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Motogp

Il mondiale dietro la visiera

il 09/09/2002 in Motogp

La vittoria ha il sorriso di Rossi, la sconfitta l’espressione tirata di Biaggi.  Ma il Gp di Estoril ha gli occhi da combattente di Gibernau e la tuta da naufrago di Kato

Il mondiale dietro la visiera
Sete Gibernau

Sete Gibernau

di Marco Masetti



Valentino Rossi

Quali sono le facce più espressive del Gp di Portogallo, la chiave per capire una gara? Vai, una bella analisi fisiognomica e, alla fine, vedrete, avrete le idee molto più chiare. Prima, però, una premessa importante: doveva essere il Gp dei grandi annunci, delle decisioni irrevocabile, del mercato boom, dei trasferimenti choc, dei contratti bomba.

E invece, gare dure, sotto la pioggia, gente che cade e si rialza, contusioni e bestemmie, lasonil e piedi bagnati. Il mondo va avanti, mentre il manager cerca di trasformare un budget scarso in una fortuna. Il male del motomondiale si chiama denaro, ma solo perché non basta mai.
La faccia di Valentino Rossi è quella del migliore. Li ha messi tutti in riga con una gara perfetta. Ha convinto il suo team che è meglio guardare al passato (regolazioni e setting) per ritrovare trazione, ha guidato da dio sull’acqua, ha pressato quando c’era da farlo, è stato l’unico assieme ad un maiuscolo Gibernau a guidare di traverso come al campionato Supermotard, è stato in piedi pur andando forte. E’ il padrone del mondiale, ha una classe superiore che si sposa con una determinazione di ferro. L’unico fenomeno del mondo dello sport. E non vuole nemmeno andare a Madrid!


Quella di Max Biaggi è la solita, quella della polemica che lo segue come la nuvoletta tampina Fantozzi in vacanza. Giustamente la squadra minimizza e anche lui sembra tranquillo, ma per qualche bizzarro destino Max è sempre in lotta con qualcosa. Adesso deve restare in Portogallo a fare dei test con l’amato (poco) Carlos Checa con la fida (poco) M1. E la Yamaha gli fa sapere che potrà provare il materiale tecnico nuovo che verrà usato da qui alla fine del mondiale, ma non le soluzioni che serviranno il prossimo anno. Giusto, non si può far provare ad un futuro cliente Honda i segreti Yamaha. Ma per quale motivo a metà stagione una Casa si castra e licenzia un pilota, restando con uno solo? E per quale motivo un pilota licenzia una Casa (non sapremo mai come è andata realmente a finire) condannandosi ad un mezzo campionato di situazioni ambigue? Morale: moto vecchia rispetto a Checa, mugugni e polemiche.

Daijiro Kato è un grande pilota, ma ha un difetto terribile: odia l’acqua. No, non pensate male, il piccolo gioiello made in Japan è pulito come un orsetto lavatore, ma quando tocca quella sostanza fatta di molecole di idrogeno e ossigeno va in tilt. Accende la lavatrice e distrugge mezza casa, piove e il pilota veloce diventa uno della Sport Production. Cosa c’è di così traumatico nel suo passato? Forse nella vita precedente c’è stato un naufragio? A Estoril si è trovato al debutto con la cinque cilindri sull’acqua. Tre giri nel warm up e via, per terra. Poca strada in più in gara, con un setting lacunoso, e ancora al suolo. Mah, forse l’ha capita Gresini, il suo manager, che lo fa vivere a due passi da Misano, in riva al mare: più vicino all’acqua di così!


passa per un fighetto, uno ricco di famiglia che va a cena con il re Juan Carlos di Borbone. Invece è un fenomeno sul bagnato manco fosse un motard di Le Mans e un ragazzo che sogna la sua grande occasione. Se ci pensate bene ha battuto Kenny Roberts che era campione del mondo e sogna di attaccare sulla sua moto il numero uno. Non fa polemiche, incassa i colpi della malasuerte come un vero combattente e si prepara alla prossima gara. Per fare meglio, con un imperativo: imparare da tutti, perché non si smette mai di andare a scuola. Lo dice lui, grande filosofo.

Christian Pistoni, dio che nome magico per un pilota di moto, sembra un personaggio di un cartone animato. Ventidue anni, reggiano, era un buono in minimoto, poi non ha trovato la grande occasione. In Portogallo, con la sua Italjet, ha fatto una gara maiuscola dominata da un ordine che gli arrivava dall’alto: non fare cazzate! Lui ha seguito lo spirito guida e, in mezzo ad una bolgia dantesca, cioè a 25 cadute sull’acqua in una sola ora, ha guidato con la delicatezza dell’autista del papa. Il premio? Quattro punti nel mondiale: bravo Christian, tra 50 anni, nel libro dei libri del mondiale ci sarà il tuo nome e una scritta: GP of Portugal, 4 points.

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