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Piaggio: 20 anni fa la scomparsa di Giovannino Agnelli

Marco Gentili il 11/12/2017 in Attualità

Fu il presidente del rilancio, tragicamente scomparso a 33 anni: con lui, entrato giovanissimo in Piaggio, l'azienda restò radicata in Toscana, si aprì alla ricerca e all'innovazione, e valorizzò la propria storia e il brand Vespa

Piaggio: 20 anni fa la scomparsa di Giovannino Agnelli
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Se non ci fosse stato lui, oggi la storia di Piaggio sarebbe tutta un’altra cosa. Non avremmo il museo aziendale, e Pontedera resterebbe un’anonima cittadina della provincia di Pisa. Forse l’azienda sarebbe già da anni in mani straniere, o forse avrebbe chiuso i battenti, chissà. Ma se oggi Piaggio è un colosso delle due ruote, con una spiccata propensione internazionale e una presenza fortissima sui mercati che contano (in particolare India e Sudest asiatico), il merito è soprattutto di Giovanni Alberto Agnelli.

L’EREDE DELL’AVVOCATO AGNELLI

Sono vent’anni (mercoledì ricorre l’anniversario della sua scomparsa) che Giovannino non c’è più. Classe 1964, figlio di Umberto Agnelli, era uno che si era fatto le ossa sul serio, senza farsi forte del nome paterno. Quando lavorò in Comau, azienda dell’indotto Fiat, lo fece con lo pseudonimo di Giovannino Rossi, partendo dalla gavetta. Giovannino era l’erede designato dello zio Gianni Agnelli: avrebbe guidato la Fiat dopo l’Avvocato. E prima di passare al comando dell’ammiraglia, si fece le ossa da presidente di Piaggio, allora controllata dalla multinazionale torinese.

LA DIFESA DI PONTEDERA

Per l’azienda di Pontedera i primi Anni 90 furono un momento di transizione: poche idee e confuse, come la Cosa, male accolte dal pubblico. E le previsioni per il futuro erano piuttosto fosche: i partiti che dominavano la fase finale della Prima Repubblica vedevano di buon occhio il trasferimento degli impianti di produzione a Nusco, nell’Avellinese. Agnelli invece, nonostante la giovane età (allora aveva 29 anni) dimostrò di avere le idee ben chiare su come rilanciare il marchio. A Pontedera non si tocca niente, anzi: gli stabilimenti restano dove sono. Agnelli inoltre puntò forte su ricerca e sviluppo: integrazione col cuore della città e soprattutto con i dipartimenti chiave della Sant’Anna di Pisa, cuore della ricerca più avanzata a livello universitario. E capì anche l’importanza della storia per il gruppo: dette il la al progetto del museo aziendale e dette nuova fiamma alle braci che covavano sotto la cenere del brand Vespa, di cui celebrò in grande stile il cinquantesimo compleanno nel settembre 1996.

IL MUSEO CHE PORTA IL SUO NOME

Oggi Giovanni Alberto Agnelli, per tutti Giovannino, è ricordato come “il principe sfortunato”. Perché morire a 33 anni per un male difficile da curare, con tutta la vita davanti e un avvenire radioso di fronte a sé, è ingiusto e cattivo. Ma il suo lascito è sotto gli occhi di tutti. E non solo di quanti lo conobbero e ne ricordano le doti umane e imprenditoriali. Il museo Piaggio, aperto nel 2001 a Pontedera, è intitolato a lui.

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