Noi tester di Dueruote siamo tutti giovani e belli: muscoli tesi, chiome folte, profili greci. D'accordo, è una bugia, non siamo proprio dei Rafael Nadal o degli Orlando Bloom ma parliamoci chiaro: per godersi la moto abilità ed esperienza contano molto più della prestanza fisica e l'andamento del mercato lo conferma. Una ricerca effettuata dalla Doxa per conto dell'ANCMA (l'Associazione nazionale dei Costruttori di Moto e Accessori) evidenzia infatti come l'età media dei motociclisti si sia alzata, col pubblico degli over 35 che supera nettamente la metà del totale e la fascia dei 45-59enni a rappresentare il 22% degli utilizzatori di moto (5% gli over 60). Le case, poi, offrono oggi molte moto facili e polivalenti, perfette per incentivare gli ex motociclisti a tornare in sella. Anche senza fredde statistiche in mano, comunque, ci sarebbe sufficiente dare uno sguardo alle lettere che arrivano in redazione per accorgerci di quanto sia esteso il fenomeno dei «motociclisti di ritorno», signori di mezz'età che oggi, coi figli cresciuti e un po' di tempo libero in più, possono riaccendere la loro vecchia passione.

Semplice. Forse troppo?

Proprio come il nostro amico Daniele, motociclista di lungo corso tornato in sella dopo anni di stop. Quando gli abbiamo affidato la VT750S per il nostro «test da una settimana», non ha nascosto il suo compiacimento: «Bella, col suo stile vintage mi ricorda la mia prima Guzzi». Del resto la nuova Honda ha caratteristiche estetiche e ciclistiche a metà tra una naked rétro e una cruiser, col chiaro intento di far concorrenza a Triumph Bonneville e Harley-Davidson 883 Iron. Sebbene non sia molto alto, il lunedì mattina Daniele salta agevolmente in sella (posta a meno di 74 cm da terra) e non ha alcun problema con le manovre da fermo visto che tocca terra con entrambi i piedi. «Il largo manubrio mi dà un gran senso di controllo e poi comandi, leve, strumentazione: è tutto esattamente dove mi aspettavo di trovarlo - racconta a fine giornata -. Sembra che questa moto me l'abbiano costruita su misura!». L'effetto è davvero questo: se le moto Honda sono, generalmente, amichevoli e intuitive, la VT lo è al massimo grado. A non convincere sono però un paio di particolari: le pedane troppo larghe che a motore spento intralciano i movimenti delle gambe, e la strumentazione troppo scarna (è priva del contagiri e dell'indicatore del livello carburante) e dotata di un piccolo pannello digitale che offre una sola informazione alla volta (orologio oppure contachilometri totale o parziale). «È bella così, senza fronzoli - sentenzia Daniele a metà settimana, rispondendo alle nostre perplessità -. Una moto deve farmi sentire libero e non complicarmi la vita: da questo punto di vista la VT è perfetta. E poi vibra pochissimo, a differenza delle moto che guidavo trent'anni fa». Vero, ma solo finchè si va a spasso; perché a velocità autostradali le vibrazioni aumentano e si fanno sentire alle pedane e al manubrio. Questo inconveniente, unito alla mancanza di un riparo aerodinamico (il parabrezza è optional e costa ben 323 euro) e alla scarsa autonomia offerta dal serbatoio (circa 200 km), rende la nuda Honda poco incline al turismo a medio e largo raggio.

Cuore di burro

Come d'abitudine per la «Settimana con», nel weekend il tester parte per una gita fuoriporta: «Ai miei tempi le giapponesi avevano motori potenti ma erano scarse di ciclistica - ci racconta al suo ritorno -. Con la VT è il contrario: mi ha sorpreso per stabilità anche se dal motore mi sarei aspettato più grinta». Daniele ha centrato il punto: il baricentro basso, la buona scorrevolezza della forcella, ma soprattutto le azzeccate geometrie del telaio fanno della Honda una moto non solo facile ma anche efficace, capace di tenere un ottimo passo sul misto. Il twin invece non è all'altezza della ciclistica: fluido ed elastico, certo, ma fin troppo mansueto. Pigro in ripresa e scarso in allungo, non asseconda la guida brillante. Forse è meglio così, visto che l'impianto frenante non è proprio all'ultimo grido: al disco singolo anteriore, dall'azione comunque efficace, si contrappone un tamburo posteriore del tutto insufficiente, utile solo come «timone» per correggere la traiettoria in piega. Un limite che emerge quando si forza il ritmo: chi, però, compra (o ricompra) la moto per passeggiare lontano dal traffico, potrebbe anche essere disposto a passarci sopra. Come Daniele che ormai ha riscoperto l'amore: per la moto, ovviamente.