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Protagonisti: Silvio Manicardi, Senior Manager Honda Europe

il 12/03/2002 in Moto & Scooter

Con passione ed esperienza affronta la crisi del settore: "In Italia la base fisiologica è di 500.000 pezzi, bisogna quindi puntare all'Europa. Brand, prodotti mirati, sinergie e quindi prezzi contenuti alla base del nostro successo"

Protagonisti: Silvio Manicardi, Senior Manager Honda Europe
Silvio Manicardi prima di entrare in Honda ha maturato esperienze in Guzzi, Ducati e Ancma
Con passione ed esperienza affronta la crisi del settore: "In Italia la base fisiologica è di 500.000 pezzi, bisogna quindi puntare all'Europa. Brand, prodotti mirati, sinergie e quindi prezzi contenuti alla base del nostro successo"


di Luigi Bianchi





Silvio Manicardi di moto si occupa da sempre, come manager e come appassionato. In famiglia è cresciuto tra Motom e BSA, ha poi lavorato in Guzzi, in Ducati, in Honda e, dopo un intervallo in Ancma, è tornato di nuovo in sella all’Honda Europe.
A questa invidiabile esperienza, va aggiunto che il suo è un osservatorio privilegiato, visto che Honda è leader mondiale in tutte le categorie di due ruote, su strada e in pista. In questo periodo particolare poi, Honda sembra andare per il meglio sotto qualsiasi punto di vista: modelli vincenti in tutte le categorie, prezzi spesso inavvicinabili per la concorrenza, un mondiale MotoGP che si sta aprendo sotto i migliori auspici…
- Facciamo un po’ il punto sul mercato italiano ed europeo che sta creando tante preoccupazioni nel settore.
“Per quanto riguarda l’Italia, non siamo sorpresi. Per intenderci: scooter e moto in Europa sono in crescita, anche sulla spinta di normative lungimiranti di alcuni governi. Per esempio, a Londra stanno pensando ad un ticket per l’ingresso delle auto. Questo ticket non sarà applicato alle due ruote; anzi, verranno realizzati parcheggi riservati per moto e scooter. Per il nostro Paese, invece, basta analizzare l’andamento delle statistiche di vendita dal dopoguerra ad oggi. In Italia il mercato, comprendendo tutte le cilindrate, è infatti oscillato nel tempo tra le 400.000 e le 900,000 unità all’anno. In questo momento, considerando che le generazioni che entrano ogni anno sono composte di circa 500.000 unità e che il mercato è saturato dall’altissimo livello di vendite degli scorsi anni, dobbiamo stimare numeri che scenderanno ancora e si stabilizzeranno attorno a 500.000 pezzi, che è quindi il livello di base che stimiamo del mercato Italia”.

- In questo contesto quali sono il posizionamento e la strategia Honda?
“Honda ha fatto delle scelte di mercato precise: diminuzione dell’impegno nei 50 ecc, concentrazione sugli scooter targati e sulle moto. E’ una strategia che in questo momento, soprattutto nello scooter, ci avvantaggia molto: abbiamo il brand, abbiamo i modelli giusti, abbiamo le sinergie di un gruppo mondiale che ci consente di avere costi di ammortamento molto bassi e, di conseguenza, prezzi al pubblico competitivi. L’Italia è un mercato particolare, soprattutto a causa dello scooter, e Honda aveva quote inferiori a quelle che ha in Europa. Ha quindi reagito con prodotti dedicati a questo mercato per ritornare alle sue posizioni naturali”.




- Gli scooter perdono quote, ma nei primi mesi del 2002, la crescita delle moto è netta, anche senza incentivi…
“La moto in Italia cresce anche se, a livello europeo, la situazione non è così rosea: per esempio in Germania il mercato è calante. Certo, il vantaggio è che la moto “vera” rappresenta un segmento poco modaiolo e, quindi, tendenzialmente abbastanza stabile. In compenso, non trattandosi di un mercato di beni di prima necessità, è pesantemente influenzato da cause esterne, soprattutto di tipo normativo e legislativo”.

- L’intervento sulle normative non dovrebbe ormai uscire dall’Italia e orientarsi verso l’Europa?
“Certamente. Bisogna pilotare e armonizzare nei tempi di applicazione le normative UE sia per le omologazioni e anche progettando una nuova norma per i 50 cc. Sull’inquinamento teniamo presente che le due ruote sono molto più indietro rispetto alle auto, anche se la tendenza è di armonizzare sotto questo aspetto tutti i veicoli a motore. Nel nostro caso siamo ancora alla Euro 1 e, come previsione, l’Euro 3 (molto più severa e con nuovi limiti per benzene e particolato) la si ipotizza per il 2006. Poi, è superata la definizione dei 50 cc con relativi limiti di cilindrata e di velocità massima. Al tempo dell’estensione di questa normativa, la tecnica dei ciclomotori e la legge erano allineati e i mezzi che ne derivavano erano adatti alle condizioni del traffico dell’epoca. Oggi questo allineamento non c’è più, ma se cercare una soluzione è indispensabile, trovarla è assai difficile, anche per le situazioni e la sensibilità ben diversa di ciascun Paese. Come conseguenza c’è una spinta verso l’illegalità degli utenti e, questa corsa alle modifiche, porta a grossi problemi legislativi e assicurativi”.

- Quali effetti porterà nel mercato l’introduzione delle 1000 a 4 tempi nei MotoGP?
“Il MotoGp sta riportando l’attenzione del pubblico dal pilota alla Casa della moto con cui corre. Si tratta di un’ottima vetrina di tecnologia e con un legame stretto tra corse e produzione. Apre anche nuove sfide, sempre positive, come dimostra il rientro di BMW nelle corse della massima categoria”.

- In definitiva è ottimista o pessimista sul futuro delle due ruote?
“Io sono ottimista: la moto in tutte le sue espressioni è un veicolo che andrà avanti comunque. Serve forse un po’ più di fantasia, che spesso non vedo, da parte di tutti: la moto ha bisogno di idee nuove per rilanciarsi ancor di più e per crescere, sia come tecnologia e sia come comunicazione”.

Gli altri protagonisti
Ivano Beggio, presidente Aprilia
Protagonisti: Silvio Manicardi, Senior Manager Honda Europe
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