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Costo patente moto: ecco la nostra inchiesta

Marco Gentili il 19/04/2018 in Burocrazia

I costi della burocrazia, un esame teorico, le lezioni di guida e tre test pratici di valutazione: ecco come un ragazzo che, a partire dai 16 anni, vuole conseguire tutte le licenze per guidare la moto arriva a spendere un patrimonio

Costo patente moto: ecco la nostra inchiesta
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I giovani non vanno più in moto, preferiscono investire i loro soldi (o meglio, quelli dei genitori) in altre tipologie di beni. Il nemico numero uno, la vera alternativa alla moto, ormai si chiama smartphone. Ma è vero? Forse il problema sta a monte e non riguarda né lo smartphone, né la passione calante nei confronti delle due ruote a motore. La questione principale è che, conti alla mano, un ragazzo che intende conseguire anche la semplice patente A1 a 16 anni è costretto a dissanguarsi. E ancor più desolante è il panorama per chi intende fare il filotto delle tre patenti per moto rispettando le tappe: dalla A1 a 16 anni fino alla A completa a 20, tirerà fuori dal portafogli circa 1.000 euro. Insomma, tra costi burocratici e assicurativi, l'Italia non è un paese per neopatentati. Ma procediamo con ordine.

Il quadro generale

La crisi si è fatta sentire anche nel numero di licenze di tipo A rilasciate. Nel 2004 - anno di picco massimo - sono state promosse 390.446 persone, tra esami di teoria e pratica. Nel 2016 (ultimo anno per cui sono disponibili le rilevazioni complete del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) erano 202.666, praticamente la metà. Tanto per fare un confronto col mondo dell'auto, nello stesso periodo del 2016 i promossi agli esami per la patente B sono stati cinque volte tanto: 1.080.636. E non possiamo dimenticare che, non più di 10 anni fa (quindi in una fase di crisi già conclamata per il mercato delle due ruote), il numero dei patentati con licenza A era comunque di 220.726 unità. Eppure in questi ultimi anni si sono visti notevoli segnali di risveglio, soprattutto da parte dei motociclisti più giovani.

Le patenti A1 infatti sono passate dalle 37.502 del 2014 alle 50.399 del 2016. Numeri incoraggianti, che però non fanno festeggiare troppo: basta guardare appena più indietro nel tempo per rendersi conto che nel 2011 (anno peraltro molto difficile per le immatricolazioni del nuovo) le stesse patenti furono 56.087. Calano in modo lento e inesorabile invece le patenti AM, mentre crescono, a ritmi comunque contenuti, le A2 e le A (che nelle rilevazioni statistiche sono raggruppate sotto la stessa voce e per le quali non è possibile avere dati scorporati).

Motociclisti di ritorno

Come interpretare questi dati? Il numero delle patenti AM - legate in gran parte al fenomeno dei quadricicli leggeri, percepiti come più sicuri dai genitori rispetto al classico cinquantino a due ruote - ha conosciuto un boom negli anni in cui per conseguirla era sufficiente frequentare i corsi organizzati dalle scuole, ma da quando nel 2013 è diventata una patente "vera" (con l'obbligo di un esame pratico) è diventata un oggetto richiesto solo dall'utenza più motivata a guidare un mezzo per muoversi in autonomia. Le patenti di categoria A2 invece rappresentano, a detta dell'associazione italiana scuole guida, un fenomeno che caratterizza in sostanza i motociclisti di ritorno, ossia quegli automobilisti che, stanchi di restare imbottigliati nel traffico, decidono di rivolgersi ai maxiscooter per risolvere i problemi spiccioli di mobilità urbana e quindi prendono la patente a fini meramente strumentali.

