Con la sua Z900 RS SE (dove SE sta per Special Edition) Kawasaki mette in campo un vero e proprio tributo alle leggendarie Z1 900 degli Anni 70, mentre Yamaha con la XSR 900 propone una versione che strizza l’occhio al look delle sue mitiche 500 degli Anni 80, a cominciare dalla colorazione non a caso definita “Legend Blue”.

Entrambe vantano una parentela molto stretta con due della naked moderne di maggior successo, la Kawasaki Z 900 e la Yamaha MT-09. Moto apprezzate grazie alle loro doti dinamiche e al loro design accattivante. Due naked che le Case giapponesi hanno quindi deciso di proporre anche con un abbigliamento meno “conformista” e sicuramente ricco di attrattiva.

Un ritorno al passato quindi, almeno dal punto di vista del design, che si miscela però con la tecnica più moderna creando due moto piene di fascino che regalano grande gusto nella guida. Noi le abbiamo messe a confronto con un lungo test, fatto di semplici tragitti casa-ufficio più alcune sparate su strade collinari tutte curve, per metterne in luce ogni più piccola sfumatura.

Il gioco delle differenze: motore e telaio

Dal punto di vista tecnico le differenze sono numerose e importanti, a cominciare dal frazionamento dei propulsori. La Kawasaki è mossa dall’ormai collaudatissimo quattro in linea di 948 cc in grado di erogare 111 CV a 8.500 giri, con un dato di coppia massima che si attesta a 98,5 Nm a soli 6.500 giri. La Yamaha risponde con il suo tre cilindri CP3 da 890 cc. che eroga 119 CV a 10.000 giri e con una coppia di 93 Nm a 7000 giri. Prestazioni allineate ma con una personalità, come vedremo, del tutto diversa.

 Il telaio della Kawasaki è un tradizionale traliccio in tubi di acciaio mentre la XSR vanta il famoso Deltabox in alluminio pressofuso, che su una “classic” per una volta non stona visto che il richiamo è proprio agli anni in cui Yamaha fece debuttare questa soluzione, prima in pista e poi nella produzione di serie.

Sospensioni e freni

Reparto sospensioni di assoluto livello per la Kawasaki che sfoggia una bella forcella Showa a steli rovesciati anodizzata oro da 41 mm di diametro pluriregolabile, con un setting dedicato per armonizzarsi alla perfezione con l’ammortizzatore Öhlins S46 dotato di regolazione del precarico da remoto. Yamaha risponde con una forcella KYB pluriregolabile, anche nel suo caso anodizzata oro, abbinata ad un ammortizzatore sempre KYB ma che prevede la sola regolazione del precarico molla.  

Visto che le prestazioni in campo sono elevate, ci vogliono impianti frenanti all’altezza: per questo Kawasaki si rivolge a Brembo che fornisce pinze monoblocco M4 ad attacco radiale abbinate a dischi da 300 mm di diametro, mentre è misto l’impianto della XSR con pinze semi-monoblocco sempre ad attacco radiale su dischi da 298 mm di diametro, mentre la pompa freno sfoggia il marchio Brembo. 

Elettronica

Profondamente diverse le scelte per quanto concerne i pacchetti elettronici. Kawasaki offre il minimo indispensabile dotando la sua Z900 RS SE del solo traction control disinseribile (ottenuto senza ride-by-wire, ma con un sistema a doppia farfalla) con il chiaro intento di far rimanere la RS una moto quanto più possibile analogica.

Ben più aggiornato il pacchetto della XSR che vanta piattaforma IMU a sei assi che supervisiona gli ausili cornering: ABS, traction control, slide control e antiwheelie. Troviamo poi due riding mode con settaggi dei controlli preimpostati e uno personalizzabile dal pilota. C’è inoltre la possibilità di scegliere tra 4 diverse risposte del comando ride by wire. Di serie quickshifter e cruise control, che sulla Z 900 RS non sono invece disponibili nemmeno in opzione.  

Come vanno: Kawasaki

Sviscerate quindi quali sono le due diverse filosofie costruttive, scendiamo nel dettaglio per capire come si comportano su strada queste due naked ricche di personalità. Una volta in sella, da fermi, le differenze di approccio sono evidenti: sulla Kawasaki si è seduti molto sopra la moto, in pieno stile Anni 70. La sella è ampia e confortevole e il manubrio ha la giusta larghezza e distanza dal corpo del pilota. Sulla XSR, “figlia” degli Anni 80, ci si sente invece più dentro alla moto, la posizione in sella è più raccolta e sembra quasi di impugnare due semi-manubri.  

Fin dai primi metri entrambe regalano un approccio facile e alla portata di qualsiasi pilota. La RS si fa forte di un motore dall’erogazione perfetta anche se lo stacco della frizione è, sulle prime, un po’ brusco e necessita di un minimo di apprendistato. Guidare la Kawasaki dà sempre un gran gusto grazie ad un comfort di bordo di alto livello e una posizione in sella decisamente comoda. La RS invoglia a lasciarsi la città alle spalle per essere portata su strade di collina tutte curve dove si trova nel suo habitat preferito. Ama essere guidata in maniera rotonda usando rapporti alti del cambio per sfruttare la spinta ai medi regimi del quattro in linea giapponese.

