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Moto & Scooter

Radio Londra – gennaio 2002

il 28/01/2002 in Moto & Scooter

Una multinazionale salva la Voxan e, per il rilancio, coinvolge firme come Bertone e l’ing. Forghieri. Bimota: vita nuova, nomi vecchi. Fatturato record per BMW e Ducati

Radio Londra – gennaio 2002
La Voxan Scrambler 1000.


di Alan Cathcart




Il futuro dell’industria francese Voxan, il cui destino, nonostante un congruo portafoglio di ordini, era finito nelle mani dei creditori, oggi appare più roseo.
Il “salvatore” è la Merker Yshima, un Gruppo industriale di assoluta rilevanza europea, controllato da una finanziaria svizzera, la Tecton AG, con azionisti come la Mercedes-Benz e con modernissimi stabilimenti in diversi Paesi tra cui l’Italia, a Pescara e a Roma.





La Merker Yshima è nata nel 1999 dalla fusione della Merker, specializzata nella costruzione di carrozzerie per semirimorchi e camion, con la giapponese Yshima, azienda leader nella robotica industriale. Il suo quartier generale è a Clermont Ferrand, dove ha sede anche la Michelin, e dista solo una quarantina di chilometri da Issoire, dove è nata la Voxan.
La conferma ufficiale dell’acquisizione della Voxan da parte della Merker Yshima non sarà data – per i tempi richiesti dalle procedure amministrative francesi – prima di febbraio, ma è già pronto un piano di rilancio della marca motociclistica francese, messo a punto con la collaborazione della stessa Voxan, dei sindacati e della Comunità di Issoire. La Merker Yshima ha già predisposto un investimento iniziale di 30 milioni di euro per ricapitalizzare la Voxan, di cui 1,5 milioni già stanziati in attesa del completamento delle procedure di acquisto.




In un’intervista rilasciata al settimanale francese Moto Journal, Christian Binot, top manager della Merker Yshima ha ribadito la sua convinzione che la gamma Voxan sia molto valida e con una rete distributiva ben organizzata in Francia e all’estero. A suo giudizio, le difficoltà in cui si è venuta a trovare l’azienda sono derivate da un processo produttivo non abbastanza efficiente e troppo dispendioso. Il piano di rilancio prevede di conseguenza la costruzione di un nuovo, modernissimo stabilimento a Issoire e la realizzazione di prodotti di qualità superiore, a costi inferiori, seguendo, per quanto riguarda la filosofia produttiva, la linea tracciata dal fondatore della Voxan, Jacques Gardette.






Nel futuro della Voxan non mancheranno grandi novità, basate almeno inizialmente sull’attuale bicilindrico a V longitudinale di 72° nelle cilindrate di 1000 e 1200 cc. È noto che Gardette stava sviluppando una custom e una sport touring, ma la precedenza sarà data al riavvio della produzione delle 1000 Scrambler, Café Racer e Roadster, nonchè alla sportiva Boxer V1 disegnata da Thierry Henriette e al momento costruita artigianalmente presso l’atalier dello stilista a Toulouse.




Le richieste di questo modello sono consistenti e non sarebbe male che entrasse a far parte del catalogo Voxan, al top della gamma, così da esercitare una funzione trainante anche sugli altri modelli.
In questo modo Henriette potrebbe concentrarsi sullo sviluppo della sua azienda, la Boxer Design, che ha già ottenuto importanti riconoscimenti lavorando non solo per la Voxan, ma anche per altre marche, tra cui l’Aprilia, per cui ha disegnato la Blue Marlin, presentata allo scorso salone di Milano e destinata ad essere prodotta quest’estate in serie limitata e venduta solo su Internet.




La nuova gestione della Voxan non affiderà solo alla Boxer il design delle sue moto. Dalla Merker Yshima è venuta infatti conferma che due partner di alto profilo sono stati coinvolti nell’operazione Voxan: uno è lo stilista Bertone, che ha firmato auto di grandissimo successo; l’altro è Mauro Forghieri con la sua Oral Engineering di Modena. Forghieri, già progettista della Ferrari F1, ha recentemente contribuito allo sviluppo del motore Williams-BMW V10 di Formula 1 e, in campo motociclistico, alla progettazione del 990 V4 con cui la MZ ha intenzione di partecipare al mondiale MotoGP. Non è dunque azzardato immaginare che Forghieri possa mettere mano al bicilindrico Voxan e trasformarlo nella prima Superbike francese in lizza nel mondiale SBK.






