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La Honda ha rotto il ghiaccio

il 18/06/2004 in Sbk

A Silverstone, prima vittoria della CBR1000RR, una 4 cilindri da 220 CV che sul veloce incute terrore e che ha già una replica stradale da 200 CV. A metà campionato, il titolo 2004 ha ancora cinque seri pretendenti: su tutti Laconi, ma anche Haga non sche

La Honda ha rotto il ghiaccio
Chris Vermeulen, campione mondiale 2003 in Supersport; con la Honda 1000 potrebbe vincere anche il titolo SBK al debutto

di Luigi Rivola, foto Alex Photo


Vermeulen, Haga e Laconi a stretto contatto in gara-2 a Silverstone, prima vittoria per la Honda CBR1000RR e per Vermeulen in SBK

Il primo commento di Davide Tardozzi, manager del Team Ducati-Fila, dopo la vittoria di Chris Vermeulen e della Honda nella seconda manche del Mondiale SBK di Silverstone è stato: “Adesso finalmente abbiamo un avversario! La Ducati non può che complimentarsi per prima con la Honda, perché ora che sappiamo che la CBR1000RR è in grado di vincere, batterla avrà ben più valore di prima”.


Pensiamo che i complimenti di Tardozzi fossero sinceri: è nato e cresciuto agonisticamente e professionalmente fra le Superbike, e non può compiacersi, a prescindere dal ruolo che occupa da anni in seno a una Ducati che comunque giustamente corre per vincere, di un Mondiale ridotto a un monomarca.
Detto questo, Tardozzi e la Ducati hanno adesso anche motivi per preoccuparsi: in campionato sia Laconi, sia Toseland, hanno sprecato molte occasioni, e chi è abituato a fare i conti non si lascia ingannare dall’attuale leadership della coppia Ducati-Fila in classifica generale: pesano più i punti che mancano, di quelli che appaiono in graduatoria.


I piloti che, a cinque gare dalla fine del campionato, possono ancora vincere il titolo, teoricamente sono almeno una decina. Stando coi piedi per terra sono al massimo cinque, ossia Laconi, che attualmente è primo con 171 punti, Toseland che lo segue con 168, Haga che è terzo con 139, Vermeulen quarto con 137 e Chili quinto con 129. Il favorito è e rimane Laconi, nonostante gli errori, nonostante i frequenti problemi di feeling con l’anteriore della sua 999 F04, che per il resto ha tutto ciò che basta e avanza per vincere con regolarità.
Di Toseland si comincia già a dire quello che due anni fa si diceva di Gibernau: è un bluff, non va, ha avuto una stagione buona lo scorso anno, ma non è un vincente. La gente, anche chi vive da dentro le vicende del campionato e dei suoi protagonisti, fa prestissimo ad emettere sentenze di questo genere: dimentica che un campione, proprio perché tale, è un oggetto delicato, da maneggiare con cura, e basta poco, specialmente a livello psicologico, perché il suo rendimento si abbassi e venga annullata la differenza fra lui e un onesto lavoratore del manubrio. In fondo, qual era il giudizio su Laconi un paio di anni fa? Lo stesso Laconi che aveva vinto un GP nella classe 500 e che oggi punta ragionevolmente al titolo mondiale SBK? E che cosa si dice di Gibernau oggi? Certo, i fuoriclasse sono di un’altra levatura anche psicologica, ma i fuoriclasse sono pochissimi, mentre i campioni non sono poi così pochi, se ben coltivati.

Più che di Toseland, che comunque conosce l’arte di raggranellare punti, Laconi dovrà aver paura di Haga. Il giapponese sta tornando in perfetta forma; avevamo previsto la sua eccellente performance di Silverstone, ma non quella che l’aveva preceduta ad Oschersleben: poche battute a vuoto dopo la vittoria a sorpresa nel GP del debutto erano state sufficienti per farci credere che si fosse trattato di un fulmine a ciel sereno. Errore! Haga è sempre Haga, e adesso che ci crede anche lui cominciano ad accorgersene – ai loro danni – anche i suoi avversari.
Mentre ci può essere ancora qualche dubbio sulla competitività assoluta della Honda CBR1000RR di Vermeulen, che per ora ha dimostrato di essere temibile solo sui circuiti più veloci (prima di Silverstone figurano infatti due secondi posti a Phillip Island, seconda gara stagionale, e un secondo – poi annullato per squalifica – a Monza) su quella di Haga e della sua 999RS ne permangono pochi, legati più alla fragilità messa in mostra dal motore curato dal Team Renegade, che a dubbi sul pilota.

