Attualità
Moto cinesi? Gli italiani non vedevano l'ora di comprarle
Il successo delle moto che arrivano da Cina e India è salutare o è un segno di decadenza? La polemica infuria tra opposte fazioni di motociclisti, ma basta guardarsi attorno per vedere che gli italiani, tutto sommato, non vedevano l'ora di poter comprare queste moto
In piena stagione di ferie ho guardato le moto sul lungomare della riviera adriatica, un bello spaccato dell'Italia "media": tanti scooter italiani di 10 o 20 anni fa, qualche moto italiana e tedesca, poche giapponesi, di solito non recentissime. Le moto recenti sono spesso cinesi o para-cinesi: Zontes, CFMOTO, Morini, ovviamente Benelli.
La mia indagine senza pretese statistiche non rivela se le moto cinesi siano moto “in più” o moto “in vece”. Moto che non si sarebbero vendute o moto che sono state acquistate al posto di alternative italiane, giapponesi, austriache o tedesche. Ma è lo specchio del mercato: è innegabile che i costruttori occidentali abbiano lasciato scoperta una grossa fascia del mercato, e non solo in campo moto: tra le auto è anche peggio, basta guardare la gamma di marchi ormai ex-generalisti come Fiat, Lancia, Peugeot o Volkswagen.
Il mercato va bene, l'industria va male?
La notizia positiva è che le moto si vendono, sempre di più. Il mercato è in crescita da anni, siamo ancora lontani dagli oltre 500.000 pezzi del 2000 ma se togliamo gli scooter le 166.500 moto vendute nel 2024 non si erano mai viste prima. Indubbiamente parte del merito va all’arrivo dei modelli cinesi e indiani, che spesso costano la metà dei corrispettivi occidentali o anche meno.
Alla fine gli acquirenti occasionali sono sempre più numerosi dei puristi e competenti: che in compenso sono più rumorosi, si lamentano della degenerazione dei costumi. Ma la gente guarda quel che c'è al momento, si appassiona a quello, compra quello. E a giudicare dai numeri, gli italiani non vedevano l’ora di comprare le moto cinesi e indiane: moto senza troppe pretese, ma furbe nel presentarsi e tutto sommato sufficienti per fare quel che qualunque motociclista vuole fare: godersi un giro, con una guida commisurata alle sue capacità.
Come sopravvivere all'avanzata dell'Asia
La difesa del prodotto occidentale è sacrosanta, ma il prodotto occidentale deve iniziare a difendersi da solo. Deve farlo cercando di non abbandonare le proposte "popolari" per arroccarsi nella nicchia del lusso; competere con la Cina è difficile ma non impossibile, come dimostra il fatto che i listini delle ultime medie cinesi, quelle tecnicamente più aggiornate e ambiziose, non sono poi così lontani da quelli di alcune rivali europee, che peraltro offrono di solito un'elettronica un po' più aggiornata; per non parlare dei giapponesi, che paiono intenzionati a dar battaglia anche sul fronte dei prezzi.
Lo stesso può dirsi per il mondo off-road, dove il livello tecnico medio di chi guida è più alto, fare prodotti efficaci a prezzi stracciati è più difficile e le aziende europee meglio attrezzate per difendersi: la nostra Beta Motor è un ottimo esempio di come coniugare prezzi ragionevoli e volumi interessanti.
Il mercato cambierà in maniera radicale – lo sta già facendo – ma ci saranno più moto in giro, più gruppi, più compagnia: e potrebbe essere un bene per tutti, anche i costruttori europei. Purché aprano gli occhi.
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