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I viaggi dei lettori

La Via del Sale e il Parpaillon

di Nori, Muletto e Beppe il 15/03/2012 in I viaggi dei lettori

Tre amici, amanti dell'enduro "slow", partono alla scoperta di due classici percorsi tra Italia e Francia armati di moto, tende e tanta voglia di divertirsi e mettersi alla prova

La Via del Sale e il Parpaillon
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Ci siamo: sono le 4 del mattino, ci aspettano circa 1500 km in 4 giorni.
Il primo per il trasferimento al campeggio che ci farà da base per i primi 2 giorni, il secondo per percorrere la Via del Sale, il terzo per trasferirsi al Tunnel del Parpaillon, passando per il Colle de la Bonette (2800 mt.) con tutti i bagagli al seguito, visto che dormiremo lì, per poi far ritorno a casa con 500 km d'asfalto.
Come dicevamo, dato che prima di ogni nostra "avventura" non dormiamo granchè (quest'anno siamo già partiti all'alba per raggiungere Pistoia quasi interamente in Fuoristrada, per poi partecipare alla Transappennica, caldamente consigliata a tutti i possessori di Dual Sport!) tanto vale partire nelle ore fresche della giornata, anche se il meteo dà temporali e nubifragi per tutta la giornata e per tutto il tragitto.
Comunque sia partiamo: io (Nori), Muletto (la guida ed il capo-pattuglia, visto che è un orgogliosissimo e convintissimo appartenente al Genio Paracadutisti della Folgore, vanto delle nostre forze armate…) mentre Beppe ci aspetta pochi km più in là.

