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Triumph TT600

il 05/10/2000 in Moto & Scooter

Triumph TT600


di Alan Cathcart
, foto Gold and Goose





A dieci anni di distanza dalla rifondazione operata da John Bloor, la Triumph dimostra la sua straordinaria vitalità presentando un modello che non lascia spazio alle interpretazioni sui veri obiettivi della Casa inglese.

La TT600, scendendo in campo nel più agguerrito e vasto segmento del mercato motociclistico, che totalizza 150.
000 vendite annue solo in Europa, più altre 50.000 negli USA, cerca lo scontro frontale con le industrie giapponesi, e dimostra di non temerlo affatto, avendo scelto di confrontarsi proprio sul loro terreno preferito: quel quattro cilindri in linea che equipaggia le più evolute supersportive Yamaha, Honda, Suzuki e Kawasaki di pari cilindrata.
La Triumph aveva puntato nei primi anni, per il suo rilancio, sul tre cilindri in linea, ma ora, rinunciando apparentemente ad una parte almeno della sua autonomia concettuale, si adegua allo schema più in voga.




"Nella classe 600 Supersport - spiega Ross Clifford, manager della Triumph - la concorrenza è tale che non si può rinunciare a nulla, soprattutto in termini di potenza. Per ottenere da un tricilindrico la stessa potenza di un quattro cilindri, avremmo dovuto costruire un motore più grosso e necessariamente dotato di contralbero di bilanciamento. Inoltre non esiste un accordo internazionale per equiparare un tre cilindri a un "quattro" nelle corse della formula Supersport tramite compensazione della cilindrata, così come invece esiste per il bicilindrico. Per tutte queste ragioni, nel gennaio del '97 è stato dato il via al progetto del 600 a quattro cilindri".






La TT600 è una motocicletta filante ed estremamente compatta, che vanta un coefficiente di penetrazione di tutto rispetto, ottenuto a seguito di approfonditi test nella galleria del vento.

Il cospicuo investimento - si parla di 16 milioni di dollari - dedicato al progetto, traspare fra l'altro dalla cura maniacale riservata alla ricerca del minimo peso, che si traduce nel sistematico impiego di leghe leggere e di soluzioni ardite per tutti i principali componenti del motore e della ciclistica: dai carter (realizzati con un sistema di colata ad alta pressione) al telaio, ai semimanubri, alle ruote, alla forcella, che proprio per ragioni di peso è di tipo classico, anziché upside-down.




I 170 kg dichiarati sono un risultato eccellente, che pone la TT600 sullo stesso piano delle migliori concorrenti giapponesi.

Su una moto di simile impostazione, la sofisticazione tecnica è un fattore fondamentale del risultato estetico. I fan delle supersportive, dopo aver ammirato l'avvolgente carenatura e il penetrante cupolino, nonché le essenziali ruote a tre razze della TT600, non mancheranno quindi di apprezzare il serbatoio del carburante, che cela nella parte anteriore interna il voluminoso air-box da 8,5 litri, con condotti sfocianti alla base del cupolino, a somiglianza di due tubi lanciasiluri.




Il serbatoio vero e proprio, da 18 litri, è quindi arretrato in posizione quasi centrale, a tutto vantaggio del baricentro e con minimi riflessi sul comportamento della moto dei trasferimenti di carico per fluttuazione del carburante.


Motivo di vanto e di distinzione della TT600 è l'alimentazione ad iniezione elettronica, per la prima volta su una 600 prodotta in gran serie. Si tratta di un complesso messo a punto dalla Sagem e comprendente un iniettore per cilindro, un corpo farfallato con quattro diffusori da 38 mm, un sistema di autodiagnosi e un correttore automatico che adegua in tempo reale la taratura dell'iniezione alle variazioni ambientali di pressione e di temperatura.




Un altro primato della TT 600 è dato dai soli 41,3 mm di corsa del pistone, la più corta della categoria, che fa sì che il motore sia portato a dare il meglio di sé a regimi molto elevati. Per il motore sono dichiarati 110 CV a 12750 giri e una coppia di 68 Nm a 11000 giri. Le valvole sono le più grandi e le più pesanti montate su una 600, ciò nonostante, la Triumph ha ritenuto opportuno montare le doppie molle solo all'aspirazione.





Il telaio è in alluminio estruso a due montanti diagonali, con forcellone pure in alluminio. Il peso della struttura completa di forcellone è di 12,6 kg. L'impianto frenante è composto di tre dischi Sunstar con pinze Nissin, quelle anteriori a 4 pistoncini. I pneumatici originali sono Bridgestone BT 010 Sport Type.






In sella ci si trova collocati piuttosto in alto, tuttavia la posizione di guida è quasi ideale per persone di media statura, grazie alla corretta sistemazione del manubrio e delle pedane. Queste ultime inoltre si trovano ad una distanza da terra tale da evitare qualsiasi contatto col terreno in curva prima di arrivare alla massima inclinazione.





Lo sterzo è leggerissimo e qualcuno sentirà, sull'asfalto sconnesso, la mancanza di un ammortizzatore di sterzo. Tuttavia, in considerazione dell'altrimenti eccellente stabilità della moto, questo accessorio non è stato montato per non "sporcare" una maneggevolezza da primato (il merito è anche dell'interasse di soli 1395 mm).
Il cambio è il migliore fra quello provati su una moto europea e la scelta dei rapporti (quinta e sesta sono ravvicinate) è esente da critiche. L'inserimento della folle da fermo è preciso e intuitivo.

Il motore dà il meglio di sé oltre i 6500 giri, ma già a 4000 la risposta è corposa e regolare, anche se per fare sorpassi senza patemi è sempre necessario scalare un paio di marce. D'altra parte la guida impegnativa, col piede sinistro sempre in azione e l'occhio attento al contagiri, è una caratteristica propria delle supersportive, ed è ciò che ad alcuni fa preferire (per esempio) la Ducati 748 alla 916.




A 10500 giri c'è ancora un'ultima botta di potenza, che proietta la TT600 verso la velocità massima, abbondantemente oltre i 240 km/h. A quel punto mancano ancora 1000 giri all'intervento del limitatore, fissato a 13750 giri.
Triumph TT600
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