbottito con una spugna più sostenuta e rivestito in pelle trapuntata. Per ultime, ma non per questo meno interessanti, le pedane in ergal ricavate dal pieno.

È sempre bello sentire i preparatori raccontarti i "come, quando, dove e perché" che si celano dietro a ogni loro creazione. Ma ancora più appagante è il momento della messa in moto. Una breve pressione sul pulsante magico, seguita da un paio di sgasate come si comandano... Non c'è niente di meglio per sentirsi vivi, con il cuore che pompa adrenalina al ritmo del twin inglese, esaltato dalla voce che fuoriesce dai due lunghi e tenebrosi terminali di scarico realizzati ad hoc dalla Zard, azienda con la quale Beppe e Franco collaborano a stretto contatto da tempo.
Special: Strong Café 8, l’ottovolante
Tra i pregi delle moto di Triumph ne estrapoliamo due, secondo noi importanti: la forte personalità e la naturale predisposizione a vestire, bene, gli abiti più disparati. Qualità che fanno parte soprattutto del dna della Bonneville, base di partenza della bellissima cafe racer di questo servizio.

Nello specifico, l'inglese in questione è una T100 (la più vintage della famiglia) del 2006, una delle ultime versioni dotate di rubinetto per la riserva e di carburatori, abbandonati nel 2008 in favore dell'iniezione elettronica, indispensabile per rientrare nei parametri della Euro3. E pensare che a guardarla la Bonnie T100 trasmette tanta serenità, chi l'avrebbe detto che avrebbe saputo trasformarsi in una cattivona!
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