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Leonart, rigidamente Bobber

di Tiziana Crimella, foto di Roberto Mele il 15/07/2011 in Moto & Scooter

Cosa vuol dire muoversi su una moto con telaio rigido? In occasione del giro al Lago di Penne, presentato su Dueruote di agosto, abbiamo provato la Leonart Bobber. Ecco le nostre impressioni

Leonart, rigidamente Bobber
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Chi ha detto che non si costruiscono più le piccole cilindrate? A Silvi Marina, in un grande bikers store, un'ampia scelta di modelli Harley-Davidson è pronta per il noleggio. Ma due moto, sconosciute al grande pubblico, catturano la mia attenzione: si tratta di due modelli della Leonart, la Daytona e la Bobber. La prima è una custom in stile H-D softail dalla linea sportiva in livrea rossa e bianca; la seconda è tutta nera, "dura e pura", con un'adesivo che grida: noleggiami! In meno di un quarto d'ora sono in strada sulla "mia" Bobber 350 cc, monosella, telaio rigido, un bel gommone al posteriore e mi sembra di essere una star in passerella: sono davvero pochi quelli che non girano la testa al mio passaggio. Scelgo una meta vicina, il lago di Penne, appunto, mentre mi risuonano ancora nelle orecchie le parole di Alessandro che in negozio mi aveva avvertita: "Il primo chilometro è quello in cui capisci tante cose, alla prima buca rimpiangi la tua scelta, ma poi...".

Per questo "ma poi…" aspetto fiduciosa la strada verso il lago di Penne. Il primo chilometro in un traffico caotico con continui stop & go, non certo ideale per prendere confidenza con la moto, mi fa però apprezzare la frizione morbida, dosabile. Nonostante i leveraggi lunghi, imposti dalle pedane avanzate, il cambio è preciso ma pecca per una prima troppo corta e ruvida che non aiuta nel traffico. Una voragine nell'asfalto mi fa "sentire" il telaio rigido, ma almeno a questa velocità la molla regolabile della sella monoposto fa il suo dovere.

All'approccio con il misto stretto, mi accorgo che la Bobber ha il pregio di una quarta marcia quasi universale; prima delle curve non serve scalare, basta togliere un filo di gas, buttarsi dentro e lei ti tira fuori, appoggiata al gommone posteriore, con un tiro e una progressione sorprendenti visti cilindrata e cavalli a disposizione. I rilievi dei colli, a volte deboli, a tratti con pendenze marcate, mettono in luce il carattere del motore della Bobber, che risponde pronto a ogni sollecitazione del gas. Viaggio in coda a una Triumph America che si diverte a pennellare le curve. Senza alcun complesso di inferiorità copio le traiettorie e tengo il passo mentre faccio "cantare alto" il mio twin. Canta davvero: il sound del motore e degli scarichi gratifica le orecchie, coprendo quello fin troppo civile del mio compagno di viaggio e, nell'attraversare i paesi, fa voltare anche i più distratti.

In un tratto autostradale imboccato di proposito, lancio la Bobber; lo strumento pecca decisamente in precisione, ma dalla Triumph mi comunicano che filiamo oltre i 130 km/h… e allora chiudo, anche se ho ancora un po' di gas!

Prima di restituirla, sosta alla stazione di rifornimento, per riempire il serbatoio: riesco a mettere solo 5 euro! Faccio sparire la carta di credito che, con gesto automatico, avevo preparato per pagare e sorrido, ripensando a quando, tanti anni fa, si faceva benzina con 5.000 lire per percorrere una montagna di chilometri...