Facile e con tanta coppia

La stretta parentela con la Z900 rimane evidente visto che, al bisogno, le prestazioni non mancano di certo e la salita verso la parte alta del contagiri resta veemente accompagnata dal latrato tipico del 4 in linea. Per scelta coerente con il tipo di moto, però, il motore resta più mansueto, grazie a diverse componenti interne, rispetto a quello della sorella Z: il limitatore arriva prima e in generale l’erogazione della sua potenza è sempre molto lineare e priva di picchi.  

La ciclistica ha nell’equilibro generale il suo pezzo forte, con un livello di capacità di assorbire le asperità dell’asfalto degno di nota pur regalando sempre un valido sostegno quando la guida si fa più impegnata. La forcella scorre alla grande e anche nelle frenate più intense non manifesta un eccessivo affondamento. Molto sensibile alle regolazioni, l’ammortizzatore svolge egregiamente il suo lavoro non mostrando mai eccessivo affondamento quando si esce dalle curve con il gas completamente in mano, e aiuta a mantenere la linea impostata con un valido supporto alla spinta degli oltre 98 Nm di coppia.

La Z 900 RS SE ama fare le curve e le affronta con un buon piglio rispondendo in maniera sempre sincera agli ordini del suo pilota. Scende rigorosa in piega pur senza essere fulminea e cambia direzione in maniera controllata e sufficientemente rapida tenendo la linea con facilità a fronte di un ridotto impegno fisico. La frenata garantita dall’impianto Brembo è molto potente, ha il giusto attacco nella prima fase e bastano davvero due dita per ottenere decelerazioni perentorie. Una moto quindi con un’estetica classica ed affascinante che regala però emozioni da moto moderna con un mix perfettamente riuscito.

Come vanno: Yamaha

Anche la XSR nasconde poco la parentela stretta con la MT-09, a cominciare dal profondo suono proveniente dal suo tre in linea. Che a conti fatti rimane il pezzo forte della casa. Un motore perfetto per tutti gli usi che vanno dalla tranquilla passeggiata fuori porta – meglio soli visto che lo spazio dedicato al passeggero non è particolarmente invitante – alle scalate feroci ai passi di montagna. Tutta l’anima da fun bike della MT, che sulla XSR guadagna un equilibrio ancora maggiore.

La diversa posizione in sella varia leggermente la distribuzione dei pesi, rendendo l’anteriore della XSR più stabile e rigoroso di quello della sorella. Così godere delle prestazioni del CP3 diventa puro gusto in ogni frangente. La spinta ai medi è fantastica e giocare con il blipper del cambio, dalla resa perfetta, è uno degli ingredienti che rendono la XSR davvero divertente.

Velocissima ed equilibrata

La naked di Yamaha invoglia alla guida dinamica, con una risposta ai comandi del pilota è sempre puntuale e priva di filtri. Prendere la corda è rapido ma controllato, cambiare direzione richiede solo il minimo impegno e mantenere la linea anche ad angoli importanti è sempre facile e intuitivo. Il pacchetto elettronico poi, davvero completo e dalla resa inappuntabile, permette oltreché di personalizzare a piacere diversi parametri di ausilio alla guida, anche di viaggiare sapendo sempre di poter contare su un’elettronica pronta a mettere una pezza ad eventuali eccessi di confidenza.  

Le sospensioni fanno egregiamente il loro dovere e non si sente la necessità di intervenire sulle regolazioni, segno che il setting di base risulta molto equilibrato. Un plauso va alla frenata che, grazie soprattutto alla pompa radiale, richiede uno sforzo davvero minimo per ottenere decelerazioni importanti. Il livello di confort non è però paragonabile a quello offerto dalla Kawasaki, soprattutto per via della sella dall’imbottitura abbastanza dura.  

Questione di gusti

Meglio la vistosa Z dal fascino vintage o la youngtimer Yamaha? Dipende naturalmente dai vostri gusti, sapendo che si tratta di due progetti giapponesi e quindi dalla qualità costruttiva e dall'armonizzazione di livello elevato.

Entrambe sono ben realizzate, con un punto in più a favore di Kawasaki che grazie alle sue verniciature raffinate, le sue brillanti cromature e i suoi chiassosi cerchi oro la rendono un bellissimo oggetto anche solo da ammirare. Un punto in più, invece, a favore della XSR per chi è alla ricerca di una moto dalla resa dinamica globale sempre da sorrisone stampato. E voi, quale preferite?

Questione di gusti

Meglio la vistosa Z dal fascino vintage o la youngtimer Yamaha? Dipende naturalmente dai vostri gusti, sapendo che si tratta di due progetti giapponesi e quindi dalla qualità costruttiva e dall'armonizzazione di livello elevato.

Entrambe sono ben realizzate, con un punto in più a favore di Kawasaki che grazie alle sue verniciature raffinate, le sue brillanti cromature e i suoi chiassosi cerchi oro la rendono un bellissimo oggetto anche solo da ammirare. Un punto in più, invece, a favore della XSR per chi è alla ricerca di una moto dalla resa dinamica globale sempre da sorrisone stampato. E voi, quale preferite?