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Per il nostro giro, abbiamo scelto di utilizzare delle "Dual Sport" come non ne fanno più da un bel po'di tempo (una Dominator ed una XT), solo Muletto, non essendo riuscito a risolvere in tempo un piccolo contrattempo alla sua Tenerè ed in ottica affidabilità visti i km da percorrere, ha deciso di venire con l'ammiraglia, La "Enterprise", una KTM LC8 990.
Tutte gommate stradali, per non distruggere inutilmente i tasselli dato il notevole chilometraggio previsto.
Alla partenza io infilo la tuta anti-acqua, tanto è sicuro che ne prenderemo tanta, ma Muletto mi insulta dicendo che non si mette la tuta se non piove che poi si suda come bestie.
Neanche 10 km e sono già lì a inveire per l'acqua che sta bagnando il mio completo da enduro, non proprio impermeabile, che dovrò utilizzare per gli interi 4 giorni, se lo bagno già ora poi saranno dolori.
Mentre aspettiamo Beppe al punto di raduno ci infiliamo la tuta: partire di notte col buio, con nessuno in giro e per giunta sotto il diluvio ha un fascino davvero "particolare".
La cosa stupefacente è che noi siamo fermi all'autogrill bagnati e vestiti come palombari ma siamo anche carichi di aspettative per il giro mai provato prima, quindi da esplorare mediante ausilio di cartine, gps e del fiuto di Muletto.
Noi ridiamo e scherziamo; gli altri viaggiatori, scesi belli asciutti dalle loro auto in abiti molto più confortevoli sono visibilmente contrariati e tristi!
E meno male che l'acqua la stiamo prendendo noi! Cosa non fanno la passione per la moto e l'animo dell'endurista!
Del resto gli sms scambiati immediatamente prima della partenza recitavano: "Il giro si terrà anche in caso di bel tempo".
I chilometri scorrono tranquilli sul filo della stratosferica velocità di "100 orari", tra una folata di vento, un acquazzone che col casco da enduro sembra sparare degli aghi sul naso e sul viso, una pausa in autogrill per il rifornimento meccanico ed umano.
Nel primo pomeriggio finalmente il meteo ci grazia: smette di piovere proprio mentre arriviamo al campeggio nei pressi di Nava (Imperia), ci si toglie le tute e si scaricano i bagagli per iniziare a montare le tende.
Beppe, alla seconda uscita in off della sua vita (la prima è stata in occasione di un corso di guida fuoristrada tenuto dal Club Ténéré Italia) ma protagonista l'anno scorso di un viaggio in moto fino in Nepal, durato 3 mesi, ha subito una sorpresa: la tenda che ha preso in una ferramenta a 25 euro si rivela adatta alla spiaggia o alla pesca, in quanto il telo protettivo esterno la copre solo parzialmente.
In campeggio però ci dicono che la notte precedente la temperatura è scesa sotto i 10 gradi (siamo a metà Luglio…) senza contare che dovremo dormire anche sul Parpaillon a quota 2.600 mt.
Quindi il consiglio è di chiedere sempre di vedere la tenda montata prima di acquistarla. Montate le tende ceniamo presso il ristorante del campeggio dove, per le 2 notti e le 2 cene spenderemo solo 35 euro a testa.
La Via del Sale e il Parpaillon
Se il primo giorno si poteva considerare di "trasferimento", il secondo giorno coincide per noi con la "Prova speciale".
Infatti ci accingiamo ad affrontare gli sterrati della cosiddetta Via del Sale, da Monesi a Limone Piemonte, anche se poi il nostro giro sarà più ampio.
Quindi partiamo scarichi (si fa per dire, lasciamo tende e sacco a pelo ma la dotazione di ricambi/camere d'aria/leve/attrezzi ha comunque un suo "peso" ) e si va con Muletto che ci guida come un grande condottiero, fermandosi di tanto in tanto ai bivi a consultare con grande sicurezza le sue adorate cartine.
Con un endurista-paracadutista come guida vi sentirete sempre tranquilli in ogni luogo, come quando dei villeggianti su 4x4 ci hanno chiesto se avevamo qualcosa per medicare una ragazzina che non riusciva più a camminare per le vesciche che le si erano formate, ed il nostro parà ha tirato fuori una dotazione di pronto soccorso in dotazione all'esercito da far impallidire una qualsiasi farmacia!
Inconvenienti registrati: perdita della targa di Beppe, il cui telaietto artigianale saldato da un amico la sera prima della partenza ci era subito sembrato, per la verità, poco adatto alle sollecitazioni delle pietraie.
Fortunatamente Beppe in quel tratto viaggiava in centro al nostro piccolo convoglio, per cui l'ultimo della fila è riuscito a recuperare la targa.
In tutto percorriamo circa 150 km, soprattutto di fuoristrada, e dai 900 mt. circa del campeggio saliremo oltre i 2.200 mt per poi fare ritorno felici alla base.
Doccia a gettoni, cena, risate, racconti sulle mille suggestioni della giornata e a nanna presto che l'indomani si devono smontare le tende per trasferirci verso il tunnel del Parpaillon carichi di bagagli, ripercorrendo una parte del percorso del giorno prima in off, ma concedendoci (visto il carico) un lungo tratto su bellissime e tortuose strade asfaltate che ci porteranno in Francia e quindi alla nostra destinazione.
La Via del Sale e il Parpaillon
Davanti all'ingresso del mitico tunnel
La mattina Muletto ci ammonisce di sbrigarci sennò ci lascia al campeggio.
