Tuono V4, DNA racing

In realtà il percorso fatto dalle due aziende per arrivare a queste fantastiche moto è abbastanza diverso. A Noale hanno de-estremizzato la Tuono V4 Factory: la posizione in sella è più comoda grazie a riser più lunghi che hanno alzato il manubrio: al contempo sono leggermente più basse le pedane e la sella è più comoda, soprattutto per la porzione dedicata al passeggero. C’è poi maggior protezione grazie a un cupolino più esteso. Tutti elementi che rendono la V4 una naked sempre molto sportiva, ma più comoda e fruibile della sorella Factory. Aumenta anche la capacità di carico grazie all’introduzione di due singolari borse asimmetriche, sostenute da supporti smontabili separatamente e con quella di destra equiparabile, per capacità, ad una borsa serbatoio. La capienza non è da viaggio a Capo Nord, ma c’è spazio per un… veloce week-end.

Semplificato il comparto sospensioni, dove le Öhlins semiattive della Factory lasciano spazio ad un pacchetto “meccanico” con forcella, mono e ammortizzatore di sterzo forniti da ZF. La trasmissione finale è stata allungata per abbassare il regime motore alle velocità autostradali e diminuire i consumi, e ci sono pneumatici meno specialistici con un posteriore 190/55 anziché 200/55. Le differenze rispetto alla Factory si fermano qui, perché in questa Tuono ritroviamo prestazioni e gestione elettronica mutuate direttamente dalla sorella più racing. Confermata quindi la potenza massima del propulsore veneto che segna 175 CV a 11.350 giri con 121 nm di coppia a 9.000 giri; e confermata la versione più evoluta del sistema di controlli e ausili alla guida APRC, con pressoché infinite possibilità di personalizzazione da parte del pilota con 6 riding mode suddivisi tra uso stradale e in circuito. Un’elettronica allo stato dell’arte disponibile per l’uso di tutti i giorni.

KTM 1290  Super Duke GT, granturismo all’austriaca

A Mattighofen hanno invece deciso di arricchire la 1290 Super Duke R, per trasformarla da esplosiva naked in una granturismo velocissima e comoda. Anche in questo caso il comfort cresce in maniera importante grazie a una triangolazione sella-manubrio-pedane più aperta: busto più eretto e maggior senso di padronanza della strada. La protezione dall’aria è affidata a una carenatura piuttosto ampia, che ingloba il caratteristico faro KTM e si rivela assai protettiva per le gambe del pilota, mentre il cupolino regolabile su due posizioni protegge a sufficienza casco e buona parte del busto. Come per Aprilia si è scelto di mantenere invariate le prestazioni: il twin da 1.301 cc eroga 175 CV a 9.750 giri e ben 141 Nm di coppia a 7.000 giri; confermato in toto anche il pacchetto elettronico della 1290 Super Duke R. Il vero passo avanti arriva alla voce capacità di carico, con l’introduzione sulla Super Duke GT di due grandi e pratiche valige laterali. Occhio di riguardo anche per il passeggero, che trova una sella ampia e comoda e due belle maniglie. Alla voce sospensioni, percorso inverso rispetto ad Aprilia: le WP APEX meccaniche della Super Duke R diventano qui semiattive, sempre marchiate WP, e con più escursione al posteriore vista la vocazione turistica della moto. Si muovono di conseguenza in direzioni opposte anche i due listini: la ricca Super Duke GT costa mille euro più della versione R, mentre la Tuono V4 ne costa tremila meno della Factory.

