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BSA Gold Star: il ritorno della Stella

Marco Boni il 23/05/2023 in Anteprime
BSA Gold Star: il ritorno della Stella
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BSA ritorna dopo 50 anni. Il suo nuovo primo modello è la Gold Star, replica dell'omonima in pieno stile Heritage ma con aggiornamenti in linea con i tempi

Quando si parla di moto classiche viene subito in mente l’Inghilterra che spesso si ricorda per la cura nella realizzazione di moto, spesso destinate a un utilizzo per lo più tranquillo. E c’è un marchio che nella sua storia ha segnato il mondo del motociclo per record di velocità e grandi numeri di produzione e vendita.

Stiamo parlando di BSA, un ‘azienda che nel 1910 inizia la produzione di motociclette, passando come uno dei maggiori produttori durante le guerre, fino a realizzare una moto di spicco, la Bantam, che ha venduto circa 500mila pezzi in totale.

A 50 anni dalla chiusura ritorna appunto con una moto classica, la Gold Star. Il nome non è nuovo, è infatti ripreso dall’omonima realizzata a partire dal 1938 dopo che nel 1937 la Empire Star vinse la TT Wal Handley corse aggiudicandosi appunto la medaglia Gold Star. 
Si tratta quasi di una replica, data la somiglianza estetica rifinita quasi al minimo dettaglio ma anche per soluzioni adottate, naturalmente con qualche piccola novità per stare al passo con i tempi.

Il test ha messo in mostra la voglia del marchio di ritornare a fare moto, realizzando una moto in linea con le aspettative. Partiamo quindi dalle caratteristiche tecniche.

 

BSA Gold Star: il ritorno della Stella

Parola d'ordine: "monocilindrico"

Per BSA il punto più cruciale nella realizzazione della Gold Star è stato il motore. Questo, infatti, doveva essere un monocilindrico e così è stato. Si parla quindi di un propulsore da 652 cc in grado di erogare 45 cv a 6.500 giri/min e 55 Nm di coppia a 4.000 giri/min, associato a un cambio a 5 velocità. Lo scopo è sia quello di riprendere il modello del 1938 ma anche di donare una curva di coppia alta e costante nel tempo.

Il mono alloggia in un classico telaio a doppia culla in acciaio unito a un forcellone in tubi d'acciaio e la ciclistica continua con una forcella anteriore da 41 mm e un doppio ammortizzatore posteriore con regolazione del precarico su 5 livelli. L’impianto frenante dotato di ABS è costituito da un disco singolo all’anteriore da 320 mm con pinza a due pistoncini, mentre dietro il disco è da 255 mm affiancato da pinza a singolo pistoncino.

I cerchi da 18” davanti e 17” al posteriore sono equipaggiati con gomme Pirelli Phantom Sportscomp nelle misure 100/90 e 150/70.

 

BSA Gold Star: il ritorno della Stella

Davvero come la prima

Come dicevamo, la Gold Star può essere definita una "replica" della sua prima versione. La linea è pulita come nella moto di allora, non mancano le zone cromate del serbatoio fino ai parafanghi (che oggi sono in plastica) mentre la forcella ha gli steli coperti; inoltre lo scarico lungo nasconden il catalizzatore. Il motore fa la sua parte nella linea, mantenendo l’alettatura per il raffreddamento, nonostante ora sia accompagnato da un radiatore che consente l’omologazione Euro5. Bella la sella piatta e lunga in stile vintage.

La strumentazione rimane semplice; tachimetro da una parte con unità di misura principale “mph” e contagiri dall’altra che ruota in senso contrario, mentre al centro si trova una piccola zona dedicata alle spie.

L’impianto luci rimane alogeno, una scelta che mantiene in pieno lo stile heritage ma che potrebbe incidere sulla guida notturna.

 

BSA Gold Star: il ritorno della Stella

Come va

Salendo in sella alla Gold Star si nota subito quale sarà l’utilizzo finale. La posizione infatti è rilassata con le braccia alla giusta altezza per impugnare il manubrio curvo e le pedane ben distanziate dalla sella. Ci si trova quindi quasi seduti visto che la schiena rimane eretta e la sella per conformazione e imbottitura scarica bene il peso.

Il feeling con il motore è immediato, molto morbido nella gestione dalla frizione al gas. La coppia alta e costante si fa sentire mantenendo la moto sempre pronta. Questo permette anche di viaggiare con una marcia in più per ridurre i consumi. Il cambio è fluido e preciso con rapporti ben pensati sulla base delle medie che si mantengono con una moto classica.

È quindi una moto da godersi per la semplicità di guida; in città è facile da gestire grazie al baricentro basso, con i piedi che arrivano a terra facilmente. Appena si esce dai confini urbani invece si ottengono dei cambi di direzione immediati e rapidi. Solamente quando si mette in piega si sente un po’ di indecisione ma dopo un po’ ci si prende la mano. Le gomme mantengono sempre bene la strada consentendo traiettorie sicure e l’impianto frenante, ben modulabile all’anteriore e un pelo più mordente dietro, offrono la giusta combinazione per frenate ottimali.

Ottimo lavoro sulle sospensioni; l’anteriore è ben tarato per attutire le asperità del terreno e sorreggere in curva, mentre dietro si nota poco la chiusura secca classica dei doppi ammortizzatori. Ad alte velocità attenzione però agli avvallamenti che potrebbero far oscillare un po’ il posteriore perdendo per un attimo il senso di confidenza.

 

BSA Gold Star: il ritorno della Stella

Prezzi e considerazioni

BSA Gold Star sarà presto disponibile in Italia con prezzi che variano a seconda delle colorazioni. Si parte da 7.499 euro per la versione Highland Green, fino a 7.799 euro per le Insignia Red, Dawn Silver Midnight Black, mentre la Legacy Edition, la versione cromata “replica” del primo modello costa 7.999 euro.

Il ritorno di BSA si può quindi considerare riuscito. La Gold Star è una moto ben fatta considerando che la base di somiglianza doveva essere quella di una moto degli anni ’40. Il motore offre ciò che deve, con un’erogazione fluida nonostante il singolo cilindro e un sound ottimo per un Euro5. Rifiniture e geometrie accompagnano lo stile Heritage, ma il vantaggio principale della moto è la possibilità di essere guidata con patente A2.


La BSA Gold Star è ideale per chi cerca una moto con cui fare tutto nella maniera più semplice possibile; di veri difetti è difficile trovarne per l’idea di moto che deve essere. Si potrebbe dire della sospensione posteriore o del freno con poco mordente, ma tutto è in linea con l’utilizzo finale. Solo il prezzo può far storcere il naso a chi ormai si è abituato a Royal Enfield, ma forse è proprio l’inizio di una nuova concorrenza.

 


Pregi

Facilità di guida

Finiture

Motore azzeccato

Difetti

Freno anteriore morbido

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