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I viaggi dei lettori

Attraverso la Val D'Aosta

di Matteo e Anna il 03/11/2011 in I viaggi dei lettori

I nostri amici sono partiti dalle Marche in sella alla loro Honda CBF per una settimana su due ruote alla "conquista" delle vette più alte d'Italia. Eccovi il loro racconto

Attraverso la Val D'Aosta
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Seicento e più chilometri separano la dolce Vallesina, ondulata terra di Verdicchio, dagli alpini insediamenti della Val d'Ayas, all'ombra del Monte Rosa.
L'adriatica brezza gradualmente si perde nella fertile piana padana, maledettamente afosa in agosto quando arranchiamo di casello in casello.
Fino alle prime verdi increspature, anticamera di maestose vette.
Valigie laterali morbide, zainetto e borsa da serbatoio per sei giorni di tornanti su dignitosi asfalti, fra panorami mozzafiato e sapori d'altura.
Dalle Marche alla Valle D'Aosta in sella alla nostra City Bike Fun da 77 cavalli, quadricilindrica giapponesina che vuole sentirsi La Poderosa innanzi alle ben più attrezzate super-turistiche.
Destinazione Champoluc, a 1.568 metri sul livello del mare, la prima gradevole sorpresa al termine dell'estenuante viaggio autostradale.

Hai fatto anche tu un viaggio, una vacanza, un itinerario in moto che scatenano la libidine di un vero motociclista? Mandaci il racconto e le foto all'indirizzo: redazione@motonline.com
Un accogliente paesino in frizzante letargo estivo, campo-base di passeggiate in quota ed impegnative escursioni, che d'inverno si trasforma in rinomata stazione sciistica.
Da qui si snoderanno le nostre motociclistiche avventure, non prima di aver acquisito utili informazioni logistiche (apprezzabile il roadbook realizzato dall'Assessorato al Turismo con una ventina di suggestivi percorsi su due ruote).
Giro di chiave, pulsante di start e via, alla scoperta dei quattro Grandi (Bianco, Cervino, Rosa e Gran Paradiso).
Gressoney-La Trinité (Stafal) è la tappa inaugurale, a circa 40 chilometri di emozionanti curve - in pieno territorio Walser - dalla graziosa Pont-Saint-Martin.
Un itinerario che serba gelosamente culture, idiomi ed usanze differenti, amalgamate fra loro dalla quieta grandezza del Monte Rosa.
Picnic in area attrezzata al gusto di fontina, immancabile a pranzo e cena, e ritorno al vigoroso ponte romano sul torrente Lys.
Si prosegue verso Champorcher, meta aspra e selvaggia che ha messo a dura prova il nudo CBF, nonché la serenità di pilota e co-pilota alla vista dell'indicatore (in perenne ascesa) della temperatura motore, non certo agevolato dal clima di inizio agosto.
Ammirare il fotografato Forte di Bard, al rientro a fondovalle, ha restituito un bel sorriso a mamma Honda e tanta coppia a conducente e passeggero-navigatore, imprescindibile per programmare il secondo round.
Ci viene in aiuto il roadbook: Aosta e, a poco meno di 2000 metri d'altitudine, l'imponente diga di Place Moulin, una delle più estese d'Europa.
Ma solo dopo aver varcato il Col de Joux, frequentato valico a 1640 metri che congiunge Brusson a Saint Vincent regalando scorci impressionanti.
Niente Casino della Vallée, si procede verso il capoluogo valdostano per poi arrampicarsi di nuovo. Il caldo urbano lascia spazio, attraversando la Valpelline, a temperature decisamente più grintose nel penetrare caschi, giubbotti e guanti tecnici.
Gli asfalti, come al solito, si presentano in ottime condizioni, ad eccezione di un ultimo tratto piuttosto angusto che consente tuttavia di avvicinarsi all'interminabile distesa d'acqua, lievemente adagiata fra cime più o meno alberate e, al di sopra di esse, silenziosi ghiacciai.
E' d'obbligo una sosta alla locanda per degustare prodotti tipici.
Attraverso la Val D'Aosta
Il Lago Blu
Courmayeur ed il Monte Bianco ci attendono il terzo giorno di rombante peregrinare. Undici sudati euro di A5 distanziano Verrès, all'imbocco della Val d'Ayas, da Morgex, investimento che si rivela in parte vano a causa di un'inquietante nube nera che impedirà ai nostri occhi di soffermarsi sui celebri 4810 metri (e ai mezzi tecnologici di immortalarne la bellezza).
La pioggia, per fortuna, sarà abbastanza clemente permettendoci di visitare Courmayeur, molto più democratica in estate.
Ma rinunciamo a La Thuile e al passo del Piccolo San Bernardo: alla prossima. Sottilmente infastiditi dal maltempo vaghiamo in cerca di riscatto, implorando il sole.
Che finalmente arriva, conducendoci fino a Cogne, nel parco nazionale del Gran Paradiso. Appagante il percorso, guastato esclusivamente da Giove Pluvio.
Ed ancor più affascinante l'abitato, reso immeritatamente tetro dall'accanimento mediatico che lucra sulla tragedia.
Si torna in camera nel bed & breakfast che ha quotidianamente rigenerato muscoli e psiche, grazie anche a colazioni superbe (www.levieuxrascard.com).
Ultima tappa in quota - e che tappa (2000 metri s.l.m.)! - Cervinia ed il Lago Blu, l'ennesimo itinerario al cui cospetto i passi appenninici più gettonati appaiono mulattiere.
Moto ai box il giorno precedente alla partenza: si opta per la passeggiata nel bosco di Barmasc costeggiando il Ru Courtod, timido canale di montagna.
E' ora di tornare a casa, purtroppo. Ma all'altezza di Bologna, fra la noiosa A1 e l'altrettanto monotona A14, il bollino nero del traffico (associato alla smania di testare il valico degli smanettoni) ci spinge verso la Futa.
Transitiamo quindi per Firenze e prendiamo per Siena, sostando una notte nella piacevole, ma satura di fameliche zanzare, Greve in Chianti, in un ospitale b&b dal bel giardino (www.chiantirooms.it).
Pittoresca la piazza del paese, ricca di anglosassoni turisti che mixavano allegramente cantucci, vinsanto e vino rosso, ignorando le potenziali conseguenze del day after.
Non ci riposiamo nemmeno il settimo giorno (puramente casuale la citazione biblica): pennellate in Chiantigiana, pausa caffè al Lago Trasimeno, slalom sul deteriorato asfalto di Valfabbrica e rimpatrio a Jesi.
Sguardo veloce al contachilometri che indica 2.350, ma con il manubrio già proiettato verso la Baviera e la Foresta Nera.
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