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Vincent: la mosca bianca

il 04/11/2002 in Motogp

Il francese conquista il suo primo titolo iridato a 28 anni in una cilindrata, la 125,  che sembrava destinata esclusivamente ai baby piloti

Il campione del mondo della 125 ha 28 anni suonati e, in un mondo che sembrava destinato ai bambini prodigio, è la vera mosca bianca. E’ nato a Nancy, nel Nord della Francia e adesso vive nel Midi, dopo aver abitato a Ventimiglia. Ha debuttato in moto a vent’anni, un’età nella quale, di solito i piloti sono già dotati di lunga esperienza. Lui no: prima faceva il meccanico di moto e guardava i campioni alla TV. Poi, senza soldi, è arrivato a trasformare il palinsesto televisivo di France2 che, di solito trasmette solo la MotoGp e che adesso fa vedere in diretta la 125. Lui non crede di aver vinto per caso e ha ragione: sempre a punti, unico nelle tre classi mondiali, cinque vittorie, altri 5 podi, due pole. Una bestia, anche se in casa ha due conigli che ama moltissimo. Fortissimo con la pista bagnata, veloce sull’asciutto, bravo nella messa a punto. Eppure, da due anni lui si sentiva vincente, ma gli mancava qualcosa. “Ci vuole la moto, il team, le sospensioni, la mentalità; se manca uno solo di questi punti non si vince”. E lui ha trovato tutto o quasi. Il team di Fiorenzo Caponera gli ha dato la moto, un tecnico di prim’ordine e dalla testa meravigliosa che si chiama Aligi Deganello, ed è arrivato primo. Senza un soldo! Incredibile ma vero, Arnaud ha corso gratis: “A inizio stagione ero a piedi e ho chiamato Italjet, il team Fontana, altri. Niente”. Tutti volevano i soldi e lui non ne aveva, quindi ha incassato la fiducia del team manager più oculato del mondo (prese Locatelli nel 2000 e lo portò al titolo) ma di soldi nemmeno l’ombra. Adesso li avrà, se li merita tutti. Per lui però lo sport viene prima dei soldi e questo lo rende molto simpatico, anche perché aggiunge: “Se non mi ingaggiavano, ero a casa, a fare il meccanico”.

Ha vinto con il cuore, tenendo a freno la testa, la paura che tutto potesse sfuggirgli di mano. La marmitta rotta a Motegi, la bandiera di Sepang, la moto poco veloce di Phillip Island. Ha vinto senza bisogno del gioco di squadra e messaggio per l’Aprilia, ha portato a casa il numero Uno. Adesso lo vuole la KTM: sarebbe un peccato vederlo andare in Austria.
Ma di Poggiali, che si proclama il più bravo di tutti cosa dice? “Giudica la gente, chi guarda. In ogni caso lui ha sua opinione e io ho la mia”.

Nato a Nancy, in Francia, 28 anni fa, il campione 2002 della 125 ha iniziato relativamente tardi (1996) a gareggiare nel Grand Prix dopo avere prima corso nel motocross con una Yamaha YZ80 che “manteneva” con la paga guadagnata come meccanico in un’officina di moto. Quest’anno, dopo sette stagioni, la conquista del titolo con l’Aprilia Kit della squadra di Fiorenzo Caponera. E’ il primo francese titolato nella 125. Ma lo ha fatto con moto e squadra italiane.

Dati
Luogo e data di nascita: Nancy (Fra), 30/11/1974
Primo Grand Prix: 1996 FRA 125cc
Prima Pole Position : 1999 MAL 125cc
Primo Podio: 1998 GER 125cc
Prima vittoria nel GP: 1999 CAT 125cc
Partenze nel Grand Prix : 79 (tutte nella 125)
Vittorie nel Grand Prix : 7
Secondi posti: 5
Terzi posti: 4
Podii: 19
Pole Position : 4
Titoli GP: 1, 2002 125cc
Punti guadagnati: 726

La carriera nel GP
1996: Secondo al campionato francese della 125 cc 1997: debutta nel mondiale al GP di Francia ma non conclude la gara. E’ campione europeo e francese della 125
1998: corre la prima stagione in 125 con l’Aprilia (12° con 72 punti) 1999: vince la prima gara al GP di Catalunya. Conclude il campionato al 7° posto con 155 punti. 2000: corre con Aprilia, vince a Welkom. Conclude l’anno al 7° posto con 131 punti.
2001: 10° con 94 punti.
2002: vince il campionato mondiale 125 correndo per il la squadra italiana Imola Circuit Exalt Cycle Race team. Guadagna 273 punti. Sei vittorie: Suzuka, Donington, Sachsenring, Estoril, Sepang, Valencia.
E’ il quinto pilota Aprilia ad avere vinto nella 125 dopo Alessandro Gramigni (1992), Kazuto Sakata (1994 e 1998), Valentino Rossi (1997) e Roberto Locatelli (2000).

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