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Yamaha YZ e YZF gamma 2001

il 05/02/2001 in Moto & Scooter

Confronto in casa tra i modelli da cross motorizzati a 2 tempi e quelli a 4 tempi. Novità assoluta e rivelazione della giornata il modello 250 a 4 tempi: li abbiamo provati tutti in pista

Yamaha YZ e YZF gamma 2001
Yamaha YZ 125


di Alberto Dell'Orto e Paolo Bergamaschi, foto di Giuseppe Gori




L’offensiva dei motori a quattro tempi continua. Non solo la classe regina del Motomondiale sta preparandosi alla grande rivoluzione, ma anche il cross e l’enduro. Ma nel cross è la Yamaha a crederci più di ogni altra Casa.

Prima ad aver presentato una valida alternativa alle tradizionali 250 a due tempi – con la YZF 400 di tre anni fa – la marca dei tre diapason sconvolge nuovamente l’ambiente avviando la commercializzazione della prima 250 a quattro tempi, in configurazione cross ed enduro (quest'ultima disponibile tra circa un mese), adatta a confrontarsi con le piccole 125 a due tempi.





Le discussioni sulla validità di questa scelta sono accese, ma dopo questa prova possiamo spazzare via lo scetticismo generale: il futuro è tutto a quattro tempi! Forte della gamma più completa, la Yamaha ha organizzato una test sulla veloce e tecnica pista piemontese di Asti, per confrontare i modelli YZ 125 e 250 a due tempi con le rispettive antagoniste che hanno motori dotati di alberi a camme e valvole a fungo.




Tutte le Federazioni stanno infatti adeguando i regolamenti dei campionati di motocross alla volontà della statunitense AMA e delle Case: da quest’anno, nella classe 125 si può gareggiare anche con delle 250 4T, come accade già da qualche stagione nella Open, in cui sono ammesse le 250 2T insieme alle grosse monocilindriche a quattro tempi.




E seppure le YZ di casa Yamaha abbiano confermato di essere anche quest’anno a un livello di eccellenza, le due sorelle a 4T non vanno certo più piano, ma sono molto più facili da guidare al limite e stancano meno il pilota. Due qualità indiscutibilmente fondamentali.






Fra le quattro moto da cross ci sono alcune parti in comune: la forcella a steli inferiori, il monoammortizzatore Kayaba e i freni a disco Nissin (ant. Æ 250 mm e post. 240 mm) sono uguali per tutta la gamma, con le dovute differenze di taratura. Anche i telai e i forcelloni sono molto simili. Si tratta in ogni caso di un monotrave in acciaio con culla sdoppiata e forcellone in lega d’alluminio composto da una capriata fusa saldata a due bracci a sezione variabile.

Analizzando nel dettaglio le due “piccole” destinate alle gare della minor cilindrata, sono ancora in comune le ruote e le misure dei pneumatici (80/100-21” e 100/90-19”) e il serbatoio da 8 litri. La YZ 250F è leggermente più lunga (31 mm ) di interasse e pesa 9 kg in più.




I propulsori invece sono assolutamente diversi, com’è ovvio! Il motore più piccolo è un monocilindrico a due tempi di 54x54,5 mm, raffreddato a liquido, con alimentazione controllata da lamelle nel carter, dotato di valvola parzializzatrice sullo scarico, e di cambio a 6 rapporti.

La versione 2001 è stata potenziata con un carburatore di diametro maggiore – lo stesso Mikuni TMX 38S della YZ 250 – e una termica ottimizzata per offrire maggior potenza agli alti regimi. La biella è stata alleggerita e la testata ha una camera di combustione emisferica di nuovo disegno.





Ma la vera novità è la YZ 250F 4T. Il suo monocilindrico a quattro tempi raffreddato ad acqua è nato da un progetto tutto nuovo. Col motore della YZ 426F c’è solo una grande somiglianza, infatti il basamento è stato realizzato appositamente per questa nuova cilindrata. È un motore estremamente compatto e molto basso grazie alla corsa cortissima del pistone.

