Husqvarna Trek 2025: adventouring alla scoperta del Portogallo

Per gli animi avventurosi, praticare il proprio sport in luoghi mai visti, meravigliosi e sconosciuti è il massimo che si possa chiedere alla vita. Per un motociclista, esplorare un nuovo paese su due ruote, possibilmente sporcandole queste ruote, raggiunge l’apice assoluto. È questa l’essenza di Husqvarna Trek, un evento dedicato all’adventouring in realtà non molto dissimile da tanti altri, ma dedicato esclusivamente ai possessori di moto del marchio ex svedese. Dopo l’edizione 2024 in Spagna, Husqvarna Trek si è spostato sulle montagne dell’entroterra portoghese, per tre giorni di fuoristrada, ottima compagnia, polvere e buon cibo.

Una sessantina i partecipanti a questo Trek 2025, provenienti da tutto il mondo, per davvero. C’era chi arrivava dagli Stati Uniti, dall’Australia e persino dalla Mongolia. E poi numerosi europei, britannici, tedeschi e qualche iberico più o meno local. Io l’unico italiano, inviato da Dueruote per mettere alla prova la nuova Husqvarna 701 Enduro in versione 2026 e per vivere quest’esperienza che si rivelerà indimenticabile.

Atterro a Lisbona nel pomeriggio di lunedì 6 ottobre, ma il viaggio è tutto tranne che terminato. Mancano ancora 3 ore di auto, che trascorro facendo amicizia con il collega ceco Ondrej Landa, ottimo endurista che lavora come istruttore presso l’autodromo di Brno. Siamo coetanei e fanatici di enduro, cresciuti con gli stessi idoli e gli stessi sogni. Facile andare subito d’accordo. La nostra destinazione è la Serra de Estrela, il maggior gruppo montuoso del paese. Il nostro hotel è a tutti gli effetti in montagna, siamo a circa 1.500 metri sul livello del mare.

L’evento si apre con il primo briefing, che preannuncia un Day 1 da circa 180 km con alcune varianti “hard” che qui chiamano Chilly, “piccanti”, ciascuna con un’indicazione che va da 1 a massimo 5 peperoncini. Più peperoncini, più piccante, ovviamente. Ma nella prima giornata non si andrà oltre un paio di Chilly 3, nulla di preoccupante a bordo delle nostre 701. Le monocilindriche costituiscono in effetti la maggioranza del parco partenti: stimo un buon 50% di 701 Enduro, più o meno kittate, ci sono poi diverse Norden, qualche 501 o 450 con serbatoio maggiorato e tre spettacolari 450 Rally Replica, una addirittura di ultimissima generazione.

Martedì, 8:30 del mattino. La temperatura a questa quota è fresca ma non fredda, il sole splende alto nel cielo. L’aria si scalderà ben presto. Si parte con qualche chilometro d’asfalto per poi gettarsi e lasciarsi intrappolare in un reticolo di strade sterrate che sembra non avere confini. Le montagne qui sono a perdita d’occhio, a tratti brulle, a tratti più verdi, ma sempre molto secche. Io e Ondrej, che ora siamo ufficialmente un team, ci alterniamo a battere la traccia in modo che quello che segue, e mangia la polvere, non sia sempre lo stesso. Qui si naviga con Garmin, messo a nostra disposizione dall’organizzazione. 

Arriva una sezione Chilli da 3 peperoncini, una salita di sasso smosso con qualche scalino, nulla di preoccupante per enduristi esperti. Dalla cima, si gode di una vista mozzafiato, alture fino all’orizzonte immerse in una foschia da fiaba. Saliamo a nord-est verso Verdelhos e ancora più su fino al Castelo de Linhares da Beira, un castello medievale edificato tra la fine del secolo XI e l’inizio del XII, ora monumento nazionale. Una sosta con bibita frizzante nel centro del villaggio deserto porta alla pace dei sensi. 

Poco più tardi il pranzo, con piatti di carne di ogni genere e porzioni che neanche dovessimo stare poi a digiuno una settimana. Si torna verso sud lungo sterrate il cui terreno è bene o male sempre quello, pietra calcarea sfaldata o ghiaia grossa, infida come pochi altri sotto le ruote. Non ci sono particolari tecnicismi da affrontare in salita o discesa, ma prendere confidenza con questo fondo è tutto fuorché banale. 

Nel frattempo, ho preso le misure e cominciato a fare amicizia con la 701 Enduro nuova nuova che ho a disposizione. Tutto sommato, lei è una dual vecchio stampo, un cilindro solo, impostazione da enduro vera, solo con quello zic di comfort in più che serve per i lunghi trasferimenti e intervalli di manutenzione da moto stradale. Peccato ci facciano ancora desiderare un allestimento Adventure. Facile pensare che avrebbe successo, a giudicare dal livello di preparazione medio delle 701 Enduro presenti a questo Trek: di completamente standard ce n’è davvero poche. 

Per la seconda giornata i terreni cambiano leggermente e così, a tratti, l’ambientazione. Meno pietre, più terra, e più polvere. Ci spingiamo a sud e ci addentriamo in una zona che in un recente passato è stata martoriata dagli incendi. Centinaia o migliaia di chilometri quadrati di foresta bruciata, terreno nero su cui ancora si ergono gli alberi carbonizzati, che però a volte prendono un color rosso fuoco che crea un paesaggio da cartolina. Gli scherzi della natura. 

