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20 anni di Multistrada

Christian Cavaciuti
di Christian Cavaciuti il 05/01/2023 in Attualità
20 anni di Multistrada
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Arrivava sulle strade nel 2003 la Multistrada, da molti punti di vista la Ducati più importante di questo secolo. È la moto che ha portato Borgo Panigale nel nuovo millennio, rompendo negli anni più tabù di tutte: la prima Ducati moderna alta di sella, la prima col 19”, la prima senza Desmo. E la prima moto al mondo con i riding mode

Dopo aver vissuto di supersportive per un lungo periodo della sua storia, all’inizio degli Anni 90 Ducati si inventa la Monster, che per anni sostiene le sorti dell’azienda. Dieci anni più tardi, il testimone di moto commercialmente più importante per Borgo Panigale viene raccolto dalla Multistrada.

All’inizio timidamente. L’idea della Multistrada (la Multi, per gli amici) nasce in una Ducati che cerca, come è naturale, nuovi sbocchi e nuovi clienti. E interpreta a modo suo il concetto di crossover: sospensioni a lunga escursione e seduta alta, ma ruote in lega da 17” e guida fondamentalmente orientata alla strada.

Quanto all’aspetto, è eccentrico come vuole Pierre Terblanche, in quegli anni a capo dello stile Ducati: la moto è piena di bellissimi dettagli come il doppio scarico alto o le frecce integrate negli specchietti, ma anche atipica nelle proporzioni, nel plexi solidale al manubrio. Tecnicamente è una Ducati del secolo scorso: il motore 1000 ad aria a iniezione e doppia accensione è di fatto sempre il glorioso “pompone”, il telaio è a traliccio e alla fine è quasi una Supersport alta sui tacchi, leggera, bellissima da guidare.

20 anni di Multistrada

La scommessa vinta

Quella prima Multi apre nuove strade e rompe molte barriere, ma il suo stile divisivo la relega a un pubblico di estimatori della bella guida. È la seconda serie che inizia veramente a incarnare il concetto della moto “per molte strade”. Lo fa con una svolta elettronica che esprime l’impegno in quest’area dell’azienda, che di lì a poco diventerà leader nel settore. Nel 2010 la Multistrada 1200 è la prima moto al mondo a prevedere i riding mode, ovvero a organizzare i controlli elettronici in diverse modalità di guida anziché lasciarli indipendenti: una soluzione che diventerà lo standard proprio grazie alla spinta della Multi.

È anche una Ducati del secondo millennio: meno anticonvenzionale nel look, sempre bellissima da guidare, piuttosto a suo agio in sterrato pur con le ruote da 17” grazie anche alle doti delle Pirelli Scorpion, che crescono con lei. A partire dalla seconda generazione la Multistrada vince la sua scommessa e diventa un successo: una moto versatile, che spinge il bicilindrico a superare nuovi limiti non più in fatto di prestazioni quanto di trattabilità: prima con le esplorazioni termodinamiche del Testastretta 11°, poi con la fasatura variabile DVT, introdotta sulla terza serie del 2015.

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L'iconoclasta

L’importanza della Multi è testimoniata proprio dal numero di tabù che rompe: a quelli già elencati si aggiungono negli anni il fatto di essere la prima Ducati dell’era moderna col 19” davanti (Multistrada Enduro, 2016 e 950, 2017) e soprattutto la prima senza Desmo (Multistrada V4, 2020). Addirittura un sacrilegio, che solo un modello con questa forza avrebbe potuto compiere senza soccombere. Ma la Multistrada V4 ha talmente tante doti da far subito dimenticare la cosa.

Nel giudizio di tutti, infatti, la quarta generazione porta a compimento la maturazione del progetto, arrivando nell’olimpo delle migliori moto a 360°: sempre velocissima quando serve ma anche trattabile, confortevole e protettiva come mai prima d’ora. Sempre avanti nelle dotazioni con le sospensioni elettroniche, il doppio radar, gli ausili alla guida all'avanguardia, è un’ammiraglia sofisticata e desideratissima, all’altezza del prestigio della Ducati di oggi e declinata in più versioni, dalla mangiacurve Pikes Peak che riporta il 17" sotto il "becco" anteriore alla Rally che promette esplorazioni senza limiti.

