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I viaggi dei lettori

Desert Challenge Atacama Cile 2001: le lagune della Cordillera

il 08/03/2001 in I viaggi dei lettori

L'affascinante sfida volge al termine, tra scenari incantati. Sempre più ad Est tra bellezze naturali le altissime vette dell'Ojos del Salado, a due passi dal tetto del mondo

Desert Challenge Atacama Cile 2001: le lagune della Cordillera
L'Ojos del salado, il vulcano più alto al mondo con i suoi maestosi 6893 metri


di Piero Batini








L'avventura prosegue verso Est ed è sempre più magica, affascinante e intensa. Si sale, sempre più in alto e Edi Orioli lascia El Salvador insieme al gruppo che compone la spedizione. E' il pomriggio del 4 marzo, con il sole basso sull'orizzonte la Transalp fila verso Ovest, tra le cordillere Domeyko e Claudio Gay in una scia di polvere luminosa.

L'immenso Salar di Pedernales compare all'improvviso, bianco, abbacinante, inondato dalla luce calda del tramonto. Sulle rive del lago salato viene montato il bivacco tra le mura delle rovine della vecchia miniera inglese di borace. Sarà la base di partenza delle "missioni" dei giorni successivi. E all'aba del 5 marzo, dopo una notte con la colonnina del termometro scesa a -5 Edi Orioli "infila la prua" della sua Honda nella valle del Rio Negro verso le cascate del Juncal e della sorgente termale che interrompe il corso del torrente dal letto nerissimo.






Si sale molto, e si riscende all'improvviso, e ad ogni ascensione il paesaggio lascia senza fiato: dalle alture spazzate dal vento lo sguardo si perde nelle vallate che custodiscono i laghi verde smeraldo delle lagune della parte più affascinante della cordillera delle Ande: Bravas, Bajo, il Salar Piedra Parada ed una piccola laguna che si scorge dal confine con l'Argentina. Nel largo anello la sosta inquietante nella Stone Animal Valley, dove le rocce erose dal vento evocano forme di animali preistorici. Sempre a quote elevate, tra i quattro e i cinquemila faticosi.

Ed il sei mattina tocca all'Ojos del Salado, il più alto vulcano del mondo, considerato spento. La rotta dei Salar piega a Sud, si insinua ancora verso l'Argentina oltre la dogana isolata tra le montagne, scorre i picchi Tres Cruces, Carranca Blancas, della Mula Muerta. Poi Edi lascia la pista principale e punta a Sud verso l'Ojos. L'ascensione si fa sempre più dura, magnifica, le ruote affondano nei detriti sabbiosi del vulcano trasportati a valle dalle nevi sciolte. A 5.100 metri sul livello del mare, nel rifugio avviene l'incontro con gli alpinisti di altre spedizioni e c’è anche il record (5.530m) per questa poderosa bicilindrica. Poi di nuovo a valle, la deviazione "obbligata" verso la meravigliosa Laguna Verde, infine la sosta al posto di controllo della Ola ed il rientro felice al bivacco.
Euforia e baldoria. Il giorno dopo la picchiata di 4.000 metri nella vallata infinita che porta a Copiapo, ed il finale divertito e divertente sulle dune di sabbia (e tra esse, per i cileni, ancora il richiamo di quella considerata più alta: una "parete" di quasi 1 km).
In motel ci si riprende dalla fatica, ma si fa ancora baldoria dagli amici di Giorgio De Gavardo, Focho e Franklin. Si rientra a Santiago del Cile, per la parte della "sintesi" pubblica del viaggio nel "Deserto più bello del mondo" (e questa volta hanno ragione i Cileni). Sui giornali è in bella vista il disastro della Valle di San Pedro de Atacama, devastata dal maltempo.
La Gallery

L'Ojos del Salado

di Piero Batini

di Piero Batini




6893 metri sul livello del mare, si contende con l'Aconcagua il primato della vetta più alta del Sud America. Il vulcano non è in attività, ma le fumarole sono accese. I cileni tagliano corto: è il vulcano attivo più alto del mondo. L’ Argentina è a Sud Est, mentre il Cile da questa parte. La pista appare difficile, si inerpica e si confonde con tracciati contorti dell'idrogeologia. Terreno smosso e guida sempre più impegnativa. Ma non fa freddo, anzi, per fortuna il sole picchia non filtrato e brucia la pelle. Ad ogni livello di quota, il panorama cambia e sconvolge per la sua bellezza.

