Attualità
Il paradosso dell'Italia che non può permettersi le moto che costruisce
Chi può comprare le moto italiane sta ormai soprattutto all'estero, e in molti casi preferisce altro; chi le nostre moto le vuole spesso sta in patria, ma non se le può permettere
Fantic in crisi di liquidità, Ducati un po’ appannata nelle vendite, il Gruppo Piaggio col fiato corto: ma come mai in un mercato sostanzialmente sano l’Italia fatica così tanto? Eppure parliamo di aziende che brillano ai livelli più alti dello sport, vincono titoli davanti a concorrenti dieci o cento volte più grandi di loro, sono ammirate in tutto il mondo.
I motivi sono tanti e diversi (il collasso del mondo bici e l'investimento nell'elettrico per Fantic, le preoccupazioni dagli USA per Ducati, la contrazione in India per Piaggio). Ma lasciateci pensare che si è anche un po’ rotto l’incantesimo durato 20 anni per cui tutti, in tutto il mondo, volevano le moto italiane.
Le moto italiane oggi piacciono ancora, certo, ma in una larga parte del pianeta i motociclisti non possono permettersele. Chi se le può permettere, non sempre è interessato. Piacciono ancora nei ricchi Paesi del nord Europa, per fortuna, ma nel resto del mondo va meno bene. Le vorrebbero i giapponesi, ma all'ingresso in Giappone le nostre moto scontano dazi quasi peggiori di quelli di Trump. Che stanno offuscando le prospettive negli USA, senza contare che la cultura MAGA promette di sostenere le Case americane a discapito di tutte le altre. Quanto al mercato cinese, non è mai esploso nelle dimensioni che ci si aspettava, in parte perché i cinesi sono ormai orientati a comprare il made in China, anche per il mercato premium. Chiedere a Porsche e Mercedes per conferma.
Un'Italia sempre più povera
Le nostre moto piacerebbero agli italiani, e anche molto; ma sono diventate troppo costose per loro. Negli ultimi trent'anni, mentre le moto italiane diventavano le più belle e sofisticate del mondo, l’Italia teneva immobili i salari: col risultato che quelle moto, come molte altre cose, sono diventate sempre meno alla portata delle nostre tasche.
Una scelta in larga parte avallata dalla nostra classe politica, che come molte altre nel mondo occidentale ha coltivato l’idea che, con la globalizzazione, il costo di produrre in Italia sarebbe stato accettabile soltanto per consumatori ricchi – americani, tedeschi, giapponesi, australiani, cinesi di successo e, certo, una minor parte della popolazione italiana. Gli altri connazionali? Quelli avrebbero per la maggior parte comprato moto di fascia bassa, probabilmente prodotte altrove.
Gli italiani e le moto italiane: un rapporto da ricostruire
Peccato che le cose non stiano andando in questo modo. In America la moto va sempre meno di moda – ne sanno qualcosa KTM e persino Harley-Davidson – specie se prodotta in Europa, nel qual caso letteralmente "paga dazio"; i cinesi, come dicevamo, sono tendenzialmente un popolo sciovinista, che non vede l’ora di poter comprare un succedaneo cinese dei prodotti esteri che ha sempre ammirato; per cui anche su quel mercato c’è poco da fare affidamento.
Il mercato delle moto premium europee, insomma, non è poi così florido come si pensava. In campo auto, dove gli investimenti sono maggiori e l'industria è più "rigida", questo sta causando grossi grattacapi ai tedeschi, ma anche ai giapponesi. In campo moto, dove il premium siamo soprattutto noi, bisognerebbe muoversi per tempo.
Si inizia infatti a sentir parlare di "stimolo ai consumi", "rilancio del mercato interno", "aumento del potere d'acquisto". Sarebbe, in parole povere, il restituire agli italiani un po' di quella crescita che hanno visto passare, senza poterne godere. I buoi del potere d'acquisto sono usciti da un pezzo dalle stalle tricolori, ma sicuramente stipendi un po' più adeguati al costo della vita darebbero una bella mano alla nostra industria. Che deve senz'altro attrezzarsi per competere a livello globale e anche un po' ripensare la sua offerta; ma che è diventata grande nel mondo soprattutto grazie al traino dei motociclisti italiani, che le hanno consentito di crescere comprando le moto che produceva e vorrebbero tornare a poterlo fare.
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