Ci confida che Napoleone vinse tutte quelle battaglie perchè era in grado di schierare il suo esercito in tempi brevissimi, mentre i nemici si stavano ancora preparando... Sarà, ma io e Beppe, essendo in ferie, vorremmo prendercela un po' più comoda; ma alla fine avrà ragione "Napoleone".
Si riparte, le moto sono incredibilmente divertenti anche su asfalto e anche con quel carico; ci vien da sorridere ogni volta incrociamo le traiettorie con tutti quegli stradisti strizzati nelle loro tute di pelle che non sanno neanche cosa si perdono.
Tra un ristoro con omelette al prosciutto e formaggio, un rifornimento, una interminabile ed inebriante serie di bellissime curve dal disegno davvero tortuoso ed affascinante arriviamo presso il Colle de la Bonette.
Il transito del passo (quota 2.800 mt, pieno di turisti in moto, auto, biciclette etc.) mi "obbliga" a regolare la carburazione del mio Dominator: finalmente scopriamo che questa è l'unica causa dell'alimentazione irregolare che saltuariamente la affliggeva.
Giungiamo quindi ad un cartello nei pressi di La Condamine che ci comunica di essere a 12 km dal tunnel nostro obbiettivo, di questi 10 si riveleranno fortunatamente essere sterrati.
Ne approfittiamo per approvvigionarci d'acqua, di una bottiglia di buon vino rosso e di varie baguettes.
Sinceramente avevamo immaginato il nostro agognato tunnel più inaccessibile: l'aver incontrato dei "pazzi" che scendevano su normalissime Astra, Corsa e Focus, incuranti dei danni alle sospensioni e al sottoscocca che potevano provocare alle loro auto, ci ha tolto inizialmente un po' di poesia.
Ma la sera, attraversato il tunnel, scelto il versante sul quale fermarsi per la notte, montato il campo base, preparato e consumato il rancio caldo con grande voracità dato il freddo e la lunga giornata passata alla guida… Alla fine rimaniamo finalmente soli con le nostre due tende, le tre moto orgogliosamente ritte di fianco, le marmotte che fanno capolino curiose dalle loro tane di tanto in tanto, un'aquila che volteggiava superba sopra di noi...
Abbiamo dimenticato quelle auto e tutto il resto di civiltà presente a qualche decina di km, per goderci un tramonto da sogno, nel silenzio più assoluto, se non fosse stato per le sferzate del vento che sembravano volersi portare via le tende e che facevano persino scuotere le moto sui loro cavalletti.
Appena il tempo di allestire il nostro rifugio per la notte e preparare la cena che, una volta calato il sole dietro la montagna, la temperatura si è abbassata drasticamente e la mancanza di luce e locali dove passare la serata ci ha consigliato di ritirarci all'interno dei nostri ripari di tela senz'altro indugio, nonostante fossero appena le 9 di sera.
Ma Muletto non ci ha fatto mancare la sorpresa della compagnia di splendida musica suonata dal suo navigatore: veramente indescrivibile sentirsi rasserenare dalla musica che risuonava tra quelle esili tele mentre lì fuori il vento urlava impetuoso.
Si scambiano ancora battute tra una tenda e l'altra, si fanno i complimenti a Beppe che alla sua sola seconda uscita in off ha superato con le sue sole forze anche i tratti più impegnativi del percorso e che al battesimo del fuoco ha dimostrato di avere davvero l'animo dell'endurista.
Tenace, indomabile, pronto a mettersi alla prova e mai incline a lamentarsi anche quando questa si dimostrava più dura del previsto, bravo !
La Via del Sale e il Parpaillon
La mattina purtroppo segna la seconda tappa di trasferimento della nostra breve spedizione, per cui si rismonta tutto, si raccolgono le tracce della bisboccia serale (una bottiglia di buonissimo Chateau sorseggiato elegantemente "a canna" , dato che avevamo scordato i bicchieri, ad accompagnare la zuppa di fagioli), si caricano le moto e si puntano le ruote verso casa, da cui ci separano circa 500 km di strade purtroppo asfaltate.
Ma il poco tempo a disposizione non ci permette altre esplorazioni sterrate.
Una raccomandazione a quanti decidessero di ripercorrere queste splendide sterrate: tenete sempre presente che sono aperte al traffico e che quindi incontrerete di tutto, come successo a noi.
Dagli escursionisti a piedi, a quelli in mountain bike, dai giovani motociclisti su monocilindriche racing che guidano come in gara e non ancora "educati" alle regole dell'enduro sicuro e rispettoso di tutti gli altri utenti della strada e del fuori-strada, ai mastodontici ed ingombranti fuoristrada tedeschi, olandesi, svizzeri e austriaci che procvedono anche in colonne meccanizzate, neanche stessero provando un'invasione.
Quindi occhio alla velocità che deve essere obbligatoriamente ridotta, alle curve cieche ed ai tratti esposti, senza protezioni a valle...
Per il resto si tratta di splendidi panorami e divertimento di "alta quota".
Ringrazio i miei due compagni di avventura, che è stata davvero piacevole anche per la complicità e la collaborazione che si crea ogni qualvolta ci sia il collante di una passione in comune, la Passione per l'enduro!
La Via del Sale e il Parpaillon
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