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Airbag da moto: la guida definitiva

Marco Gentili
di Marco Gentili il 30/01/2023 in Attualità
Airbag da moto: la guida definitiva
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Cos’è, come funziona e come scegliere il dispositivo che protegge in caso di impatti: attenzione alle tipologie in commercio e alle omologazioni

Pur in assenza di dati ufficiali, l’evidenza empirica e il riscontro dei costruttori ci dice che l’airbag da moto è un oggetto sempre più diffuso. Serviranno ancora anni affinché entri a far parte a pieno titolo del guardaroba del motociclista più attento alla propria incolumità, ma è evidente come siano le stesse case a spingere per migliorare la consapevolezza dell’utente. Insomma, l'airbag è il casco del futuro. E le premesse ci sono tutte, anche alla luce della sempre maggiore attenzione alla sicurezza diffusa tra motociclisti e scooteristi. I quali, dovendo lottare con strade in cattive condizioni, traffico veicolare sempre più massiccio e infrastrutture non proprio all’altezza, si tutelano in proprio contro eventuali eventi nefasti.

 

AIRBAG MOTO: PREGI E DIFETTI

Negli ultimi anni la tecnologia degli airbag da moto ha fatto autentici passi da gigante. Facendo un raffronto coi dispositivi in circolazione nel 2018 (cinque anni fa, non certo un’era geologica), il miglioramento è stato evidente. Gli airbag sono sempre più intuitivi, facili da indossare, il loro peso è sempre più contenuto (merito soprattutto della miniaturizzazione dei generatori di gonfiaggio del sacco) e la tecnologia è cresciuta moltissimo. Certo, è un dato di fatto che gli airbag da moto risultino ancora piuttosto invasivi, e nella maggior parte dei casi sono pensati per essere indossati al di sopra di un normale giubbotto protettivo (costituendo quindi uno strato in più indosso al motociclista). 

L’obiezione più logica potrebbe essere: “Allora uso un paraschiena”. Certo, tra avere un paraschiena e non essere dotati di alcuna protezione, c’è una certa differenza. Ma i dati di laboratorio dimostrano chiaramente che la capacità di assorbimento di un urto da parte di un airbag è di circa 8-10 volte superiore a quella di un paraschiena. A livello di capacità protettiva, non c’è paragone tra i due tipi di dispositivo.

 

PERCHE’ FUORI E NON DENTRO?

Perché gli airbag (eccetto alcune tipologie che vedremo dopo) vanno indossati sopra a una giacca da moto? La risposta è semplice: è necessario che il sacco abbia lo spazio per gonfiarsi in caso di impatto o incidente. Se l’airbag fosse indossato al di sotto di una giacca non idonea, il sacco non si espanderebbe correttamente e il suo effetto protettivo ne verrebbe danneggiato.

Esistono però alcuni dispositivi compatibili con alcune giacche prodotte dalle stesse Case (ad esempio, Alpinestars), i quali possono essere indossati sotto alle giacche stesse, a patto che tra l’airbag e il capo di abbigliamento vi sia un margine (o gioco) di circa 5 cm, o una taglia superiore di differenza. In questi casi, il fatto di avere l’airbag sotto non ne inficia il rendimento.

 

MEGLIO ELETTRONICO O MECCANICO?

Mettiamo per una volta il punto a una discussione annosa e in generale dannosa per tutti. È meglio un airbag elettronico o uno ad attivazione meccanica? La risposta è: dipende. Dipende da che cosa si cerca, innanzitutto.

Chiaramente, un dispositivo meccanico ha il vantaggio indubbio di non avere problemi di detection, ossia della capacità del riconoscimento dei vari incidenti. Al contrario – come viene correttamente spiegato in tutti i manuali d’uso, ma spesso viene occultato da chi li vende – i dispositivi elettronici hanno un raggio d’azione ben definito (ad esempio, non si attivano a velocità troppo basse e possono non funzionare in certe dinamiche di impatto). Fatto salvo che la tecnologia e gli algoritmi usati dalle Case stanno facendo passi da gigante, a tendere possiamo dire che anche l’elettronico arriverà a pareggiare con il meccanico.

Bisogna anche dire che l’airbag meccanico è più scomodo: esso ha un meccanismo di attivazione collegato a un cavetto che deve essere collegato alla moto o allo scooter (che di fatto riproduce il sistema di funzionamento della cintura di sicurezza). Al contrario, gli airbag stand alone elettronici non hanno ormai più bisogno di alcuna centralina di collegamento alla moto per funzionare: si indossano e sono pronti per funzionare.