La testata ha cinque valvole (una tradizione Yamaha) di nobile titanio, e pure il carburatore è molto raffinato – un Keihin FCR – con sensore di apertura della valvola collegato all’accensione digitale. Ma ciò che sorprende è il valore di potenza massima dichiarato: 41 CV a 10.500 giri, contro “soli” 39 CV della 125 2T. Forse sta cominciando davvero una nuova era!






Entrambe le versioni derivano strettamente dai modelli dello scorso anno. Sulla YZ 426F è stata migliorata la distribuzione bialbero, con le nuove valvole in titanio per aumentare la risposta all’acceleratore ad ogni regime. Sul monocilindrico raffreddato ad acqua (alesaggio e corsa 95x60 mm) è stato modificato l’albero motore per ridurre vibrazioni ed attriti. Sempre per aumentare le prestazioni sono state ritoccate la carburazione del Keihin FCR 39 a valvola piatta e la mappatura dell’accensione digitale.

Per contenere il peso, sulla 426F ’01 è stato montato un impianto di scarico più leggero e si sono risparmiati etti preziosi lavorando anche sul cambio e sul telaio. Ora per la YZ 426F vengono dichiarati a 105,5 kg, ed è un gran risultato.

Sulla ciclistica invece sono stati fatti gli stessi interventi degli altri modelli: nuova pompa Nissin e disco semiflottante maggiorato a 250 mm per il freno anteriore, forcellone più leggero, nuovo monoammortizzatore Kayaba con numerose regolazioni idrauliche, e sella in tinta bicolore.





La Yamaha ha lavorato parecchio anche sulla YZ 250 a due tempi. La termica è stata ampiamente rivista, con una testata ridisegnata in modo da elevare tra l’altro il rapporto di compressione, un cilindro con gli stessi travasi delle moto ufficiali, una nuova espansione di scarico, il coperchio della frizione in lega di magnesio, infine un cambio più rapido negli innesti. Anche lo spinotto del pistone è più leggero, e questa modifica delle masse in movimento alterno ha comportato una nuova equilibratura dell’albero motore.

Fra questi due modelli destinati alla classe Open, la Yamaha dichiara la potenza più elevata – 58,1 CV – a carico della YZ 426F a quattro tempi, mentre la 250 a due tempi denuncia 53 CV, ma vanta un minor peso complessivo di 8 kg.






Se non ci fosse la nuova YZ 250F, saremmo qui a lodare soltanto la piccola YZ 125 2001, a raccontare quanto sia potente, maneggevole, stabile e mai ballerina di avantreno, ben frenata, relativamente facile da portare al limite, prevedibile e sincera nelle reazioni. Insomma una gran moto, con un motore davvero notevole, contraddistinto sia da una buona erogazione, che molto potente agli alti regimi. Tutto questo, nonostante che la moto in prova fosse un po’ grassa di carburazione.

Anche il cambio è molto preciso e ben spaziato, con una frizione morbida e progressiva al punto giusto. E ottimi sono anche i freni: la nuova pompa Nissin ha unito potenza, sensibilità e modulabilità, e i due dischi di grande diametro hanno reso più evidenti queste piacevoli caratteristiche.

La posizione di guida ben studiata rende la YZ 125 ben bilanciata nei salti e intuitiva nel cercare la traiettoria voluta. Unico difetto importante: una forcella dalla scorrevolezza non all’altezza della migliore concorrenza.




Ma la YZ 250F è di un’altra pasta. Una rivelazione, un nuovo capitolo nella storia del cross. Da provare per capire. Una moto da cross tanto facile, da stupire perché non ci siamo più abituati (è ideale per il principiante), equilibrata in ogni caratteristica, neutra sui salti, potente soprattutto ai medi regimi, ma capace di allungare in fuorigiri e molto più piena ai bassi di quanto possa essere una 125 a due tempi.

Una goduria da guidare per chi sta imparando, e poco affaticante per l’esperto. Il maggior peso non si accusa poi molto: sembra di guidare una 250 a due tempi, e anche l’avviamento a pedale non preoccupa. È facile, a patto di seguire la procedura, cioè inserire uno dei due starter presenti sul carburatore, quello nero a freddo, quello rosso a caldo.