Haga è un fuoriclasse, e se crede in se stesso e nella moto che guida, per gli altri si fa dura, perché, come si è visto a Silverstone, è capace di starti incollato a qualche centimetro per tutta la corsa, gode nel pungolarti da ogni parte, è sempre pronto ad infilarsi in ogni spazio lasciato libero, è capacissimo di indurre in peccato anche un santo, magari all’ultimo giro, quando dopo non c’è più tempo per il pentimento. Ve lo ricordate con la Yamaha R7 e con l’Aprilia RSV? Con la Ducati 999 è tornato lo stesso dopo un anno di sofferenza in sella a una MotoGP che non c’è verso di far andare nel verso giusto.
A Silverstone, davanti all’hospitality del Team Ten Kate c’era una Honda CBR1000RR apparentemente normale, ma rivista dai tecnici del Team e venduta come replica di quella di Vermeulen. Sul cartello a fianco della moto si leggeva: “Fireblade 1000 – 200 CV”. Abbiamo chiesto al titolare, l’olandese Gerrit ten Kate: “Se questa replica stradale ha 200 CV, quanti ne ha quella di Vermeulen?” “220 – è stata la sua secca risposta – e potrebbe tranquillamente averne di più” – ha aggiunto sorridendo.
Parleremo di questa moto su Motonline, state tranquilli, ma per il momento torniamo a Vermeulen. Ecco perché la Honda è vincente sui circuiti veloci: con una cavalleria del genere, chi la tiene? Insomma: qualche miglioramento nell’erogazione e nella ciclistica, e anche i circuiti misti sono alla sua portata. Preoccupante per la Ducati, il cui margine evolutivo forse non è più così elevato. Non sarà anche per questo che è nata la Desmosedici RR?

Ed eccoci a Pierfrancesco Chili, “Frankie” per gli inglesi, che l’hanno eletto loro beniamino come e più di altri campioni del Regno Unito.
Uno dei segreti dello straordinario feeling che Chili ha col pubblico (e che tanti suoi colleghi anche molto più blasonati gli invidiano apertamente) è la sua carica di umanità, pregi e difetti compresi. E siccome “Errare humanum est” e Chili è umano, gli errori fanno parte dela suo bagaglio, così come il grande talento e il coraggio.
“Stavolta hai peccato di fretta” – gli abbiamo detto al termine di Gara-2 a Silverstone. Era partito indietro a causa della rottura del motore in Superpole e in quattro giri aveva già ripreso il gruppo di testa, ma Toseland, davanti a lui, faceva il tappo. Allora Pierfrancesco ha deciso di saltarlo di forza: si è preparato, e in un curvone gli è passato davanti con 20 km/h di differenza, ma in uscita ha toccato il cordolo, poi è volato nello spazio di fuga. Finita la corsa. Una corsa preziosa.
Non potevo fare altro – sostiene ChiliToseland tirava staccate all’ultimo millimetro e anche se dopo curvava piano, non c’era modo di passare. Ho fatto l’unica cosa possibile per superarlo: coglierlo di sorpresa e con tanta velocità in più da impedirgli di reagire; ce l’avevo fatta, ma ho toccato il cordolo, e appena toccato, entrambi i cerchi si sono ammaccati ed è uscita l’aria. Rimediare a quel punto era impossibile”.


Chili a Silverstone a fine GP si fa fotografare con una sua matura ed emozionatissima tifosa britannica

È andata senz’altro così, ma anche se ci avesse messo un paio di giri in più per superare Toseland, i tre davanti non gli sarebbero scappati: col ritmo che aveva, li avrebbe presi. Ma Chili è un guerriero, non un ragioniere, e nella vita di un guerriero i rischi sono una presenza costante, non un’eventualità da evitare. Anche se poi a dettar legge in campionato sono i punti...
Quest’anno però il campionato è diverso: Chili ha la possibilità di salire quantomeno sul podio in ogni gara, una prospettiva che non ha avuto sempre e che lo può portare a fine stagione a cogliere quel traguardo che insegue dall’inizio della carriera e a cui qualsiasi pilota mira in modo prioritario: un titolo mondiale. Ci pensi il quarantenne Chili; lui ha una fortuna di cui non si rende conto: non ha bisogno di dimostrare nulla ai suo tantissimi sostenitori, lo ha già fatto, lo conoscono e lo ammirano e sanno che non ha bisogno di stimoli per impegnarsi sempre a fondo. Lui merita un titolo e loro, i suoi tifosi, anche. Glielo faccia e se lo faccia questo immenso regalo. E se poi non ci riesce? Pazienza: gli altri perderebbero gran parte dei tifosi. Lui nemmeno uno.

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