Il peso della burocrazia

Ipotizziamo di dover conseguire una patente (ad esempio, la A1) o un qualunque passaggio di categoria (come il salto alla A2, o il conseguimento della A). Per ogni licenza, sia da privatisti che attraverso le scuole guida, ogni volta dobbiamo affrontare gli stessi costi burocratici, ossia i bollettini da pagare in posta (oppure on line, per chi ha più dimestichezza con la tecnologia) per ottenere i necessari bolli e il foglio rosa, che ha una validità di sei mesi. Si tratta di tre versamenti distinti, su altrettanti conti correnti: uno da 26,40 euro, uno da 16 e un ulteriore bollettino da 16 all'atto della prenotazione della prova pratica. E siamo a 58,4 euro. A questi si aggiunge il certificato medico anamnestico (cioè quello che attesta il buono stato di salute psicofisica del candidato alla patente), che può essere rilasciato da un medico di base. Per questo certificato - che ha una validità di tre mesi - ipotizziamo un costo medio di 50 euro circa, anche se abbiamo avuto segnalazioni di medici di base che in certe zone d'Italia lo fanno pagare 100 o 120 euro.

A questo bisogna infine aggiungere la visita medica vera e propria a cura dell'Asl o dell'ufficiale sanitario preposto (ad esempio, in una delegazione Aci) che costa altri 30 euro scarsi. Tirando le somme, i soli costi burocratici ammontano a 140 euro - centesimo più, centesimo meno - per ogni patente. Che possono anche lievitare in alcuni casi limite. Esempio pratico: un giovane aspirante motociclista svolge tutte le pratiche, prende il foglio rosa, tenta di superare l'esame ma viene respinto alla prova teorica. Se lascia scadere il foglio, che vale sei mesi, deve ripetere l'intera procedura da zero non solo ripagando - com'è ovvio - tutti i bollettini, ma anche tutti i certificati e le visite mediche. Un'autentica demenzialità e un inutile balzello in più per l'utente: se avesse passato l'esame, il certificato sarebbe stato valido per tutti i 10 anni a seguire (ovvero fino al momento del rinnovo), mentre con le regole vigenti, se non si supera l'esame, è come se quel certificato non fosse mai esistito.

La scuola dell'obbligo

Dati alla mano, il numero dei privatisti è sempre minore. Il ruolo delle scuole guida, soprattutto nel caso delle patenti A1 e A2 (che di solito si rivolgono a un pubblico più giovane e quindi con minore capacità di spostamento) diventa quindi cruciale e insostituibile, soprattutto se si ha la sventura di vivere a molti chilometri di distanza da un ufficio della Motorizzazione. La scuola guida offre un servizio a pagamento, e in quella somma comprende anche il costo intangibile dello svolgimento delle pratiche burocratiche: è il responsabile dell'autoscuola che si occupa di smaltire le scartoffie, recarsi negli uffici preposti e via discorrendo.

La scuola guida è quindi - soprattutto nelle realtà di provincia - una sorta di ufficio di prossimità a cui molti si rivolgono semplicemente perché è più comodo del "fai da te". Solamente un genitore in odore di santità è disposto ad alzarsi presto, prendere permesso dal lavoro e mettersi pazientemente in coda alla Motorizzazione per la patente del figlio sedicenne. Senza poi considerare il ruolo di formazione dell'autoscuola: qui si frequentano le lezioni teoriche e, chi lo ritiene opportuno, fa le guide con l'istruttore.

I costi visibili

Già, ma quanto costa la scuola guida? Nella nostra inchiesta abbiamo interpellato in incognito autoscuole in giro per l'Italia, concentrandoci su capoluoghi di provincia e centri più periferici. E la forbice di prezzo che ci siamo trovati ad affrontare è più o meno la stessa. Per un primo conseguimento di patente si spendono in media 280-300 euro. Con una differenza geografica sorprendente: a essere più care non sono le città, ma i centri di provincia. Il motivo è semplice: nelle grosse realtà le autoscuole si consorziano, la concorrenza favorisce un livellamento dei prezzi e l'offerta non manca. Nei piccoli comuni spesso le autoscuole operano in regime di monopolio: c'è un solo soggetto che offre il servizio e al consumatore non resta molta scelta. "Difficile trovare autoscuole che praticano prezzi stracciati - racconta a Dueruote la responsabile di una grossa società di pratiche auto e moto del Torinese, che preferisce rimanere anonima - anche perché, come molte aziende, anche le scuole guida devono rispondere alle tabelle dei minimi previsti dagli studi di settore. Bisogna sempre diffidare se qualcuno pratica tariffe troppo basse".