Dopo averla provata è più facile anche comprendere come Fonseca nel Supercross 125 abbia già vinto 3 gare su quattro appuntamenti.






Anche qui valgono le stesse considerazioni già espresse per le due “piccole”. La YZ 250 2001 è certamente molto competitiva già di serie; è vero che la forcella non ha una buona scorrevolezza e una taratura azzeccata, così come il freno posteriore in questa versione si è mostrato troppo brusco, difficile da dosare, ed è anche vero che ai piloti medio-alti servirebbe un manubrio molto più alto (anche 30 mm).

Tutto il resto però è di autentica eccellenza. La sospensione posteriore lavora molto bene, non saltella in frenata e copia bene anche sulle buche in accelerazione. Il motore è ottimo, potente e con un buon allungo in fuorigiri, ma altrettanto valido nell’erogazione e con un apprezzabile passaggio dai bassi ai medi regimi. Trattabile quasi come un quattro tempi. Appunto… quasi!

Perché basta salire sulla YZ 426F per ritrovare quella trazione e quella sfruttabilità che sanno fare andare più forte il pilota inesperto e richiedono meno energie a quello più bravo. Il motore è potente, pastoso, lineare nello scaricare i cavalli a terra. Il cambio è preciso e morbido anche senza usare la frizione, che invece si rivela brusca e dal comando duro, stancante, perché coi grossi 4T bisogna sollecitarla anche in frenata per farla slittare ed evitare così il saltellamento della ruota.





La forcella è abbastanza buona solo per uso amatoriale; con un ritmo più elevato c’è qualche incertezza in inserimento in curva. Anche la sospensione posteriore è da rivedere nella taratura perché la ruota saltella in accelerazione (poco freno idraulico in estensione), e rende poco intuitivo e imprevedibile il retrotreno. Sicuramente la YZ 426F non raggiunge la quasi perfezione della piccola 250 4T, ma rimane meno impegnativa della moto con cui è chiamata a confrontarsi: la YZ 250 a due tempi.



Motore: monocilindrico a 2 tempi con raffreddamento a liquido, alesaggio e corsa 54x54,5 mm, cilindrata 123 cc; rapporto di compressione 10,8:1; distribuzione a luci incrociate, con lamelle nel carter e valvola parzializzatrice allo scarico; alimentazione con carburatore TMX 38SS/1. Accensione elettronica digitale. Lubrificazione a miscela.Avviamento a pedale.
Trasmissione: primaria a ingranaggi, finale a catena. Frizione multidisco in bagno d’olio, cambio a sei marce.
Ciclistica: telaio monotrave a culla sdoppiata in tubi d’alluminio. Sospensione anteriore a forcella teleidraulica upside-down con corsa di 300 mm; sospensione posteriore di tipo progressivo con monoammortizzatore e forcellone oscillante in alluminio; corsa di 315 mm. Ruote: cerchi a raggi metallici con pneumatici 80/100-21” anteriore e 100/90-19" posteriore. Freni: anteriore a disco in acciaio di Ø 250 mm; posteriore a disco in acciaio di Ø 240 mm.
Dimensioni (in mm) e peso: interasse 1444 mm; lunghezza 2136 mm; larghezza 827 mm; altezza 1313; altezza sella 994 mm; luce a terra 400 mm. Peso a secco 87,5 kg. Serbatoio del carburante da 8 litri.
Prestazioni dichiarate: potenza 39 CV (28,7 kW) a 11.500 giri. Coppia n.d.


