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In Andalucia col Derbi GP1

il 03/02/2006 in Moto & Scooter

Un itinerario di oltre 2.000 Km per testare, attraverso un suggestivo paesaggio, i divertenti e infaticabili cinquantini della Casa spagnola

In Andalucia col Derbi GP1

Non c’è un motivo razionale perché a quarant’anni suonati si arrivino a fare cose del genere. O forse ce ne sono molti, ma è difficile individuarli. Tant’è.
Inseguiti da un eccezionale, insistente, bastardo uragano, abbiamo percorso oltre duemila chilometri tra coste, valli e montagne, come Don Quichotte, a zig zag tra i mulini a vento abbandonati dell’Andalusia, tenendo Siviglia come pedana di partenza e meta del ritorno.


“Vabbè, bravi”, dirà qualcuno. In fondo anche ai nubifragi si può far fronte con una buona tuta antipioggia… e allora la stranezza qual è? È che sotto al sedere non avevamo una di quelle comode poltrone mobili da granturismo, ma un cinquantino due tempi!


Ok, ammettiamolo: la follia è stata attutita dal fatto di aver scelto il “superlusso” dei motorini: il sofisticato Derbi GP1, uno scooter che adotta un brillante monocilindrico raffreddato a liquido che non funge da forcellone oscillante, bensì è incastonato in un doppio trave di palese ispirazione motociclistica.


A completare un quadro di eccellenza ci sono la forcella a steli rovesciati, la pinza del freno anteriore radiale e i dischi autoventilanti, il monoammortizzatore, la trasmissione finale a catena e le ruote da 14 pollici!
Per dieci giorni, a guidare un mezzo in grado di accendere le fantasie dei quattordicenni è stato un gruppo di attempati mattacchioni, avvezzi ad imprese di questo tipo; sono quelli dell’X Ray Rimini Raid, una decina di professionisti dal “camice bianco”, che ogni anno, facendo la fuga da sale operatorie, stetoscopi, cartelle cliniche, mogli e amanti, macinano chilometri su ogni tipo di terreno ficcandosi in casini al limite del masochismo! Sempre con loro, qualche anno fa, chi scrive attraversò il Marocco fino al Sahara con un Gilera Ice!
Stavolta, tra un alcazar ed un uliveto, abbiamo ascoltato flamenco, consumato nei bar il rito del tapeo e guardato la corrida in tv. Il tutto, rigorosamente dopo la siesta.

Il GP1 è uno scooter abbastanza alto, che favorisce una posizione distesa, ottima per guidare di “fisico”, come sulle moto vere. Questo è un pregio, soprattutto considerando la fatica del raid, poiché le articolazioni sono aperte, allontanando la possibilità di affaticamento.
Da Siviglia scendiamo costeggiando il Guadalquivir, fiume che sarà spesso “compagno” delle nostre strade; attraversiamo una piana ventosa, le centrali eoliche vengono fuori dall’orizzonte come i funghi dopo la pioggia. Arriviamo alla foce, sull’Oceano Atlantico; al di là della sponda si estende il Parco Nazionale della Doñana, forse il più selvaggio ed interessante dell’intera Spagna.


Facciamo decisa rotta a sud, lasciandoci Cadice ad ovest, mentre a sinistra quel cartello di Jerez de la Frontera fa salire alla mente un nostalgico, acre odore d’olio ricinato.
Sulle strade, sono gli alberi d’arance a fare da sponda e sembrano rendere la luce del sole più luminosa. Non è molto caldo, il clima è perfetto. Per ora.

Si fa tappa per la notte a Conil de la Frontera, in un campeggio. Il Gp1, pur risentendo un po’ delle folate laterali, si infila con una certa disinvoltura nel forte vento a raffiche che tira mentre siamo diretti a Tarifa, il punto della penisola iberica più vicino all’Africa: qui in città infatti si respira già l'aria del Maghreb. È da qui che abbandoneremo il paesaggio marino, per arrivare a Ronda attraversando un parco naturale: la strada si fa scoscesa. Posta a oltre 700 metri sul mare, Ronda è una suggestiva cittadina antica che si erge fiera su un dirupo.


