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24 ore in sella a una Harley-Davidson

Redazione
dalla Redazione il 11/06/2019 in Attualità
24 ore in sella a una Harley-Davidson
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Abbiamo partecipato alla Italy 500 Miles: 800 km senza navigatore su strade secondarie. Ecco com’è andata

Cinquecento miglia, cioè poco più di 800 km da coprire in massimo 24 ore, percorrendo solo strade secondarie e senza l’utilizzo di alcun supporto tecnologico. E, non meno importante, da svolgere per la gran parte di notte. Questa è Italy 500 Miles, signore e signori. Roba da motociclisti veri, senza se e senza ma. Certo, nella vita c’è di peggio ma nello specifico, nonostante non sia di primo pelo in sella alle moto, ho avuto più di un momento di cedimento, sia fisico che psicologico.

 

24 ore in sella a una Harley-Davidson

Meglio stare comodi

L’evento è una sorta di gara di regolarità, una sfida con sé stessi a non mollare e portarsi a casa l’ambitissima spilla da “Finisher”. La formula della manifestazione è nata in Belgio, dal concessionario Harley-Davidson di Anversa, con il solo pretesto di stare in sella in compagnia degli amici-clienti. Va riconosciuto, però, che molti anni prima Carlo Talamo, imprenditore che negli Anni 90 rilanciò il marchio americano in Italia, aveva ideato qualcosa di molto simile chiamandolo “Pallequadre”. Per partecipare all’evento servono 50 euro (per coprire le spese organizzative) e, soprattutto, essere possessori di una Harley-Davidson o di una Buell.

Visti il tempo e i km da percorrere, all’appuntamento mi presento in sella a una Street Glide 107, una tourer più leggera e meno ingombrante di una Electra Glide e allo stesso modo comoda e dotata di tutto ciò che serve per affrontare la sfida: sistema Infotainment Boom! Box GTS compreso, con tanto di schermo touch e con casse audio dalla qualità del suono da riferimento. Si parte dalla concessionaria H-D di Collecchio, poco sotto Parma, dove si effettua il controllo del chilometraggio delle moto e si riceve un piccolo “pacco-sopravvivenza” che, con i compagni d’avventura, mi premuro di integrare subito con barrette e bevande e tutto quello che vanta la dicitura “energetico”. Poco prima della partenza mi viene consegnato il roadbook con il percorso che mi porterà fino al primo controllo orario dove, una volta timbrato l’inseparabile diario di bordo, verranno consegnate le indicazioni per la tappa successiva. E così via per 12 volte, fino all’arrivo.

 

Scende la notte

Sale la tensione, le oltre 500 moto iscritte iniziano a schiarirsi la voce: sono le 15 ed è il momento di andare. Naturalmente i primi chilometri siamo tutti in carovana e, una volta usciti dal centro abitato, piano piano iniziamo a dividerci in gruppi. Le prime ore di guida passano in un batter d’occhio, complici l’adrenalina e gli splendidi paesaggi che dal Passo della Cisa portano verso il golfo di La Spezia. La prima breve pausa è a Monterosso, nel cuore delle Cinque Terre, dove mi mettono l’ennesimo timbro e mangio qualcosa che non sia una barretta. Inizia a calare la sera, il tramonto toglie il fiato, ma l’aria si fa fresca: è ora di indossare il completo da turismo a triplo strato.

E qui commettiamo il primo di una serie di errori: guardiamo il tachimetro. Sono quasi le 20 e la strumentazione segna meno di 200 km: solo un quarto del percorso totale in più di 5 ore di guida. Una mazzata per il nostro morale. Dopo aver costeggiato la riviera di Levante fino a Genova decido coi compagni di avventura di prendere una pausa per cenare seriamente: una pizza veloce dalle parti di Arenzano e ricarichiamo le batterie per affrontare la notte, quella vera e buia come il petrolio.

Ad Alassio la svolta: per andare verso il Piemonte c’è da arrampicarsi sulle Alpi Liguri. Le strade sono deserte e la stanchezza inizia a farsi sentire. In quota il freddo si fa pungente, vien voglia di staccare la spina, ma un calo di concentrazione è un lusso che non mi posso permettere: non voglio perdermi sbagliando un’indicazione, proprio nel cuore della notte. Durante un controllo orario in un paese che non ho la più pallida idea di dove sia, il secondo colpo al morale. Uno dei miei compagni di viaggio decide di mollare: la stanchezza l’ha avuta vinta e la paura di correre dei rischi inutili ha il sopravvento sulla voglia di terminare la gara.

 

24 ore in sella a una Harley-Davidson

Non mollo

Riparto col gruppo di irriducibili e, nelle strade buie e tutte curve, incrociamo caprioli, volpi, tassi e anche qualche sperduta Harley guidata da uomini con le facce distrutte dalla fatica. Riscendiamo verso la costa quando il cielo inizia a schiarire, e qui ho un vero tracollo: la tensione di guidare di notte mi ha tenuto sveglio ma ora, con le prime luci dell’alba, il pensiero di non farcela ad arrivare in fondo si fa sempre più incalzante. Un’intera bottiglietta d’acqua versata sul viso mentre guido mi riporta a più miti consigli. Il giro di boa è fatto, il sole è alto e una bella colazione mi dà una botta di energia, tanto che riprendo a guidare come se fossi appena salito in sella, recuperando pure qualche posizione (al controllo orario sul Monte Fasce ero passato per ultimo, a pochi minuti dalla chiusura del check-point). 

 

Una faticaccia, ma che soddisfazione

Il colpo di grazia arriva quando mi rendo conto di dover fare ancora tutta la Val Trebbia, di domenica mattina, dopo circa venti ore di guida. Il traguardo però è ormai vicino e anche le strade pesantemente dissestate degli ultimi chilometri mi strappano giusto qualche invettiva e niente più. Il cartello Collecchio equivale all’oasi nel deserto e le molte persone che applaudono i partecipanti all’arrivo mi fa un po’ commuovere. Ma è la stanchezza, lo so.

Due parole di gratitudine sussurrate alla mia Harley-Davidson Street Glide 107 che ha fatto di tutto per attenuarmi la fatica, ed è tempo di sgranchirsi le gambe. Il risultato? 870 km percorsi in 23 ore e mezza, e posizione finale poco sopra metà classifica. In corpo, 9 energy drink e non so quante barrette e cioccolatini al caffè (che non so se funzionano, ma sono davvero buoni). Sono stanco morto, la voce esce a fatica ma ho il sorriso sulle labbra: è stata un’avventura indimenticabile, ben organizzata e con partecipanti sempre entusiasti. Una manifestazione perfetta per chi ha voglia di mettersi alla prova o, semplicemente, vivere un’esperienza in compagnia di appassionati ed amici. Ora però scusatemi, mi aspetta il ritorno a casa: la parte più faticosa di questa inebriante due giorni.

 

24 ore in sella a una Harley-Davidson
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