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Cina e India comprano i nostri pezzi migliori. È il mercato, bellezza

Christian Cavaciuti e Marco Gentili il 30/09/2025 in Attualità
Cina e India comprano i nostri pezzi migliori. È il mercato, bellezza
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Tra acquisizioni e collaborazioni sempre più strette, le piccole eccellenze italiane sono entrate nei radar dei colossi orientali. Che hanno soldi da spendere e poco tempo da perdere. In fondo, perché formare competenze in casa, quando le puoi rilevare aprendo il portafogli?

Sono grandi e ricche, fanno numeri impressionanti ma non sono altrettanto sviluppate a livello, se vogliamo, “culturale”: la tecnologia allo stato dell’arte, il design più contemporaneo, il know-how per correre ad altissimo livello ancora non c’è. E per fortuna, perché altrimenti le aziende motociclistiche cinesi e indiane avrebbero soppiantato da un pezzo l’industria europea e nipponica. Oggi, però, un gap ancora esiste: queste aziende lo sanno, e si stanno muovendo per colmarlo. 

 

SI COMPRA SUBITO CIO' CHE MANCA

Quando sei ricco, la tentazione è sempre quella di comprare quello che ti manca. Perché non c'è dubbio che cinesi e indiani, con l’orgoglio nazionale che non fa certo loro difetto, potrebbero aspettare la prossima generazione di tecnici e designer cresciuti in scuole sempre più moderne, dopo aver fatto magari esperienza all’estero, e pazientare qualche anno perché sviluppino la maturità necessaria. Ma non è così che ragionano queste aziende, ambiziose e animate da una evidente fretta competitiva: tanto è vero che non basta più assicurarsi top player – come Gianandrea Fabbro, il designer delle Ducati 1198 e Panigale ora a capo del design Bajaj dopo un passaggio in Yamaha – ma si comprano intere squadre.

Sicché, avanti con lo shopping. L’Europa è fatta di aziende sofisticate ma spesso piccole, che boccheggiano in un mercato sempre più stretto e competitivo: aziende che sono un boccone facile – e che anzi spesso sono ben liete di finire inglobate in colossi dalle spalle larghe.

Cina e India comprano i nostri pezzi migliori. È il mercato, bellezza

IL CASO TVS

Le tigri d’oriente stanno dunque facendo spietato ricorso all’intramontabile articolo quinto: chi ha i soldi ha vinto. E analizzando le ultime mosse di ciò che si è mosso sullo scacchiere industriale, si osserva come l’Italia sia la terra di conquista preferita. Di certo nel nostro Paese le competenze – ingegneristiche, stilistiche, di innovazione – non mancano. E sono incarnate da alcune piccole realtà che fanno gola a molti. E che qualcuno compra.

È notizia di pochi giorni fa che TVS Motor (aziendina indiana con una capacità produttiva di 5,5 milioni di moto e quarto produttore a livello mondiale) ha rilevato Engines Engineering. Engines Engineering è una piccola grande eccellenza italiana: fondata nel 1979 alle porte di Bologna da Alberto Strazzari, offre servizi di tutti i tipi, dalla progettazione alla omologazione, dalla calibrazione motore alla prototipazione in clay: sono decine le moto e gli scooter italiani ed europei ma anche cinesi e indiani usciti da qui negli ultimi decenni. Un gioiello dell’un tempo fiorente indotto emiliano, che dà lavoro a diverse decine di persone tra ingegneri, designer e tecnici e che TVS ha acquisito con l’obiettivo di creare il suo centro di eccellenza globale per la progettazione e l'ingegneria, forse per potenziare quel che può offrire al partner BMW e anche in risposta alle mosse dei rivali indiani Bajaj, ormai proprietaria di KTM con tutte le sue competenze, e Royal Enfield col suo R&D inglese a Bruntingthorpe.

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MODENA40 E VERTEMATI, GLI ASSI NELLA MANICA CINESI

Qualche chilometro più a sud lungo la A14, a Rimini, si trova Modena40: il centro di ricerca e sviluppo, fondato nel 2016 da Carles Solsona, è assurto agli onori delle cronache per essere diventata l’eminenza grigia di CFMOTO. Brand che, non a caso, è riconosciuto come il più stilisticamente coerente e il più premium tra quelli di provenienza cinese. Una collaborazione sempre più stretta, che si estende ormai ben oltre lo stile tanto è vero che, a quanto si sa, la futura Superbike 1000 CFMOTO, di cui abbiamo visto il motore a Eicma 2024 e che dovremmo poter ammirare nella sua interezza quest’anno, sta venendo sviluppata proprio qui.

Volgendo lo sguardo a nord, nell’operosa Brianza, vediamo grande fermento alla Vertemati di Triuggio. L’azienda semi-artigianale che ha realizzato alcune delle off-road più innovative e ammirate dei primi anni 2000 ed è di fatto sempre stata più un R&D che non un costruttore, è al lavoro su nuovi progetti dopo che l’azienda cinese Nicot ha investito per avere in Italia un suo polo di R&D, che si occuperà probabilmente sia della tecnologia che dello stile. Nicot è ancora poco nota sul nostro mercato, ma proprio al prossimo Eicma dovremmo poter vedere i primi frutti della nuova Nicot-Vertemati.

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L'ITALIA PIACE SEMPRE

Insomma: l’Italia piace sempre, ma ormai più che le nostre moto, all’estero si comprano direttamente le nostre aziende. Il bicchiere è come al solito mezzo pieno: da un lato c’è chi si straccerà le vesti di fronte all’ennesima “spesa” fatta a spese dei nostri cervelli (ormai non c’è più nemmeno bisogno di farli fuggire, vengono a comprarli a casa). Dall’altro possiamo essere contenti che la nostra tradizione, la nostra formazione e la nostra cultura motociclistica producano ancora professionalità che non si trovano facilmente all’estero, e che non si inventano da un giorno all’altro, nemmeno pianificando la cosa a tavolino. Almeno per ora.

Speriamo di mantenere questo vantaggio, ma più che sperare bisogna continuare a lavorare per farlo. Diversamente, saremo sempre vittima dell’intramontabile articolo quinto.

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