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Strategie a confronto

il 04/09/2002 in Motogp

La chiassosa campagna acquisti di Ducati in SBK rischia di rovinare il campionato in corso. Invece nella MotoGp la Honda piazza per il 2003 ben otto 211 ma è tutto già orchestrato perché il titolo vada ai piloti ufficiali…

Strategie a confronto
La conferenza stampa di presentazione dei progetti Honda per la RC211V

di Marco Masetti


Il team Ducati Corse con la Desmosedici

Ci sono ancora 150 punti da conquistare e, teoricamente, ma fino ad un certo punto, i tre titoli mondiali sono ancora da assegnare. Non sembra, visto che tutti parlano del 2003 come fosse oggi… Mah, forse il mio calendario è rimasto indietro.
Non si sa mai, potrebbe anche succedere come in SBK, dove il campione del mondo annunciato, Troy Bayliss, era già pronto a salire sulla MotoGp Desmosedici per prepararla alla prossima stagione (lo disse la Ducati in primavera), salvo restare concentratissimo in sella alle vecchia 998, onde evitare che il suo neocompagno di squadra Colin Edwards (lo sarà il prossimo anno, adesso guida una Honda) gli freghi il mondiale. A parte la poca classe con la quale è stata condotta l’operazione, sembra quasi che si voglia togliere in un colpo solo dignità al campione del mondo (chiunque esso sia) e a chi arriva secondo. Se perde Edwards si potrà mormorare: “Chiaro, aveva già il contratto Ducati”, se vince Bayliss “Per forza, Colin non ha affondato, altrimenti…”. Insomma, si toglie credibilità ad un’impresa (vincere un mondiale, o provare a vincerlo) che invece meriterebbe rispetto.
Ma la colpa di chi è: dei giornalisti che spifferano le verità, oppure dei manager che fanno i contratti fregandosene dell’aspetto sportivo della vicenda?

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Stessa cosa in MotoGp, dove un licenziato regala la prima vittoria ad una moto che mai era arrivata davanti, mentre il riconfermato va al rallentatore. Strane storie di un mondo che sogna di diventare uno spettacolo televisivo e non più uno sport. Una specie di Grande Fratello nel quale tutti vendono l’anima pur di apparire, nel quale il milione di euro (o di dollari, i giap vogliono quelli) è l’unità di misura, ma nel quale la media (dei piloti) rischia di correre gratis, se non addirittura mettendo mano al portafoglio.


Tra manager senza scrupoli (ripetizione, il vero manager non deve avere scrupoli) e piloti che disegnano scenari di mercato, manco fossero Bettega, Moggi & Giraudo assieme, c’è qualcuno che il suo sporco lavoro lo fa bene ed in silenzio. La Honda.
Prima ha piazzato la stoccata delle otto moto otto pronta consegna e poi ha iniziato la definizione del modello ufficiale e della versione clienti della sua 211. Per ora, visivamente, si notano silenziatori diversi e una carena con un airbox modificato, ma anche dentro qualcosa si sta muovendo. Il tutto già provato in gara a Brno e nei test di Valencia. Si va avanti, forse a Motegi vedremo differenze ancora più marcate che il prossimo anno saranno macroscopiche. Così Rossi, Ukawa e Kato avranno la versione factory e i privati, cioè gli altri cinque, quella clienti, che sarà sempre un passo indietro.
Perché la Honda fa così? Probabilmente per far vincere il titolo ad un proprio pilota e non ad un mercenario assoldato da un team che gli noleggia le moto. Ma c’è chi pensa che si comporti così per lasciare spazio e fondatezza ai lamenti di chi prenderà la paga.
Questa non è fantascienza, è il presente, quel 2002 che in tanti hanno già considerato chiuso da un pezzo e che invece pulsa, vitale come non mai.

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