La tauromachia (modo classicheggiante di chiamare la corrida) è molto sentita in questa città, tanto che il basamento della Plaza de Toros è stato trasformato in museo. È anche questa l’Andalusia, una regione che ha mantenuto le caratteristiche sociali e culturali di un tempo, che fa convivere diverse etnie, quella araba insieme a quella di religione ebrea, i gitani insieme agli occidentali. Sono soprattutto gli zingari a dare una connotazione particolare alla razza: sono popoli dalla pelle brunita, le donne ammantate di scialli colorati. Legati all’identità familiare, sono i signori dell’ozio, del canto, del suono, delle danze. Del flamenco. Nel loro cuore c’è l’essenza dell’Andalusia

Essenziale: uno scooter cinquanta, nella sua semplicità, è il mezzo ideale per apprezzare le ambientazioni. Non impegna, perché non ha marce, è leggero, insomma è un poco esigente compagno di viaggio. Il Derbi GP1, peraltro, ha l’indiscutibile vantaggio di avere un motore brillante, e con un buon allungo. Andare via così fino a Granada è gioco da ragazzi, nel vero senso del termine, visto il tipo di veicolo. È qui che si staglia una delle meraviglie del mondo: l’Alhambra. Capolavoro dell’architettura araba, in gran parte realizzato in legno, la fortezza campeggia su un dedalo di viuzze, sullo sfondo la Sierra Nevada. È al suo interno che si rifugiarono i musulmani mentre i re cattolici guadagnavano terreno, è qui che si trova il parador più bello della Spagna.


È a Granada che consapevolmente non sentiamo la mancanza della paella, qui magistralmente sostituita dalle tapas, piccoli piatti contenenti delizie locali che sono di accompagnamento alla Cruz del Campo (Cruzcampo). Mangiare seduti in ristorante, da queste parti è una specie di oltraggio: qui si passa da un bar all’altro!
Prossima tappa Almeria, con la zona circostante che è sito di test segreti per nuovi modelli di auto e moto. Siamo nel deserto, ambientazione gettonata per gli Spaghetti Western di Sergio Leone. Alcuni set sono ancora allestiti, meta di turisti che pagando un biglietto si ritrovano proiettati nel bel mezzo di un duello alla Mezzogiorno di Fuoco oppure a passeggiare tra i tepee pellerossa.


Le strade sono polverose, sennò che Far West sarebbe! Ma i GP1 non perdono di tono: la buona modulabilità dei freni permette di usare l’anteriore anche su fondi così scivolosi; facciamo allenamento, ma non lo sappiamo ancora che migliaia di litri d’acqua si stanno abbattendo sulle strade della Spagna.
È in direzione Cordova che dai cactus passiamo alle cave di granito e travertino. Poi, passando per il Parco de la Cazorla, che segna il confine a nord est dell’Andalucia, la flora alterna conifere a mandorli, e distese di ulivi a perdita d’occhio. Intanto Giove Pluvio inizia a perdere il lume della ragione, mentre costeggiamo il Guadalquivir, che da ruscello si fa maestoso fiume.


Transitiamo per quella provincia di Jaen che detiene il 10% della produzione mondiale di olio d’oliva. L’asfalto è spesso irregolare, poco complice nel far defluire l’acqua da sotto le ruote. Il rischio aquaplaning è dunque presente: un paio sono le scivolate in entrata di curva, per fortuna senza conseguenze. La pioggia battente rende la strada un fiume, per centinaia di chilometri: uno scooter borbotta, la candela è bagnata. Sono passati oltre 140 chilometri dall’ultimo rifornimento, bisogna fermarsi al riparo di un distributore.


L’impianto elettrico funziona a meraviglia, il sottosella è a tenuta stagna: ci riponiamo l’attrezzatura fotografica, i cellulari, che rimangono asciutti. Guanti e scarpe sono intrisi d’acqua: in una notte non ce la facciamo ad asciugarli e la sensazione di umido ci terrà compagnia fino alla fine del raid. Ci fermiamo per la notte in un hostal.



