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Mostra-scambio di Imola

il 25/09/2000 in Moto & Scooter

All'autodromo Enzo e Dino Ferrari si è svolta la ventiquattresima edizione del "mercatino". "Ino" si fa per dire… Partecipazione massiccia di espositori e visitatori. Prezzi in discesa, belle moto ed "esplosione" delle classiche degli anni '70

Mostra-scambio di Imola
Moto Guzzi 500 GTS


di Alberto Dell'Orto




Anche quest'anno durante l'ultimo weekend di settembre il circuito di Imola ha ospitato la mostra-scambio più grande e famosa d'Europa, che, complice il bel tempo, ha attratto visitatori da ogni parte del mondo. La manifestazione, nata nel 1977, ha via via acquisito importanza e risonanza sino a utilizzare per i numerosissimi espositori tutto lo spazio disponibile lungo la pista, diventando un appuntamento irrinunciabile per operatori del settore e semplici appassionati.


Il sapore della kermesse, comunque, si sta sempre più allontanando dallo spirito originario: anche se i prezzi cominciano a scendere (segnale di un "ravvedimento" dopo l'impennata degli anni scorsi), lo scambio è sempre meno previsto, e qualcuno ha affermato senza mezzi termini che avrebbe accettato "…lire o marchi, ma baratti no!".

La sensazione è che, da incontro tra appassionati, le mostre-scambio si stiano trasformando in vetrina per negozianti senza partita IVA. Anche se, a onor del vero, i più seri tra questi hanno creato regolari rapporti con il fisco. E non mancano esempi di toccante genuinità.









Prima di tutto, andate ai mercatini "preparati": bisogna sapere con molta precisione che cosa si sta cercando, specie se si tratta di componenti e non di moto complete. In questo caso è meglio avere con sé le misure, un disegno o, meglio, il campione. Affidarsi alla memoria, per quanto fotografica possa essere, non costituisce una garanzia: sfidiamo chiunque a riconoscere senza dubbio un pistone tra altre decine di pezzi simili!

Poi, informarsi sulla quotazione corrente, da esperti o riviste specializzate; rendetevi conto se i prezzi sono in discesa o in salita. Questo è un buon momento per comprare, ma probabilmente le quotazioni si assesteranno ancora l'anno prossimo.

Un consiglio: puntate sulle classiche della fine anni Settanta e, soprattutto, dei primi anni Ottanta, come le BMW /7 e GS, le Laverda RGS, le Kawa GPz, le Yamaha RD e FZ, le Guzzi California e SP, le Ducati Pantah, le Honda Four, le Suzuki RG e GSX-R. Non è difficile trovare esemplari originali e in ordine a prezzi decisamente ragionevoli; in più, mentre aspettate che il loro valore salga, potete tranquillamente utilizzarle tutti i giorni.









Le trattative per i pezzi più interessanti iniziano solitamente già la sera del giorno prima dell'apertura: gli espositori si mettono in coda almeno la sera prima dell'apertura dei cancelli, visto devono allestire gli stand e montare eventuali strutture di riparo. I momenti migliori per procedere all'acquisto sono, ovviamente, quelli che permettono di fare gli affari migliori: il venerdì sera e il sabato mattina di buon'ora (quando c'è più scelta) o la domenica sera, quando gli espositori sono più disposti a scendere di prezzo piuttosto che rischiare di perdere la vendita e dover riportare a casa l'oggetto in questione. Se non si riesce a spuntare la quotazione desiderata, meglio appuntarsi i dati del venditore e ricontattarlo successivamente. Cosa che consente anche di documentarsi per evitare di beccarsi il classico "pacco", costituito da repliche o, addirittura, falsacci senza arte né parte a quotazioni da originale-conservato.


Le moto giapponesi dominano la scena dai primi Anni '70. Gli stessi modelli oggi sono protagonisti del mercato dell' "antiquariato".

Fra le tante moto giapponesi in vendita a Imola, ecco due modelli significativi del primo periodo: una Honda 125 bicilindrica in perfette condizioni di conservazione e una Yamaha XS 650, robusta bicilindrica a quattro tempi di evidente ispirazione inglese. Assieme a questi due modelli originali, abbiamo visto una special dotata di motore Yamaha XS, regolarmente immatricolata, posta in vendita dal proprietario a 3 milioni a causa delle difficoltà di omologazione.

















Le motociclette italiane si sono sempre distinte per carattere e stile, anche quando imperavano i modelli popolari ed economici.

La cilindrata era scarsa, solo 175 cc, ma a metà degli Anni '50 questa Morini Tresette Sprint, proposta a Imola nella sua veste cromatica più elegante, era una delle motociclette più rappresentative del design italiano ed una delle più eleganti sportive sulla scena internazionale. La Parilla Slughi (nella foto, un esemplare solo apparentemente disastrato, che varrebbe la pena di restaurare) fu uno dei primi tentativi di moto completamente carrozzata. Come la successiva Aermacchi Chimera, ebbe scarso successo per eccesso di modernità.





Prima due cilindri erano il massimo per una moto. Poi arrivò la Honda 750 Four e gli inglesi tentarono di contrastarla con una "triple", ma non bastò.

A Imola il tema delle bicilindriche Anni '60 e '70 era ampiamente trattato. In queste foto vediamo una MV 250 piuttosto malridotta, quasi a simboleggiare lo scarso successo incontrato all'epoca, ad onta delle vittorie in pista di Hailwood e Agostini. Molto ambito è sempre stato invece il boxer BMW, del quale mostriamo un esemplare ben conservato di R60/2 in vendita a 16 milioni di lire. La Laverda 750 SF fu forse la motocicletta italiana più indovinata del suo periodo; era una splendida bicilindrica, robusta, elegante, veloce e anche ben frenata, grazie al freno originale Laverda. La BSA Rocket 3 (10 milioni di lire l'esemplare raffigurato) ruppe con la tradizione inglese dei bicilindrici, ma quel cilindro in più non fu sufficiente ad arginare l'invasione giapponese.
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