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Moto & Scooter

Tragedia sul Bracco

il 24/11/2003 in Moto & Scooter

Fabrizio Berliocchi, della Suzuki-Italia, è rimasto vittima ieri, giovedì 20 novembre, di un tragico incidente stradale nel corso dell'evento organizzato dall'importatore della Casa giapponese per far provare ai giornalisti la nuova V-Strom 650. Fabio Co

di Fabio Cormio

Lo vedevo per la prima volta, Fabrizio Berliocchi.
Faceva parte dello staff Suzuki, era tra quelli che ci hanno accolti a Portofino con la cordialità di sempre. Ci ha accolti a una festa: perchè questo è, una festa, la presentazione di una moto nuova, un evento carico di speranze per un'azienda, un modo di lavorare divertendosi per noi che abbiamo la fortuna di fare per mestiere, in queste occasioni, i turisti divertiti e coccolati. Fabrizio era nato nel 1963. Andava in moto da molto più tempo di me, era certamente più esperto e responsabile di noi ragazzetti che a volte chiacchieriamo di tempi in pista e gomme slick. Che io sappia, il percorso e la location fotografica li aveva scelti proprio lui.
Come dire che il Bracco, quel Bracco che l'ha tradito, lo conosceva bene.
Infatti era lui a condurci, domando quei cavalli pazzi che siamo - troppo spesso - noi tester quando andiamo in giro in gruppo per provare le moto. Ci ingarelliamo facendo finta di niente: si fa ma non si dice, no? Fatto è che l'andatura "simpatica" (proprio con questo termine era stata definita il giorno prima dal marketing Suzuki) evidentemente per noi grandi manici non era sufficiente. E così il gruppo si è sfilacciato, la gran parte di noi aveva superato il punto prescelto per le foto, e così serviva qualcuno che ci ricompattasse.
Salendo per i tornanti, mi sono trovato più di una volta involontariamente di traverso, causa l'umido in terra e il fogliame viscido. Ho anche rischiato un frontale con un'auto. "Salvo!" ho urlato sotto il casco, ritrovandomi ancora in sella con pupille e narici dilatate per lo spavento. Quelle sono strade che non ti perdonano: quando lo fanno, ti ricordi di quando andavi a catechismo e la suora ti parlava dell'angelo custode.
Salendo sul Bracco trovi sui muri scritte inquietanti, di scherno nei confronti di chi, cadendo tra quelle curve, ci ha rimesso la moto. Quando è andata bene.
Ero quasi fermo quando Fabrizio mi ha superato. Un colpo di clacson ed era già dietro la curva. Casco giallo, occhiali, pantaloni di velluto.
Non so cosa sia successo. So solo che, da quando mi ha superato, sono passati forse un paio di minuti, e di lui è rimasto un guard rail macchiato di sangue. L'ennesimo.
Non so se qualcuno di quei cinici writers imbratterà un muro parlando di lui. Ma se avesse visto gli occhi di chi lì c'era, dei ragazzi che hanno tentato di rianimarlo, forse proverebbe un po' di vergogna. Almeno la stessa che ho provato io, per il solo fatto di essere tornato sano e salvo dalla mia ragazza.
Ciao Fabrizio, riposa in pace

Con un successivo comunicato, Suzuki tiene a precisare che la motocicletta guidata da Fabrizio era assolutamente di serie, e che lui non svolgeva mansioni di collaudatore

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