Motore: monocilindrico a 4 tempi con raffreddamento a liquido, alesaggio e corsa 77x53,6 mm, cilindrata 249 cc; rapporto di compressione 12,5:1; distribuzione bialbero a 5 valvole comandata da catena; alimentazione con carburatore FCR37. Accensione elettronica digitale. Lubrificazione a carter secco.Avviamento a pedale.
Trasmissione: primaria a ingranaggi, finale a catena. Frizione multidisco in bagno d’olio, cambio a cinque marce.
Ciclistica: telaio monotrave a culla sdoppiata in tubi d’alluminio. Sospensione anteriore a forcella teleidraulica upside-down con corsa di 300 mm; sospensione posteriore di tipo progressivo con monoammortizzatore e forcellone oscillante in alluminio; corsa di 315 mm. Ruote: cerchi a raggi metallici con pneumatici 80/100-21” anteriore e 100/90-19" posteriore. Freni: anteriore a disco in acciaio di Ø 250 mm; posteriore a disco in acciaio di Ø 240 mm.
Dimensioni (in mm) e peso: interasse 1475 mm; lunghezza 2156 mm; larghezza 827 mm; altezza 1303; altezza sella 998 mm; luce a terra 380 mm. Peso a secco 96,5 kg. Serbatoio del carburante da 8 litri.
Prestazioni dichiarate: potenza 41 CV (30,1 kW) a 10.500 giri. Coppia n.d.


Motore: monocilindrico a 2 tempi con raffreddamento a liquido, alesaggio e corsa 66,4x72 mm, cilindrata 249 cc; rapporto di compressione 9,1:1; distribuzione a luci incrociate, con lamelle nel carter e valvola parzializzatrice allo scarico; alimentazione con carburatore Keihin PWK38S/1. Accensione elettronica digitale. Lubrificazione a miscela. Avviamento a pedale.
Trasmissione: primaria a ingranaggi, finale a catena. Frizione multidisco in bagno d’olio, cambio a cinque marce.
Ciclistica: telaio monotrave a culla sdoppiata in tubi d’alluminio. Sospensione anteriore a forcella teleidraulica upside-down con corsa di 300 mm; sospensione posteriore di tipo progressivo con monoammortizzatore e forcellone oscillante in alluminio; corsa di 315 mm. Ruote: cerchi a raggi metallici con pneumatici 80/100-21” anteriore e 110/90-19" posteriore. Freni: anteriore a disco in acciaio di Ø 250 mm; posteriore a disco in acciaio di Ø 240 mm.
Dimensioni (in mm) e peso: interasse 1482 mm; lunghezza 2178 mm; larghezza 827 mm; altezza 1302; altezza sella 989 mm; luce a terra 391 mm. Peso a secco 97,5 kg. Serbatoio del carburante da 8 litri.

Prestazioni dichiarate: potenza 53 CV (38,9 kW) a 8.000 giri. Coppia n.d.


Motore: monocilindrico a 4 tempi con raffreddamento a liquido, alesaggio e corsa 95,0x60,1 mm, cilindrata 426 cc; rapporto di compressione 12,5:1; distribuzione bialbero a 5 valvole comandata da catena; alimentazione con carburatore FCR39H/1. Accensione elettronica digitale. Lubrificazione a carter secco.Avviamento a pedale.
Trasmissione: primaria a ingranaggi, finale a catena. Frizione multidisco in bagno d’olio, cambio a cinque marce.
Ciclistica: telaio monotrave a culla sdoppiata in tubi d’alluminio. Sospensione anteriore a forcella teleidraulica upside-down con corsa di 300 mm; sospensione posteriore di tipo progressivo con monoammortizzatore e forcellone oscillante in alluminio; corsa di 315 mm. Ruote: cerchi a raggi metallici con pneumatici 80/100-21” anteriore e 110/90-19" posteriore. Freni: anteriore a disco in acciaio di Ø 250 mm; posteriore a disco in acciaio di Ø 240 mm.
Dimensioni (in mm) e peso: interasse 1490 mm; lunghezza 2171 mm; larghezza 827 mm; altezza 1303; altezza sella 998 mm; luce a terra 373 mm. Peso a secco 105,5 kg. Serbatoio del carburante da 8 litri.
Prestazioni dichiarate: potenza 58,1 CV (47,7 kW) a 9.000 giri. Coppia n.d.
Yamaha YZ e YZF gamma 2001
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