Soste programmate per il controllo dei parametri di assorbimento dell'ossigeno: perfetti. A 5.100 c’è il campo base installato dall'Università di Atacama, l'incontro curioso con una spedizione di "andinisti" composta da cileni, spagnoli e tedeschi. La Honda fa un certo effetto, quassù, domina con i suoi colori dell'avventura. La cima trigemellare si scorge netta, coperta di neve fresca, chiaramente inaccessibile in queste condizioni meteo. Edi riflette ad alta voc: “Fossi andato su a novembre...!”.
Fuori comunque la bandiera. In prossimità della vetta fa un effetto particolare, evoca la storia dell'alpinismo, l'epopea dela montagna conquistata, ed a queste condizioni spingersi fino al limite è parte del gioco, affascinante. La Transalp si arrampica fino a dove riescono a "grafiare" le gomme più lontane dell'immaginazione, le "Desert". A 5.350 metri c'è una piccola terrazza che domina su una "cartolina" irripetibile, mai vista. E anche questo è Atacama, Desert Challenge.

Gli strumenti registrano il record, controllano i dati del pilota e della moto. Il fiato è corto, compensa la rarefazione dell'aria, sensibile a queste quote. Valeva la pena di arivare sin quassù, vale la pena che ci arrivino tutti queli che hanno intenzione mettersi in viaggio per vedere qualcosa di unico cheè ancora capace di smorzarci il fiato nei polmoni. Ma non è ancora finita, dal punto di vista delle emozioni...


di Piero Batini




Quando si scende dalla montagna la fatica si affaccia di colpo. E' chiaramente come aver consumato molto, ed in poco tempo. Non è una questione di allenamento o di acclimatamento alla quota. Il fisico consuma decisamente di più, ed è "distratto" dalla bellezza di quello che vedono gli occhi e dalle emozioni che si innescano.

L'altura, l'aria tersa e chiara, il freddo pungente e i raggi del sole sono caldi. La sensazione reale di fare qualcosa di eccezionale, se non proprio una conquista almeno il mettere alla prova le proprie capacità confrontandosi con qualcosa che non bisogna proprio lasciare indietro: la natura nelle sue espressioni più belle, originali.

Scesi dal Ojos del Salado e rientrati sulla pista principale che porta in Argentina all'altezza delle Hostaria Murray (saltata in aria anni fa per una disattenzione), si piega ad Est per andare ad incrociare il paradiso delle Lagune della Cordillera: la Laguna Verde. E' un posto incredibile, bellissimo. Le rocce vulcaniche si sono sgretolate intorno al lago verde, fondendosi in tonalità smeraldo e creando terrazze dalla pareti perfettamente levigate e verticali.
Tutto intorno alla pianura altipianica del lago, a 4.325, la più alta concentrazione di alte cime della intera Cordillera delle Ande, spettacolare. Vette innevate che si lanciano nel cielo, per l'occasione nuvoloso. Il Viaggio di Edi Orioli era cominciato con l'emozione sensazionale del Lago Chungara, all'estremo Nord del Cile e del Deserto dell'Atacama, e si conclude con uno scenario che ricorda quello del Lago più a Nord del Paese. "Lasciatecelo dire" - comunica Edi emozionato: "Questo Desert Challenge è stato una lunga collana di emozioni solo appena immaginate!”


di Piero Batini




Franklin è stato contattato giorni addietro da Giorgio. Lo troviamo alle porte della città di Copiapo. Il Desert Chalenge 2000, la "Missione Ténéré", aveva avuto come obiettivo lo scenario stupendo delle dune del deserto dei deserti, ed è sembrato opportuno, ad Edi, ricreare il collegamento ideale con uno scenario simile. Del resto, ancora una volta, i Cileni della spedizione l'avevano annunciato: "Abbiamo le dune più alte del mondo”.
Non si tratta di conquistare o di sottoporsi ad una nuova sfida: semplicemente di andare a verificare anche questa ultima (ma forse no) opportunità offerta dall'incredibile Deserto dell'Atacama, divertendosi.
Trenta km a sud ovest di Copiapo ed eccole lì: dune a perdita d'occhio, sullo sfondo dello scenario delle Ande, seppure osservate da valle. E' l'ultimo giorno del Desert Challenge "attivo", e diventa il finale funambolico del pilota del deserto che si diverte tra queste incredibili onde di sabbia, effettivamente altissime, con la moto che lo ha portato sin qui, impeccabile.

Franklin ha un'XR, Orioli l'esperienza ed il talento. Ma buttarsi a "fittone" giù dal cordone altissimo è pur sempre qualcosa di diverso e di nuovo, sempre affascinante per chi ha la "passione dentro". Poi si aspetta tutti insieme il tramonto, per le foto sulla duna più alta. Alla sera ci attende la festa da Alfonso, anfitrione ed amico fraterno di Giorgio De Gavardo. Faremo le cinque di mattina, offuscati da diverse, eccellenti "ondate" di Pisco, l'"aguardiente" distillata dal vino che è il liquore "Nazionale", in Cile. La mattina ci sarà da caricare la moto sul pick-up, per rientrare a Santiago dove attendono i cerimoniali di rito della Missione del Desert Challenge "Atacama Chile 2001". Compiuta.
Desert Challenge Atacama Cile 2001: le lagune della Cordillera
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