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125 story: riscoprirle in pista

di Leslie Scazzola, foto di Marco Zamponi il 13/01/2016 in Moto & Scooter

Aprilia 125 AF1 Replica, Cagiva Mito, Gilera KZ 125, Gilera 125 SP 01, Honda NSR 125R, Yamaha TZR 125 R, le sei rappresentanti dell'epoca d'oro delle 125 sportive degli Anni 80 e 90 sono ancora oggi efficacissime anche in pista. Sono bastati pochi giri per capire perché, anche dopo vent'anni, continuiamo ad amare questi fumosi gioielli!

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Dopo aver ripercorso la storia delle più celebri 125 sportive degli Anni 80 e 90 di Aprilia, Gilera, Cagiva, Honda e Yamaha, è il momento di tornare a correre... in pista. Così con tutti i ricordi in testa, ci presentiamo al cancello d'ingresso del nostro circuito di Vairano. L'Aprilia 125 AF1 Replica, la Cagiva Mito, la Gilera KZ 125, la Gilera 125 SP 01, la Honda NSR 125R e la Yamaha TZR 125 R ovvero, le sei rappresentanti dell'epoca d'oro delle 125 sono pronte a tornare in pista. Le tratteremo con i guanti, come si conviene alla loro età e alla... scarsità di ricambi.

Le caratteristiche tecniche dei propulsori sono molto simili: ciclo due tempi, raffreddamento a liquido, alimentazione a carburatore e valvole parzializzatrici sullo scarico. Le potenze dichiarate vanno dai 26 CV della Gilera KZagli oltre 32 CV dell'Aprilia AF1 Replica. Questi monocilindrici girano così in alto e hanno un'erogazione utile talmente ristretta da costringerci a riparametrare i riferimenti acquisiti da diversi anni con le moto a quattro tempi. Con queste due tempi se sbagli una marcia sei fermo, col motore che affoga ai bassi regimi. L'intervento delle valvole sullo scarico è nettamente avvertibile e influenza sia le prestazioni del motore sia la guida della moto, dato che la spinta della ruota motrice aumenta nettamente quando le ghigliottine liberano tutta l'area della luce di scarico. Quando invece si chiudono, parzializzando le luci, le valvole allo scarico aiutano questi rabbiosi due tempi a mantenere una spinta decorosa, anche a regimi lontani da quelli in cui le fasature di aspirazione e lavaggio risultano accordate con le espansioni di scarico. 

I motori dai medi più corposi sono quelli della Honda NSR e dell'Aprilia Replica. Il monocilindrico dell'Ala riprende senza strappi anche sotto il regime di potenza massima, ma poco prima di arrivare a quota 11.000 giri "mura" bruscamente e non allunga. La spinta utile si esaurisce appena oltre 10.000. Fa ancora meglio il propulsore Rotax dell'Aprilia, pieno già a 5.000 giri e contraddistinto da una netta entrata in coppia a circa 7.500 giri, dai quali la lancetta del contagiri sale rapidamente fino a oltre 11.000. La moto di Noale, assieme alla Honda, è anche l'unica capace di viaggiare al minimo in sesta marcia, consentendo al pilota di spalancare completamente il gas senza problemi di carburazione. La spinta in questi casi è tutt'altro che esaltante, ma si apprezza la regolarità.

La Mito non se la cava male grazie al cambio a sette marce, sul quale bisogna però agire di continuo per ottenere il massimo. Esattamente come i concorrenti, il propulsore Cagiva entra in coppia attorno a quota 8.000 giri, dopodiché si distende in un breve allungo che richiama immediatamente il rapporto superiore. L'erogazione dei motori Yamaha e soprattutto Gilera è più spigolosa: il Minarelli della TZR 125 R è pigro ai bassi regimi, complice la lunga rapportatura finale. In compenso, la messa a punto esemplare del modello in prova ci permette di apprezzare le buoni doti di spinta ai medi. Dopo i 7.500 giri circa, la valvola si apre e la spinta si irrobustisce nettamente.