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Davide Previtera: è cresciuta insieme a Ducati

L’ingegner Davide Previtera è arrivato in Ducati nel momento in cui si stava riflettendo su come cambiare la prima Multistrada, nata in un’epoca in cui gli ingegneri dovevano rincorrere le idee uscite dalle forti personalità del centro stile di quegli anni (Massimo Tamburini, Miguel Galluzzi, Pierre Terblanche), e ha vissuto la trasformazione dell'azienda seguendo sempre da vicino l'evoluzione della Multi.

“La Multi di prima generazione aveva limiti tecnici, legati al vecchio motore ad aria e alla impostazione da motardona, che ne limitava la versatilità. Emerse l’esigenza di addolcire quel carattere da 'Superbike col manubrio alto', e nacque l’idea delle ‘4 moto in una’.

Iniziammo a lavorare sul motore, con la doppia accensione e il volano maggiorato (2013) e poi con il DVT (2015); poi passammo a concentrarci sulla ciclistica. Fino a lì avevamo mantenuto la filosofia del 17” davanti, che ci distingueva in termini di dinamica di guida, lavorando sulle quote: la 1260 aveva un forcellone più lungo e un cannotto più aperto rispetto alla 1200. Però col 17” non riesci mai a raggiungere il comportamento dinamico della ruota da 19”, che iniziammo a introdurre con la 950 e poi la Enduro.

Da quelle due esperienze è nata la ciclistica della V4, sempre Ducati nelle qualità di guida ma con più capacità a 360° grazie anche al motore V4 dedicato a lei. Il progetto V4 era nato fin dall’inizio con l’idea di fare una variante Desmo ad alte prestazioni e una a molle a prestazioni… abbondanti ma che privilegiasse l’utilizzo intensivo: abbiamo portato l’intervallo di controllo valvole a 60.000 km, un traguardo che nessun altro costruttore ha raggiunto.

La Multistrada V4 oggi è di fatto la nostra ammiraglia. Ha avuto negli anni miglioramenti enormi, permessi dai cambiamenti dell’azienda che è via via diventata meno ‘ruspante’ e più strutturata, in termini sia di persone che di processi. La V4 in particolare è stata un lavoro corale come mai prima d’ora: l’integrazione tra Centro Stile, R&D e Ducati Corse per l’aerodinamica è stata fortissima. E il fatto che sia stata finalizzata nel 2020, in pieno Covid, è un ulteriore motivo di orgoglio per tutti”.

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  • multimarco
    Multistrada un mito ,attualmente una spanna sopra le altre , l'unica moto che con 1 click la cambi dal giorno alla notte e te la cuci addosso come vuoi. Dal 2004 ad ora ne ho passate 6 ,tutte diverse con i loro pregi e difetti ma tutte con lo stesso nome e la stessa anima di saper farti divertire ogni volta che ci sali sopra .
  • Utente_2881888360
    Semplicemente eccezionali. La mia prima Multi era di quelle brutte, che quando la parcheggiavi con mezzo cupolino piegato da una parte, ti chiedevi Terblanche cos'avesse fumato, mentre ne disegnava l'anteriore (perchè poi il posteriore era bello, con quei due tubi da stufa puntati verso chi ti seguiva)... E non era neppure scomoda, nonostante fosse piccola, agile, guizzante. Da guidare una bicicletta, che ti dava un gran gusto più tra le curve che sul dritto (giustamente). Mia moglie ed io ci siamo andati fino all'Oceano, e poi le Ardenne, la Foresta Nera... Poi quando sono ho provato la prima 1.200, sono sceso senza parole... ma ho atteso la DVT per ricomprare una Multi, che con le sospensioni attive è una delle moto più confortevoli, sicure e goduriose che ci siano. Poi, con l'età che avanza, ora sto guidando una 950s... perchè alle sospensioni Skyhook non ci rinuncerò mai, ma le prestazioni del bicilindrico desmo sono più che sufficienti per divertirsi e viaggiare in sicurezza. In questi anni ho tradito la Multi con la Stelvio e con il Crosstourer, ma il GUSTO delle Multi (ed ora anche il confort e la facilità di guida) delle Multistrada lo trovo impareggiabile ;-)

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