Ma quanto queste due derivate da hypernaked sportive fanno bene quello che promettono, e cioè portare a spasso pilota ed eventuale passeggero con bagagli in giro? Le differenze emergono appena si sale: la Tuono è comoda, con polsi meno caricati e gambe più distese, ma la KTM lo è di più con una posizione in sella quasi da crossover: manubrio largo, pedane lontane e busto eretto. I primi chilometri ci chiariscono ulteriormente le idee. Nella Tuono ritroviamo moltissimo della gemella Factory con la sua resa dinamica da applausi. Regala lo stesso coinvolgimento emotivo e fa strada nello stesso efficacissimo modo. È decisamente meno stancante e il manubrio più alto agevola non poco la guida su strada regalando una accresciuta sensazione di controllo; ma tra le gambe è sempre lei. Più spiazzante la KTM, che a fronte di dimensioni apparentemente più importanti rispetto alla sorella R, riesce a replicarne la guida facile e intuitiva. È soltanto più “filtrata” rispetto alla R, con un feeling più amichevole.

 Per raggiungere il percorso nell’entroterra ligure scelto per la nostra prova, abbiamo guidato per molti chilometri tra strade a scorrimento veloce e autostrada, dove entrambe forniscono un buon riparo aerodinamico e trasmettono poche vibrazioni. Un punto a favore della Tuono per la rapportatura allungata del cambio, che permette di viaggiare a un regime motore più piacevole. Quando però la velocità aumenta a livelli da autobahn tedesca la KTM è più rigorosa e precisa, risultando pressoché imperturbabile alle scie degli altri mezzi. Permette di guidare per decine di chilometri a ritmi altissimi affaticando davvero poco rispetto alla Tuono, che più stretta parente della la Factory diventa stancante oltre una certa velocità. Dove la Tuono non ha rivali è nelle strade tutte curve. Qui l’Aprilia mette in campo tutto il suo DNA sportivo e inebria i cinque sensi con la sua guida e il latrato di quel capolavoro di ingegneria motoristica che è il suo V4 a 65°. Ai bassi regimi non è un mostro di elasticità e la risposta del RBW è sempre abbastanza diretta, ma non appena può schiarirsi la voce l’esaltazione che regala non ha eguali. Spinge ai medi come un uragano e accelera senza trasmetterti fino in fondo quanto forte stia andando, complice anche un quickshifter che sa essere di burro ai bassi, mentre se utilizzato in maniera sportiva e oltre i 4.000 giri indicati tira vere fucilate più che cambi di marcia. La resa dinamica su strada è del tutto paragonabile a quella della Factory con un rigore direzionale da riferimento, una precisione e una comunicatività dell’anteriore commoventi e una velocità nei cambi di direzione pazzesca. Il setting delle sospensioni è un ottimo compromesso tra confort e sostegno nella guida aggressiva: ZF promosse. Rimane una certa sensibilità agli spostamenti in sella, che conferma la Tuono come una purosangue che per poter rendere al meglio vuole essere guidata da piloti che sappiano il fatto loro.

Cuore o ragione?

Discorso diverso per la KTM che sembra fare tutto, ma proprio tutto, con facilità disarmante. Tiene senza difficoltà il ritmo dell’italiana, ma è meno “sanguigna” e forse un po’ meno emozionante. Non ha però davvero nessun difetto evidente, con un motore che spara fuori dalle curve con veemenza incredibile e un anteriore che attacca il punto di corda senza esitazione, per poi mantenere la linea impostata con un rigore da riferimento. Eccellente il lavoro delle sospensioni semiattive WP, che lavorano nell’ombra rimandando sempre al pilota dettagliate informazioni su quello che succede sotto alle ruote. Anche avvicinandone il limite, la KTM rimane sempre sincera e non mette mai in apprensione il suo pilota. Ti fa sentire a momenti come in sella ad una enorme motard per quanto è rapida nei cambi di direzione... e per quanto sembra gradire la guida da teppista.

Un passo avanti per entrambe quindi alla voce “fruibilità”, con l’Aprilia Tuono V4 che mantiene forte la parentela con la Factory dalla quale, forse, potrebbe discostarsi ancora un po’ senza perdere la sua personalità. È una moto pensata più per il turismo corto e medio raggio, in cui l’importante è godersi intensamente la guida.Maggiore la distanza tra la KTM 1290 Super Duke R e questa GT, una vera granturismo perfetta anche per viaggi a medio-lungo raggio. Quel che non manca di certo a entrambe è la capacità... di farvi divertire!