Attualità
Amarcord: Quella volta che Massimo Tamburini mi lasciò il curriculum
Una storia d'altri tempi: sono passati quasi 25 anni da quando il nostro Christian Cavaciuti intervistò il mitologico tecnico-designer (la cui visione fu alla base del rilancio di Ducati e di MV Agusta). Che gli diede il suo curriculum come se fosse a un colloquio di lavoro. Ecco com'è andato quell'incontro
Era più o meno in questi giorni, una splendida giornata di fine agosto 2001. Nella vita facevo tutt’altro, ma mi ero proposto a Motociclismo con l’idea di indagare il fortissimo legame tra la moto e l’Emilia (allora l’inglese si usava il giusto, e non si parlava ancora di Motor Valley ma di Terra del Mutòr) parlando delle persone e con le persone. Un po’ una versione motociclistica di una canzone di Ligabue o di un romanzo di Paolo Nori, per dire, che voleva preservare anche il sapore della lingua.
L’idea insomma piacque e mi spedirono a fare le prime interviste della mia vita: il curatore del Museo Ducati, Livio Lodi; uno storico di San Giovanni in Persiceto, Enrico Ruffini; e due figure più o meno mitologiche: Massimo Bordi, l'ex direttore tecnico Ducati capace di traghettare il bicilindrico nella modernità, e soprattutto Massimo Tamburini, all’epoca all’apice della sua carriera e in quel momento, diciamo, un po’ sopra il presidente degli Stati Uniti e un po’ sotto Gesù Bambino nella scala di più o meno qualunque appassionato di moto.