Altra componente aleatoria che coinvolge l’airbag elettronico (come quello di tutti i dispositivi elettronici che fanno parte della nostra vita, tra l’altro) è l’eventuale malfunzionamento del sistema: se non caricato correttamente, rischia di non performare in modo corretto. La manutenzione e la cura da parte dell’utente finale giocano un ruolo fondamentale.

Inoltre, come abbiamo spesso ripetuto su questo sito, a oggi esiste uno standard omologativo per gli airbag ad attivazione meccanica (la EN 1621-4), mentre per quelli elettronici la discussione sulla modalità di test e sulle performance è tuttora aperta in sede transnazionale, pertanto manca uno standard univoco che aiuti l’utente a distinguere tra i modelli validi e quelli meno performanti.

Infine, la questione dei prezzi. Il costo stesso dei prodotti, grazie anche allo sforzo dei costruttori, si è progressivamente abbassato. Oggi è possibile trovare in commercio un’ampia gamma di prodotti di prima qualità nella fascia tra i 500 e i 600 euro, somma alla portata di molti e comunque ammortizzabile negli anni.

 

Airbag da moto: la guida definitiva
Il sistema di attivazione di un airbag meccanico (foto M. Mannoni)

LA MANUTENZIONE

In caso di incidente, quando un casco riceve un impatto, è buona norma buttarlo via e ricomprarlo. Nel caso di un airbag - a meno che non sia severamente danneggiato - è possibile sostituire la carica della bomboletta che garantisce l’attivazione del generatore. Nel caso di un airbag meccanico, la sostituzione può avvenire direttamente a opera del cliente, mentre per i dispositivi elettronici è necessario recarsi in un centro autorizzato.

Di solito – ma ci sono eccezioni - il meccanismo di attivazione degli airbag meccanici deve essere controllato ogni 4 anni, mentre per i dispositivi elettronici tale scadenza può variare (può accorciarsi fino a 2 anni). Per questo è importante al momento dell’acquisto registrare online il proprio dispositivo – sia esso dell’uno o dell’altro tipo – in modo tale che la Casa abbia sotto controllo le scadenze e possa ricontattare il cliente a ridosso della “revisione” dell’airbag.

 

Airbag da moto: la guida definitiva
L'etichetta con le certificazioni di un airbag ad attivazione elettronica

LA PROTETTIVITA’

Quando si acquista un airbag di qualunque tipo bisogna controllare il suo livello di protettività. Sull’etichetta interna sono riportate alcune sigle. Le più significative sono “C”, “B” e “FB”, vale a dire Chest (torace), Back (schiena) e Full Back (schiena intera). A ciascuna voce corrisponde il numero 1 o 2, che indicano in ordine crescente il livello di protezione. Insomma, assicuratevi di avere un airbag che sia C ed FB in classe 2, e sarete più tranquilli.

 

COSA SI ACQUISTA?

Come dicevamo prima, nel mondo degli airbag elettronici – ossia quello che, per potenziale di clientela e facilità d’uso, tende a crescere sempre di più - manca un’omologazione univoca. E i produttori fanno leva sul consumatore “vendendo” la velocità del sacco di gonfiaggio in caso di urto. Occhio a interpretare questo tipo di informazione: siamo sicuri che un sacco che si gonfia prima sia più efficace? La risposta può anche essere negativa: dipende infatti dalla sua capienza d’aria che viene misurata in litri, e che molti produttori non comunicano perché non obbligati da nessuna normativa. Insomma, tolti i grossi nomi (quasi tutti italiani, a dire il vero) sulla cui qualità maturata in anni di esperienza nel racing non si discute, la mancanza di parametri che validino alcuni dati come questo, e come la funzionalità dell’algoritmo, lasciano ancora molti margini di manovra a produttori poco seri.

 

A CHI SERVE L’AIRBAG

Può sembrare un paradosso, ma l’airbag serve di più a uno scooterista che non a chi va in pista con una superbike a fare turni di prove libere. Nei sinistri, l’equazione velocità=pericolo vale a seconda del percorso. In pista ci sono le vie di fuga e le sporgenze sono inesistenti. In rischio di farsi male qui è infinitamente più basso rispetto a una strada urbana. Ed è laddove il traffico è intenso, la strada è piena di difformità e sporgenze, ed è più alto il rischio di impatti con altri veicoli (anche a basse velocità: ricordate che è sotto ai 50 all’ora che avviene la maggior parte dei sinistri con lesioni), che l’airbag serve di più. Non è un caso che tutti i costruttori stiano studiando dispositivi pensati per la mobilità urbana o il commuting (come l’Alpinestars TechAir3, il Tucano Urbano Airscud Mesh o lo zaino-airbag di Motoairbag).

 

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