La vera discriminante resta sempre il fatto di dover sostenere o meno l'esame di teoria. Il quale, una volta conseguito per la prima patente che si prende, resta valido anche per i passaggi di grado successivi. Per sostenere l'esame teorico infatti bisogna conteggiare le ore in aula (25, divise in due mesi di lezioni) per cui bisogna pagare l'istruttore, le dispense e i libri per studiare ed esercitarsi, oltre ai costi per sostenere l'esame in Motorizzazione, quella che viene definita "presentazione all'esame". Questo è un costo suscettibile di variazioni, visto che l'attuale quadro legislativo non prevede un numero minimo di lezioni pratiche da fare. In teoria, chiunque può prendere la patente senza fare nemmeno un'ora di pratica. Ma nessuno si prende questo rischio: anche chi sa già guidare svolge almeno una lezione o due per imparare i trucchetti del mestiere per superare l'esame (che, ricordiamo, dev'essere svolto indossando abbigliamento tecnico protettivo, oltre al casco). Per un'ora di lezione si parte da una spesa minima 30 euro (che possono salire fino a 40), che vanno conteggiati in più e aumentano la spesa finale.

Le spese nascoste

La prima delle obiezioni che viene fuori è: perché la scuola guida per le moto è così cara? Nella cifra che si corrisponde alla scuola sono compresi tutti quei costi che la struttura sostiene ma che non sono visibili a occhio nudo. Ce li elenca Emilio Patella, segretario nazionale autoscuole dell'Unasca: "Ogni volta che l'esaminatore va fuori sede è l'autoscuola che gli paga la trasferta. E ogni scuola guida deve essere dotata di almeno un mezzo per ogni tipologia di patente, sia con cambio, sia con trasmissione automatica. E sempre parlando di moto, non dimentichiamo che queste sono coperte da una polizza assicurativa speciale e molto onerosa, che copre contro ogni tipo di sinistro l'aspirante patentato".

La grande discriminante sono le lezioni pratiche. Che diventano un salasso, se uno inizia a prenderne cinque o sei: "La patente per la moto costa di più alla scuola guida rispetto a una licenza per auto - replica Patella - pensiamo solo alla guida. Con l'auto è necessaria una sola vettura, e un istruttore può uscire col candidato su strada pubblica. Con la moto è tutt'altra cosa: la scuola deve avere più mezzi in garage. Poi per ogni ora di lezione vengono fornite allo studente tutte le dotazioni di sicurezza previste dalla legge (casco, giacca, guanti e ginocchiere protettive; ndr). E dietro alla moto c'è sempre una vettura con l'istruttore alla guida". Inoltre non è da sottovalutare l'impatto economico del campo moto, cioè lo spiazzo dove il candidato alla patente esegue il percorso degli esercizi, dall'otto allo slalom. "A volte viene concesso gratuitamente dall'amministrazione comunale, ma, soprattutto nelle grandi città, viene preso in affitto da un privato. E rappresenta un costo importante che l'autoscuola scarica sul cliente finale".

Poche patenti, costi elevati

Il costo delle patenti moto - più elevato rispetto a quella auto - è dovuto anche alla minore richiesta da parte degli utenti. I dati parlano chiaro: tutti coloro che hanno ottenuto una licenza di tipo A sono meno di un terzo di chi prende la patente B. "Le scuole riescono a tenere i prezzi bassi anche perché lavorano in consorzio, quindi ripartiscono meglio le spese più importanti come l'acquisto dei mezzi. Una scuola che facesse tutto in autonomia, a partire dall'acquisto di tutte le moto, dovrebbe far pagare l'iter per una patente completa (teoria e pratica; ndr) non meno di 1.600 euro", conclude provocatoriamente Patella.
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