Attraversiamo parchi eolici, mostri d’ingegneria che non riescono a non affascinare per la loro maestosità, sia che li si osservi da lontano sia che ci si passi proprio ai piedi. Le pale lente e inesorabili che con la loro inerzia sembrano sfiorare il terreno, ne scorgi l’ombra che ti rincorre e ti fermi a pensare quale sforzo si sia reso necessario per metterle in piedi. In queste zone le sterrate sono larghe e ben tenute, necessariamente, devono essere percorse dai mezzi di servizio, ma il ghiaino di cui sono ricoperte è così grosso e instabile che sembra di guidare sulle uova. Dai gas e non prendi velocità, il posteriore scoda, l’anteriore sbacchetta. D’obbligo stare in campana, soprattutto in discesa.

Una sciocca scivolata arriva a infrangere questo idillio, per l’appunto. Discesa nel bosco, scaglie mosse di pietra bianca coperte da foglie secche, rosse e arancioni. La velocità per fortuna è bassa, non so spingendo, io e i miei compagni procediamo a ritmo medio ma l’anteriore si chiude traditore in una curva a destra. Brutta botta che diventerà un bel livido colorato sulla coscia destra, ma soprattutto altra mazzata ad un ginocchio già ben lungi dall’essere sano. Mi rialzo dolorante, la moto paga un graffio sul paramano, riparto e raggiungo gli altri. Dicevo, i miei compagni di enduro sono diventati due: io e Ondrej abbiamo fatto amicizia con Adam Riemann, pilota e youtuber australiano che sta anche lui testando la nuova 701. Se penso che dieci o più anni fa sbavavo dietro ai suoi video del restauro di una Honda CR 250, mi viene da sorridere.

Se per qualche istante ho pensato di rinunciare al giorno 3 per il dolore al ginocchio, all’ultimo briefing il mio umore torna a splendere. Si parla di un tratto “Chilly 5”, una bella pietraia in salita stretta e tecnica, si dice addirittura che nessuno riuscirà a salire senza aiuti. Io e Ondrej ci scambiamo uno sguardo d’intesa: staremo a vedere. 

Quel che è certo è che il giovedì mattina, ultimo giorno, arrivo alla moto, allaccio il casco, indosso i guanti e mi rendo conto di aver lasciato chiave e Garmin in camera. Ondrej e Adam hanno già acceso i motori, li lascio liberi di partire, ci troveremo più tardi lungo il percorso. Mi godo la mattinata in solitaria facendo il mio passo, finalmente senza polvere. La luce appena partito è ancora quella dell’alba, senza altre moto nelle vicinanze guido in un’atmosfera unica. Nei pressi di Loriga, sulle montagne a ovest rispetto al punto di partenza, attraverso una zona di macchia mediterranea che tanto mi ricorda l’amata Sardegna. Il paesaggio è quello, così il terreno, un sentiero largo e poco battuto con carrecce che si alternano a strisce inerbite. Qui la ghiaia è più fine, quasi sabbiolina. 

Lo stop per il pranzo arriva prima del previso, sono forse le 11, ma la fisiologia dell’itinerario di oggi vuole così. Il buffet è ricco di ogni ben di Dio, panini con porchetta, polpettine di baccalà, torte salate, salsicce di ogni tipo, qui il sanguinaccio va per la maggiore, ma è meglio stare leggeri, perché proprio dopo la sosta parte la famigerata pietraia del Chilly 5.

Qui mi riunisco con Ondrej e Adam, che per oggi ha pensato bene di chiedere in prova una Norden al posto della 701. Onestamente, a vedere come parte il sentiero ci penserei su due volte prima di affrontarlo con una bicilindrica, ma il pazzo australiano così come il britannico Lyndon Poskitt, noto uomo immagine Husqvarna, non sembrano minimamente preoccupati. Sono grosse pietre piantate, tornantini stretti e scalini non indifferenti. Per fortuna è asciutto, il grip è ottimale e si sale senza tribolare troppo. C’è comunque qualche classico tappo da cavalcata: 450 Rally Replica da 40.000 euro lanciate contro le rocce, 901 Norden che fanno la stessa fine, poi arriva Poskitt che con i suoi trascorsi trialistici ridimensiona il tutto salendo “a zero” con oltre 200 kg di moto. Corro a battergli il pugno e un “respect” mi sembra il minimo.

Passato il temuto Chilly 5, Husqvarna Trek 2025 volge quasi al termine. Manca ancora qualche decina di chilometri, un po’ d’asfalto e un po’ di sterrato. Non ci facciamo mancare un passaggio presso Monte Malhão da Estrela, il punto più alto del Portogallo terra ferma, 1.993 m di quota, a bordo strada ci sono gli impianti sciistici. 

Ora questo Trek è davvero finito. Circa 500 km in tre giorni, tanto fuoristrada, poco bitume, esattamente come piace a noi avventurieri. Paesaggi, colori, profumi, sapori, un Portogallo insolito, quasi deserto in questa zona e in questa stagione, ma un paradiso per chi voglia esplorare con due ruote e un motore. Che moto scegliere per un percorso così? Tutte le opzioni viste quest’anno sono valide, bicilindriche per il massimo comfort, monocilindriche racing per il divertimento su sterrato. Nel dubbio, andate pure sicuri sulla 701 Enduro, che il suo lo fa in entrambe le situazioni. Come va, l’ho raccontato per esteso qui. Husqvarna Trek 2025 per me si chiude con un ginocchio più malandato di prima, un bel livido viola su una gamba, ricordi indelebili e amici in più da tutto il mondo. C’è qualcosa di meglio?