Il propulsore Gilera della SP 01 ai bassi sarebbe anche regolare, ma è totalmente privo di brio! Soltanto oltre 7.000 prende corpo: l'entrata in coppia determinata dalla valvola allo scarico di tipo meccanico (le altre sono a controllo elettronico) è molto brusca. Il "calcio di dietro" che ne deriva rende il motore il più difficile da interpretare. Da sottolineare le condizioni della SP 01 in prova,con soli 6.000 km, davvero pari al nuovo!

Con la KZ, invece, affetta da qualche problemino di carburazione, abbiamo percorso solo pochi giri. Per mantenere in tiro i motori, si ricorre all'arte della sfrizionata in uscita di curva: si rimane oltre i regimi di apertura delle valvole e, con un minimo di mestiere, si ottengono accelerazioni superiori a quelle di diverse 250/300 cc a quattro tempi attuali. Con i motori che strillano senza scendere di giri, balza all'occhio la caratteristica predominante di queste moto: la maneggevolezza. C'è da buttarsi in terra a ogni curva, se non ci si prendono le misure.

La reattività è imbarazzante. Le varianti spariscono in pif-paf che durano un attimo e nelle curve veloci si raggiungono velocità di percorrenza inaudite. A centro curva, queste 125 sono semplicemente inavvicinabili da qualsiasi altro mezzo a due ruote. E anche in fondo ai rettilinei si fanno rispettare, come testimoniano i 170 km/h indicati dal tachimetro della Cagiva. La Mito mantiene alta la velocità anche in ingresso e percorrenza, grazie al pneumatico posteriore da 150/60, garanzia di un notevole appoggio in piega. 
Aprilia e Yamaha col loro 140/60 sono seconde, ma di pochissimo, nella tenuta a centro curva. In ogni caso, non abbiamo usato tutta la spalla delle Pirelli Diablo Rosso montate per sostituire i pneumatici dell'epoca: non ci sembrava una grande idea rischiare di parcheggiare nei prati questi gioiellini. Le gomme di nuova generazione esaltano ovviamente le doti dinamiche delle 125. Ad averli vent'anni fa!

La TZR è tra tutte quella che più si avvicina al comportamento di una moto "grossa", dato che la sua ciclistica la rende più tonda e morbida in ingresso di curva. Le Gilera e la Honda sono le più reattive nelle serie di curve, anche grazie alle tonde gomme dietro da 130/70. Gli impianti frenanti, sono in linea con le prestazioni dei motori e della ciclistica. La componentistica utilizzata è quanto di meglio la tecnologia dell'epoca potesse offrire, tanto che anche con gli standard moderni si possono ancora considerare di ottima qualità. La KZ utilizza un impianto frenante anteriore di buon livello ma che segna il passo con quelli delle avversarie, equipaggiate con pinze a quattro pistoncini differenziati e grandi dischi flottanti in acciaio. Le decelerazioni, complici i pesi di poco superiori ai 120 kg a secco, stupiscono ancora oggi per potenza e resistenza alla fatica, con un plauso speciale all'instancabile impianto anteriore della Cagiva Mito. La solidità della ciclistica, caratteristica comune per tutte, contribuisce infatti a regalare una sensazione di totale controllo, oltre ad offrire la possibilità di entrare in curva con i freni "in mano", senza pericolo di allargare le traiettorie.

Alla fine vi è mai capitato di ritrovare per strada una persona che non vedete da tempo e trovarla profondamente cambiata rispetto al ricordo che avevate di essa? Bene, il nostro timore era proprio di imbatterci in una realtà che avrebbe potuto cancellare o comunque "storpiare" il ricordo giovanile. Il rischio, insomma, era quello di un feedback contrapposto, magari filtrato dalle esperienze motociclistiche e dall'incalzare del tempo. Le 125 sportive degli Anni 80 e 90 sono invece ancor oggi efficacissime. Sono bastati pochi giri di pista per capire perché, anche dopo vent'anni, continuiamo ad amare questi fumosi gioielli!
Ora per vederle in azione guardate la gallery!

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