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Storie in viaggio: tre amici al "Faaker"

di Carlo Portioli, foto Harley-Davidson il 16/09/2016 in I viaggi dei lettori

Tre Harley-Davidson, tre amici, un solo obiettivo: l'European Bike Week. Ecco il diario di un viaggio on the road per raggiungere uno dei raduni più famosi del mondo nel cuore dell'Europa… e tutte le foto

Storie in viaggio: tre amici al "Faaker"
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Apro il box e la guardo, lei mi guarda. In silenzio. Insieme dal 2003; un amore lungo, vero, che negli ultimi anni è stato sferzato da un vento freddo. All’inizio avevo occhi solo lei, poi sono iniziate le mie scappatelle. Prima una tedesca di Monaco di Baviera, adesso una sbandata per una bolognese tutto pepe di Borgo Panigale. Infine gli acciacchi del tempo che rendono le cose più complicate per entrambi.
Questa è l’occasione giusta per riprovarci: tornare in strada insieme a capire se sotto la cenere ardono ancora le braci che riaccendono il fuoco, oppure se semplicemente il nostro tempo insieme è finito. Come succede spesso tra un uomo e la sua moto. Lei è una Harley-Davidson Bad Boy del '96, forcella springer, motore Evolution 1340 e l’occasione è l’European Bike Week, per tutti “il Faaker”, dal nome del lago austriaco dove si svolge il più grande raduno HD d’Europa.

Si parte in tre amici con tre Harley. Il tempo promette giornate calde e assolate, un weekend di piena estate che ancora non ha cominciato a sgangherarsi per poi franare nell’autunno. L’autostrada A4 già di venerdì mattina è un flusso continuo di harleysti diretti verso l’Austria. Noi deviamo verso Belluno. La mia Harley a 110km/h è perfetta, serve solo un po’ di pazienza per le vibrazioni sul manubrio. Sembra di tenere in mano quell’arnese che si usa per spiaccicare il catrame durante i lavori stradali. “Spiacciacatore d’asfalto” si chiama… almeno credo.

Prima tappa
Longarone e il Vajont. Arrivando da valle la diga è sulla destra: bassa, vicina, piccola da sembrare innocua. Una deviazione dalla statale e si sale accanto alla gola dove quella notte l’acqua entrando divenne una bomba atomica... e lì fa impressione. Sopra la diga è solo silenzio. Marco Paolini e il suo Racconto del Vajont è il miglior modo per conoscere la storia e onorare la memoria di quella tragedia.

Ripartiamo per la strada che ci porterà a Tolmezzo e poi a Tarvisio. Chi va in moto sa che si va d’estate sulle Alpi per portarci a spasso il naso: odori di fieno, erba tagliata e pini riempiono ogni respiro durante le mille curve. Si passa per paesi bellissimi, dove le imponenti case sono pezzate come le mucche: bianche in muratura sotto, marroni di legno sopra, con tetti panciuti.

Il Faaker è un raduno splendido, ma noi ci arriviamo senza fretta. Non smetteremmo mai di salire e scendere dalle Alpi in giornate come queste. Curve in sequenza, quarta, quinta… ra-ta-ta-TA! Ogni singola esplosione nel motore si trasforma in trazione, senza mediazione di centraline, mappature, iniezioni, drive-by-wire. La purezza della guida 100% analogica.
Finalmente venerdì tardo pomeriggio arriviamo al Faaker, dove resteremo fino a domenica mattina.
Avvicinandosi all'evento si entra in un flusso di Harley che si gonfia fino a diventare un unico, enorme fiume che gira ininterrottamente intorno al lago, senza fermarsi mai. C’è chi si mette con le seggiole pieghevoli a bordo strada per godersi lo show con una birra in mano e ha ragioni da vendere, perché nel flusso sta lo spettacolo: tedeschi con elmetti cornuti a bordo di rat-bike, Chapter HOG da tutto il mondo, attempati signori inglesi con gentile consorte al seguito, energumeni interamente ricoperti da tute di pelo, coppie travestite da panda, altre da Muppets. Mezzi con sidecar e carrellino per portare tutta la famiglia in gita, gente a spasso su trike enormi e roulotte a traino, ma soprattutto, più di tutto, ci sono le Harley.

Questo è un raduno ufficiale dove sono presenti circa 100.000 moto, quindi da un punto di vista degli stili custom si potrebbe dire che “Se non lo trovi al Faaker, allora non esiste”.
In giro si vedono principalmente mezzi in versione stock, tantissimi sono pesantemente customizzati e un numero importante sono Special costruite da concessionari ufficiali o da customizer. Di piccole special Cafe Racer Anni 70 che oggi vanno tanto di moda nemmeno l’ombra: qui si celebra il grande, grosso e rumoroso bicilindrico di Milwaukee, tutto il resto fa da comparsa. I modelli stock più diffusi sono i Touring: Street e i Road Glide sopra tutti, ma la regina del Faaker 2016 è il Breakout. Già estrema nella sua linea custom in versione standard, i tedeschi e gli austriaci amano esaltarne le forme modificando il posteriore, fino ad alloggiare gomme di dimensioni mostruose (300!) sotto codini high-tech minimal. A loro le moto piacciono basse, larghe e radicali: ottima scelta vecchio Fritz!

La popolazione di Bagger stupisce, per quantità e qualità: lunghi draghi con cerchi anteriori dai 26’’ fino a 30’’ spuntano fuoco e tuoni nel grande flusso, lasciando tutti a bocca aperta. Chopper e bobber estremi sono sparpagliati ovunque, a evocare i tempi d’oro della controcultura motociclistica americana quando le Harley erano merce pericolosa, per gioventù selvagge e non per prostate ingrossate.

L’evento copre una superfice immensa, gli stand sono distribuiti lungo tutti i km intorno al lago, concentrati in tre grandi aree dove perdersi tra i mercatini e spettacoli. Noi sembriamo dei Pinocchi nel Paese dei Balocchi.

La domenica mattina si riparte tra un mare di Harley che invadono per tutto il giorno la A4. La magia del Faaker è tutta qui: vivere i giorni del raduno costantemente immersi in un interminabile flusso di moto che ami, in mezzo a persone che le amano come te. Uniti intorno a un marchio che come nessun'altro sa creare senso di identità e condivisione di valori. Questo rende speciale Harley-Davidson e il Faaker.

Il Bad Boy mi riporta a casa dopo tre giorni in perfetta armonia. Vivere la strada su un Evolution 1340 è un’esperienza semplice, ricca di sensazioni e gratificante. Senza le difficoltà dei motori Harley precedenti, senza le modernità dei motori Harley successivi. Grazie ancora una volta, è bello invecchiare con te.
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  • dododj
    Che dire.... - Carlo, mi hai fatto vivere l'esperienza... che racconto. Domenico