Riusciamo, però, a Cordova, a cogliere uno spiraglio di luce, immediatamente prima della nostra partenza e dell’uragano che vi si sta abbattendo sopra: il tg locale dirà di qualche vittima. Ancor prima riusciamo a visitare quell’altra meraviglia chiamata Mezquita, la Grande Moschea. Oggi è una cattedrale, ma i romani prima e i visigoti poi la consacrarono a tempio. Poi divenne basilica fino al 784, in cui diventò moschea: è magnifica, in ogni angolo. Se poi si considera che è circondata dalla Juderia, il ghetto ebreo, si ha un’idea di quanto si abbia la sensazione di trovarsi nell’ombelico del mondo. È la notevole maneggevolezza degli scooter che ci fa scoprire alcuni vicoli carichi d’antico. Una foto sul ponte romano e puntiamo i fari verso la meta finale: Siviglia. Intanto diluvia di nuovo, useremo l’Autovia, la E5.



Il capoluogo dell’Andalusia colpisce per la notevole fusione tra la sua storia, le tradizioni, e il richiamo della modernità. E Siviglia è fatta pure dei sivigliani, che la fanno viva e solare al punto che viene voglia di bussare per farsi invitare per una sangrìa in uno di quei meravigliosi patii privati adornati da azulejos. Da qui partì Colombo per le Americhe, una donna di qui ispirò la Carmen. La Feria de April è una festa dall’energia incontenibile: la città si ferma, per le strade è un pullulare di carrozze e persone in abiti caratteristici che si infilano nelle feste a ballare sevillanas: da vedere, assolutamente, per sentire addosso il duende andaluso.
I GP1 hanno finito il probante test: 2.200 chilometri a gas aperto, in un ambiente che più ostile non poteva: i pneumatici sono più piatti al centro, c’è qualche graffio in più sui fianchi, ma il bilancio è più che positivo per un veicolo votato all’uso cittadino. Difetti? Qualche rumore di trasmissione. Pregi, tanti: il GP1 è bello, stabile, resistente e veloce. Insomma, perfetto per questa bella avventura.

Alcazar: palazzo abitato da re e governatori.
Azulejos: piastrelle di maiolica dai motivi che si intrecciano formando stelle stilizzate. Di norma su fondo azzurro, presentano anche il rosso, il verde, l’ocra, il bianco.
Duende: è l’energia musicale, il ritmo, l’anima stessa del popolo Andaluso.
Feria: tradizionale festa di ispirazione cattolica, ma che coniuga riti pagani.
Flamenco: canto libero, che è espressività del popolo Andaluso. Sono i gitani ad esserne i migliori interpreti.
Gazpacho: zuppa fredda preparata con verdure crude.
Hostal: pensione economica, ottima per passare una notte viaggiando di città in città.
Ir de Tapeo: aperitivo prima della cena, rito quotidiano che si consuma mangiando tapas da un bar all’altro.
Jamon: prosciutto iberico. Tra i migliori lo “jabugo” e il “patanegra”, ricavato da maiali allevati a ghiande, allo stato semibrado.
Moriscos: musulmani rimasti in Spagna dopo la Riconquista.
Paradores: roccheforti, manieri, antichi palazzi o monasteri adibiti ad albergo.
Sevillana: è ballo popolare andaluso, è una forma semplice di flamenco.
Tortilla: spessa omelette farcita di patate e cipolle.
Ventas: casa di campagna dove si può mangiare e dormire.


Motore: monocilindrico 2 tempi Piaggio, raffreddamento a liquido, alesaggio per corsa 40 x 39,3 mm, cilindrata 49,38 cc. Rapporto di compressione: 10,5:1, alimentazione a carburatore Dell’Orto 17,5. Accensione elettronica CDI, avviamento elettrico.

Trasmissione: cambio variatore automatico, finale a catena.

Ciclistica: telaio a doppio trave discendente. Sospensioni: forcella rovesciata di 35 mm, post monoammortizzatore. Freni: autoventilati, anteriore disco 245 mm e pinza radiale, post disco 180 mm. Ruote: lega a 5 razze. Pneumatici: ant 120/70 – 14, post 140/60 - 14.

Dimensioni (in mm) e peso: lunghezza 1.875, larghezza 705, interasse 1.135, altezza sella 803.
Capacità serbatoio: 8 lt. Peso a secco:110 Kg
Scarico conforme normativa Euro2.

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