Se sei un marchio praticamente sconosciuto con prodotti praticamente sconosciuti, farti notare a Eicma non è affatto facile. Quelli di Cake però ci sono riusciti, con uno stand nemmeno troppo grande ma molto diverso dall’impostazione tradizionale e una gamma di veicoli elettrici ben poco vistosi ma molto diversi dall’impostazione tradizionale. Il tutto con un tono “flower power”... indovinate un po’? Molto diverso dall’impostazione tradizionale. 

Non a caso, il fondatore di Cake è un designer. Si chiama Stefan Ytterborn, è svedese e prima di Cake ha lavorato sull’architettura di interni, fatto progetti per IKEA e infine fondato e diretto POC, brand che si è rapidamente affermato nel mondo degli sport invernali e della bici. Cedute le sue quote in POC Stefan ha fondato Cake con l’idea, non particolarmente rara, di realizzare veicoli elettrici diversi dagli altri.

Uncommon design

Stefan ci è senz’altro riuscito, inanellando un modello spiazzante dopo l’altro. Dopo il Kalk, bizzarro incrocio tra una eMTB e una enduro che ha iniziato a far parlare di Cake, è stata la volta del Makka e dell’Ösa, veicoli urbani il cui design – che più che minimal potremmo definire “industrial” – li ha ancora una volta fatti notare. E visto che oltre che al design semplificato gli svedesi tengono molto alla loro identità nazionale, questi modelli prendono il nome da parole dell’antico dialetto scandinavo dell’isola di Götland, dove Makka vuol dire “scatola” e “Ösa” è un verbo che potremmo tradurre con “spostare con fluidità”.

La descrizione del Makka e l’Ösa è presto fatta, visto che parte della loro identità “industrial” sta proprio nel lasciare in bella vista gli elementi tecnici, anche quelli meno gradevoli all’occhio del motociclista tradizionale come la batteria o i cavi elettrici. La sensazione di qualità generale è comunque elevata sia per i materiali che per la componentistica, pur senza arrivare alle finezze del Kalk che in alcune versioni sfodera sospensioni Öhlins, e il telaio in tubi a vista li rende simpatici. Il Makka è un incrocio tra un Piaggio Ciao e un tubone degli Anni 80, l’Ösa aggiunge un singolare trave superiore che fa da supporto non solo alla sella e al faro, ma a tutta una serie di accessori che si possono fissare con appositi morsetti: un sistema davvero ingegnoso e che aumenta la versatilità a dismisura. 

Elementi tecnici a vista

La parte tecnica è se vogliamo tradizionale: attaccati al telaio ci sono una forcella a piastra singola davanti, un forcellone con un mono collegato senza leveraggi e il powertrain, costituito da una batteria asportabile che poggia sul pianale e un motore elettrico, che sul Makka è nella ruota posteriore mentre sull’Ösa è fissato al telaio e collegato alla ruota con una cinghia. 

L’inverter è in una scatola posta nella zona sotto la sella, e il resto dell’elettronica è all’interno del display, dalla grafica sempre minimal ma dal tempo di risposta davvero fulmineo, degno della plancia di una Tesla. Ruote a raggi, freni a disco (senza ABS), comandi ridotti alle due leve al manubrio per i freni e a pochi pulsanti: tutto semplificato al massimo, compresa la gamma colori che prevede il grigio o il bianco, movimentabili dai numerosi accessori.

La componentistica Cake arriva per l’80% da Taiwan e viene assemblata in Svezia in una piccola struttura sulla costa occidentale, vicino al porto; il quartier generale è invece a Stoccolma, in una palazzina dove Cake si sta rapidamente espandendo da un paio di stanze a molti piani dove sono alloggiati il design, il marketing, l’amministrazione, gli acquisti, la gestione della rete commerciale, il post-vendita e via dicendo. Al piano terra c’è uno show-room che sembra lo shop di un museo di arte contemporanea: pareti chiare, grandi finestre e poche moto collocate tra volumi di design (non necessariamente motociclistico) e grandi poster.

Come va il Makka

Abbiamo provato le versioni “Flex”, due elettrici L1e-B equiparati a un 50 cc e che quindi raggiungono i 45 km/h; il Makka ha poi una versione L1e-A da 25 km/h (Makka Range) e l’Ösa una L3 un po’ più performante (Ösa+). I due Flex raggiungono dunque la stessa velocità di punta, ma in modo piuttosto diverso: il Makka non è particolarmente lesto allo spunto, e nonostante il motore-ruota la trasmissione ha un feeling ruvido. L’Ösa è più brillante del Makka con motore-ruota, accelera prima ma anche con maggiore dolcezza, pur se anche qui la fluidità non arriva a quella dei migliori concorrenti. 

