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Attualità

L'autovelox non può violare la privacy

Marco Gentili
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L'autovelox non può violare la privacy
L'autovelox non può violare la privacy

Il Tar del Veneto stabilisce che un apparecchio non può raccogliere più dati di quelli necessari alla sanzione che è progettato per rilevare, ad esempio quelli su RC e bollo

Un sistema di controllo in remoto (ad esempio un velox o una telecamera installata a un semaforo) non può ledere la privacy dell'utente, rilevando anche dati non pertinenti con lo scopo per cui è stato installato. Una sentenza del Tar del Veneto impedisce di fatto a velox e simili di rilevare se un veicolo in contravvenzione, oltre ad aver superato il limite di velocità, è in regola con la copertura assicurativa o col pagamento del bollo. Una ingerenza che, allo stato attuale, è una violazione della privacy. Per questo la rilevazione massiva di dati non è ammessa: i dispositivi che rilevano gli eccessi di velocità o il regolare transito nei pressi dei semafori devono attivarsi solo in caso di sanzioni, e non per leggere le targhe in modo indiscriminato. Tutto ciò, ricordiamo, è in clamoroso conflitto con quando previsto dagli articoli 193 e 201 del Codice della strada sin dal 2011: in quell'aggiornamento del codice, si ipotizzava di poter intercettare gli evasori di bollo e assicurazione obbligatoria proprio attraverso il controllo remoto; un provvedimento mai messo in atto dal Ministero delle infrastrutture.  

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