Anche la Bimota è stata salvata dalla bancarotta. Nuova proprietaria è la Alternativa Moto, una società apparentemente nata solo allo scopo di acquisire il marchio riminese che era stato posto in liquidazione. Messa all’asta inizialmente al prezzo base di 11,5 miliardi di lire, la Bimota in mancanza di offerte adeguate aveva visto scendere il prezzo base a 4 miliardi di lire, ma neanche questo ribasso aveva prodotto il risultato sperato. Per la prestigiosa Casa, fondata da Giuseppe Morri e Massimo Tamburini nel 1973, sembrava non ci fosse via di scampo, fin quando il titolare della Alternativa Moto, Giuseppe Della Pietra, si è fatto avanti concludendo, il 13 dicembre 2001, un accordo col tribunale di Rimini. Questo accordo assegna all’azienda del manager padovano i diritti di utilizzo del marchio Bimota e la proprietà di 143 moto del modello V2 500 a due tempi, di 72 SB8-R con motore Suzuki TL 1000R, di diversi prototipi, fra cui la Tesi e l’ultima SBK ufficiale, di oltre 150 motori Suzuki ancora imballati, nonché dei macchinari, dei brevetti e dello stock di ricambi. La fabbrica, non di proprietà della Bimota, era stata naturalmente esclusa dai beni cedibili.




Dietro all’acquisto della Bimota da parte della Alternativa Moto si profila l’ombra di Francesco Tognon, già presidente della stessa Bimota. Giuseppe Della Pietra è padovano, come Tognon, ed è stato suo stretto collaboratore e amico sia alla guida della Casa riminese, sia, in precedenza, della Laverda. Sembra che Tognon non sia però intenzionato ad apparire in prima persona: il suo ruolo sarebbe solo di consulente esterno, mentre la guida dell’industria rimarrebbe saldamente in mano a Della Pietra. “Posso assicurare gli appassionati delle moto Bimota – ha ribadito il titolare della Alternativa Moto – che è mia intenzione rilanciare la produzione di motociclette esclusive, tecnologicamente avanzate e dal fascino irresistibile come sono sempre state tutte le Bimota. Il mio obiettivo è di combinare l’innovazione con la tradizione e di riportare la Bimota al ruolo propositivo che ha sempre svolto nel mondo motociclistico”. Purtroppo la Bimota non sarà più a Rimini. La sua nuova sede sarà a Padova, e questa scelta autorizza a ritenere che la sua rinascita sarà in gran parte affidata a tecnici e a mano d’opera provenienti dalla Laverda, la cui produzione di moto sportive è cessata dopo la chiusura dello stabilimento di Zane e la vendita del marchio all’Aprilia.






Nono anno nero alla BMW Moto. Ma parliamo di bilanci, non di clima aziendale, che anzi è più luminoso che mai, e si sa che nei bilanci il nero indica l’attivo, mentre il rosso è il colore delle perdite. Ebbene, la BMW ha annunciato di aver chiuso il 2001 in forte attivo, stabilendo il nono record consecutivo di vendite, con 84.713 moto costruite e consegnate ai clienti, corrispondenti ad un 13,5% di incremento rispetto all’anno-record 2000. Il principale mercato della Casa tedesca è quello tedesco, in cui sono state vendute 24.000 moto (+5,5% rispetto allo scorso anno); gli Stati Uniti sono il più ricettivo mercato straniero, con 13.000 BMW consegnate nel 2001 e un incremento del 7,9%; l’Italia si colloca al terzo posto con 10.250 nuove moto, ma anche con l’incremento percentuale più elevato rispetto ai due Paesi che la precedono: +12,1%.
Degna di nota è l’impennata delle vendite dello scooter C1: 10.614 nei 12 mesi dello scorso anno, con una crescita del 59,4%.




Anche la Ducati procede a tutta forza: il 2001 è il quinto anno record in termini di fatturato, con un incremento del 9,2% rispetto al 2000.
Nell’anno in cui la Casa di Borgo Panigale ha riconquistato il titolo mondiale SBk ed ha annunciato il suo ingresso nel mondiale MotoGP, i guadagni sono saliti a 407,3 milioni di euro, pur con un misero incremento dell’1% nella vendita delle moto. La causa di questa ascesa limitata delle vendite è da ricercare nel ridimensionamento del mercato USA (-23%) e anche di quello italiano (-3%), al quale hanno fatto da contraltare una crescita del 10% delle vendite in Gran Bretagna (nel primo anno di assenza di Carl Fogarty dalla sella della SBK!) e un’impennata del mercato giapponese, che ha raggiunto il +51%, grazie anche alla completa riorganizzazione della presenza Ducati in Giappone, cosa che la Casa bolognese si appresta a fare anche negli Stati Uniti.
Radio Londra – gennaio 2002
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