Carinissimo e grande acchiappatore di sguardi al passaggio, il Makka non è altrettanto soddisfacente dal punto di vista dinamico. Con un interasse e un’avancorsa ridottisimi sembra subito corto e non particolarmente stabile, cosa che alle velocità raggiunte non è un problema ma compromette il feeling, ad esempio nelle rotonde. Le sospensioni hanno poca escursione davanti e troppa rigidezza dietro, quindi i fondocorsa e i contraccolpi dal posteriore non sono rari. Inoltre la protettività è ridotta al minimo, e anche se si può migliorare con gli accessori non arriva a quella di uno scooter tradizionale. 

Il radar di Dueruote: Cake Makka

Difficile trovare termini di paragone per i Cake, anche se il Makka è più ordinario nell’impostazione. Dotato di un indiscutibile fascino e di altrettanta cura costruttiva, rispetto agli scooter elettrici più diffusi è meno brillante in accelerazione e risulta meno protettivo, pur se con gli accessori è possibile migliorare la situazione. Anche le sospensioni sembrano sviluppate pensando più alle impeccabili strade del Nord Europa che non alle nostre con le loro buche, sampietrini e rotaie del tram.

Buona la capacità di carico, pur se non ottima come quella dell’Ösa. La batteria da 1,5 kWh consente di percorrere 54 km nel ciclo WMTC, un’autonomia sufficiente nel 90% dei casi quando si parla di utilizzo urbano (è più o meno la stessa del Piaggio 1), ma non certo abbondante. è comunque chiaro che ci troviamo di fronte a un veicolo che non si può valutare con i parametri tradizionali, considerando anche il pubblico al quale si rivolge.

Come va l'Ösa

Va meglio con l’Ösa, che viceversa è molto lungo di interasse, e in curva lo si sente: nelle svolte la ruota dietro “arriva” dopo un po’ ma questo non pare sia un problema una volta fatta l’abitudine. Bizzarro anche l’impatto iniziale con la lunga trave superiore, che sostiene strumentazione e faro, che non ruota col manubrio. La posizione in sella è più avanzata di quanto ci si aspetterebbe, con un po’ di carico sull’avantreno ma anche i piedi sono avanzati. L’approccio “design first” qui però funziona meglio anche dinamicamente rispetto al Makka: hai questo feeling strano legato all’interasse, ma se vuoi guidare lo senti più in mano. È insieme più stabile e con prestazioni un po’ maggiori, più in linea con le aspettative del motociclista urbano italiano.

Se si incontrano asperità le sospensioni mostrano limiti simili a quelle del Makka, con la forcella a piastra singola molto corta e dall’escursione non sempre sufficiente e un mono decisamente duro. Se però parliamo di conciliare lavoro e tempo libero, l’Ösa mostra una versatilità imbattibile potendo portare attrezzi da lavoro (alimentabili con la batteria di bordo), una tavola da surf o persino una bicicletta intera (nei limiti di quanto ammesso dal Codice stradale). 

Il radar di Dueruote: Cake Ösa

Il Cake Ösa è ancora meno ordinario del Makka, e sicuramente non ci sono termini di paragone se pensiamo che questo veicolo è in grado di trasportare una tavola da surf o una telecamera e di alimentare quest’ultima con la batteria di bordo. Batteria che assicura una autonomia quasi doppia rispetto al Makka (92 km), il che migliora anche la versatilità dell’Ösa, mentre dal lato della praticità i voti sono altissimi se non al comfort, inferiore a quello che si trova su altri elettrici principalmente per l’assenza di protezione dall’aria e dalle intemperie e per le sospensioni rigide e dalla ridotta escursione.

Le prestazioni e la fluidità della trasmissione sono migliori rispetto al fratello più piccolo; purtroppo è nettamente maggiore anche il prezzo, pur se a fronte di una qualità che anche nel caso dell’Ösa è altissima. Ma Cake punta proprio sul fatto di offrire qualcosa di unico, non solo in termini di stile ma anche di funzionalità e, presumibilmente, anche durata.

Più unici che rari

La gamma Cake è dunque un vero e proprio unicum nel panorama motociclistico: veicoli di design con grande attenzione alla praticità d’uso e una qualità al top (come da tradizione svedese). Questo fa sì che i prezzi siano tendenzialmente elevati, anche se il Makka con i suoi 4.490 euro (4.190 euro nella versione Range) resta abbordabile; più impegnativo l’Ösa, che parte da 8.890 euro in versione ciclomotore e da 10.490 euro in quella L3 targata da 9,5 CV. Accessori esclusi.

La gamma Cake è ora disponibile anche in Italia, dove è appena stato aperto il pop-up store di Milano.