C'è poco da fare, il telaio rigido si paga rinunciando al comfort! Ma i puri direbbero che questo non è un difetto: è una peculiarità! Comunque sia, per tutto il resto la Bobber mi piace: per il peso contenuto, la ridottissima altezza da terra della sella, la posizione di guida distesa ma naturale, l'elevatissima agilità tra le curve, la frenata garantita dai tre dischi a margherita con pinze a doppio pistoncino e per la generale cura costruttiva. L'assetto rigido si traduce in involontari impulsi sulla manopola del gas, in presenza di asperità del fondo stradale; tuttavia, basta farci la mano (nel vero senso della parola!) e allora la Bobber si fa amare anche per il motore. Il twin parallelo di 350 cc di derivazione Honda è una piacevolissima sorpresa; quasi rabbioso sale rapido di giri e sfodera una cattiveria insospettabile per i "soli" 28 CV dichiarati. In più è ben inserito nella linea pulita e rispettosa delle caratteristiche imprescindibili per una bobber con il serbatoio "peanut" in evidenza. La Leonart è un modello di indubbia personalità che può scatenare i più irrefrenabili istinti del "customizer" che c'è in molti motociclisti. Infine, se 8 litri di autonomia di benzina possono sembrare pochi, il test su strada garantisce che i consumi sono adeguati alla capacità del serbatoio. Per sapere tutto sulla Bobber e sugli altri modelli Leonart: www.leonartita.com.

Leonart, rigidamente Bobber
Bikers Number One
È il negozio di Silvi Marina dove, oltre ad acquistare grandi firme dell'abbigliamento tecnico di qualità, borse e accessori rivolti particolarmente al mondo custom, si possono noleggiare diversi modelli HD, oltre alle Leonart, con una formula economica davvero interessante: dal noleggio, infatti, si può tagliare il costo della copertura assicurativa per danni; vige però la regola che chi rompe paga! Bikers Number One è concessionario esclusivo per l'Abruzzo del marchio Leonart. Alessandro, uno dei due titolari, è in negozio con Stefano mentre la parte meccanica è affidata a Bruno, l'altro socio, entusiasta quarantaseienne italo-argentino che da 31 anni lavora "dentro i motori" delle moto, con una lunga esperienza passata per Milwaukee, per un campionato Ducati negli USA e per un collaudo sull'Atlantic Route, 8000 km da Miami a Santiago del Cile. La sosta al negozio merita anche solo per conoscerli o per respirare un buon profumo di pelle e cuoio e lustrarsi la vista sui motori. www.bikersnumberone.com.

L'artigiano delle borse
Andrea De Marinis, oltre che essere straordinariamente simpatico, è un bravissimo artigiano, con un background nelle grandi case di moda. Lavora diversi tipi di cuoio (tutto di provenienza per lo più toscana, a parte la pelle di struzzo) per produrre borse, bauletti e accessori di gran qualità (praticamente eterni), secondo i desideri dei clienti. L'impatto estetico delle sue creazioni è talmente elevato che molti bikers configurano la moto in funzione delle borse, anziché fare il contrario! Non aspettatevi uno show room con tutti i crismi: l'ingresso è nel suo affaccendatissimo laboratorio; solo dietro le quinte, si incontra un piccolo locale espositivo che sembra la sala delle meraviglie... Sul suo sito, la sua storia e i suoi prodotti. A Pescara, www.andreademarinisitalia.net.

Motore:
2 cilindri in linea a 4 tempi, raffreddamento a liquido; alesaggio per corsa 55,0x68,0 mm; cilindrata 320,0 cc; rapporto di compressione 8,5:1. Distribuzione monoalbero a camme in testa con comando a catena e 2 valvole per cilindro. Alimentazione a iniezione elettronica, diametro corpi farfallati 28 mm. Capacità serbatoio carburante 9 litri. Lubrificazione a carter umido.
Trasmissione:
primaria a ingranaggi, finale a catena (5/8). Frizione multidisco in bagno d'olio e comando meccanico. Cambio a cinque marce.
Ciclistica:
telaio a doppia culla; sospensione anteriore, forcella da 38, escursione ruota 220 mm; sospensione posteriore assente. Cerchi in lega. Pneumatici: anteriore 80/90/21, posteriore 160/80/16. Freni: anteriore a doppio disco a margherita in acciaio da 300 mm e pinze a doppio pistoncino, posteriore a disco singolo a margherita in acciaio da 240 mm e pinza a doppio pistoncino.
Dimensioni (mm) e peso:
lunghezza: 2200, larghezza 880, altezza 1080, altezza sella 690, interasse 1670 mm. Peso a secco: 159 kg.
Prestazioni dichiarate:
potenza 20 kw (28 CV) a 8000 giri, coppia 2,95 kgm a 6200 giri
Leonart, rigidamente Bobber
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