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I viaggi dei lettori

Diario di viaggio: tra Palermo e Trapani

il 13/06/2003 in I viaggi dei lettori

Otto amici sulle loro quattro moto: un intenso weekend in moto alla ricerca della storia e dei colori della Sicilia Occidentale

Diario di viaggio: tra Palermo e Trapani
Il castello di Cefalà Diana


Gita del: 25 Aprile – 27 Aprile
Partecipanti: Massimo e Concetta (Aprilia Caponord), Enzo ed Elisa (BMW GS1150), Emilio e Teresa (BMW GS1150), Leonardo e Alessandra (BMW GS1150)
Abstract: 1100 km tra Trapani e Palermo, alla ricerca di una Sicilia inesplorata…
Moto consigliate: Enduro, maxienduro… Troppi sterrati!
Itinerario: Bellissime strade nella Sicilia occidentale
Km: 1100 circa
Durata: 3 giorni e 2 pernottamenti

Ore 6.

30 del mattino. La sveglia suona. Mannaggia, così presto oggi mi devo svegliare??? Ma che devo fare??? Azzo! Si va in viaggio… Uno scossone a Concy che dorme ancora beatamente… Mi vesto in men che non si dica e in due secondi sono giù, dove Mazinga (il nome della mia ETV1000Caponord) mi sta aspettando. Avvio la moto e la sposto più vicino all’uscita di casa, poi rientro e trovo Concetta che prepara la colazione. Due toast con la marmellata e siamo già su Mazinga. Purtroppo le valige laterali non sono ancora arrivate e dobbiamo accontentarci di un singolo bauletto GIVI da 36 l. che però sfoggia orgoglioso l’adesivo della Grossglockner Strasse (Austria), che abbiamo percorso due anni fa in sella al nostro mai dimenticato CBR1100XX.
Arriviamo primi, come al solito. Dopo qualche minuto arriva Leo GS1150 “Canarino”, e a seguire Emilio e Enzo. Enzo ed Elisa sfoggiano due tute splendide (non ricordo il modello, ma si tratta di due top gamma BMW) e sembrano usciti pari pari da una pubblicità della Casa dell’elica. Siamo circondati dagli amici e dai GS… Foto di rito e si parte


La prima parte del trasferimento prevede l’A19 CT-PA, con uscita al casello di Resuttano. Si annunciano 120 km monotoni, ma la temperatura che Mazinga indica sul cruscotto è piacevole (circa 18 gradi) e le previsioni per i giorni a seguire sono bellissime. Ottimo, penso. Concetta è felice… Dopo 8 mesi in sella (o in trespolo) del nostro Fireblade rosso, non le sembra vero di star seduta comoda… Per me è la prima esperienza autostradale con Mazinga e quindi sono proprio curioso di vedere come va… Certo per chi è abituato allo “strapotere” di 150cv sotto il sedere, una grossa enduro, soprattutto in autostrada, è un pochino monotona, non ti trasmette la stessa dose di adrenalina… Eppure, man mano che passano i km e assaggio le velocità di Mazinga, mi rendo conto che complessivamente si tengono medie molto elevate, pur stando comodamente seduti in poltrona.
Finalmente arriva Resuttano. Usciamo ed Enzo, che ha studiato con la sua solita magistrale bravura il percorso, si infila sicuro nella campagna e iniziamo a percorrere delle strade incantate. L’idea è quella di sfruttare tutte le strade secondarie per arrivare nel triangolo tra Pizzi, Palazzo Adriano e Corleone. Le strade si fanno sempre più bruttine ma noi passiamo senza problemi, cullati dalle sospensioni e dalla massellatura delle nostre Tourance. Il giro procede fino alla prima sosta all’Eremo della Quisquina, un posto molto suggestivo strettamente collegato alla vita di S. Rosalia (la patrona di Palermo).
All'Eremo si giunge lasciando la provinciale S. Stefano-Cammarata a 4 km. dal centro abitato di Santo Stefano di Quisquina, all'altezza di un'edicola dedicata a S. Rosalia e imboccando una strada che si immerge nel bosco per circa 2 km…Da lì procediamo per strade incantevoli attraverso boschi e splendide vallate. Qualche foto e inquadratura in movimento (Emilio ha portato la telecamera) fino a quando la fame ci assale e decidiamo di fermarci per un panino… Ovviamente non prima di aver intrapreso uno sterratino che ci porta ad una radura bellissima… Il tempo passa veloce, e il giro del primo giorno è ancora lunghetto.


La prossima tappa prevista è lo splendido Palazzo Adriano. Appena giunti in piazza mi sembra di ricordare il posto… Ma certo! È il set di Nuovo Cinema Paradiso di G. Tornatore. C’è una fontana, il municipio, un paio di chiese… Ovviamente ci chiediamo dov’è il cinema ma ci spiegano, con delle foto, che è stato edificato in una porzione della piazza solo per il film e che è stato successivamente bruciato (come in effetti succede nel film stesso). Ragazzi, un incanto!!!
Da lì procediamo per Corleone. Il paese ha una affascinante parte storica che vediamo restando sulle moto: abbiamo l’idea di fermarci ma non c’è nessuno! I bar sono chiusi e solo alcuni ragazzini giocano in piazza. Decidiamo allora di procedere (non prima di esserci fermati per un secondo panino: il tempo bello ed i km mettono fame!) per Ficuzza.


Ficuzza è una località che si sviluppa a 682 metri sul livello del mare e che rientra nella provincia palermitana. Il sito si ricorda soprattutto per l'ottocentesco "Casino di caccia" voluto dal re Ferdinando III, un palazzo reale dalle non eccessive dimensioni costituito da una struttura esterna molto sobria ed elegante sovrastata dallo stemma dei Borbone. L'edificio è arricchito dalla presenza di una piazza delimitata ai lati da edifici adibiti agli ambienti di servizio.
C’è una folla immane: è il 25 di aprile e Ficuzza è la classica meta delle scampagnate dei palermitani. Con le moto si fa fatica a passare ma procediamo su uno sterrato fino in cima, al rifugio Alpi-Cucco. Poi scendiamo nuovamente a Ficuzza per visitare il primo ospedale in Sicilia per la fauna selvatica, creato nel 1994 dall'Azienda foreste demaniali della Regione siciliana e dalla Lega Italiana Protezione Uccelli. Ci sono dei bellissimi rapaci e una guida puntuale e competente ci spiega il percorso di recupero degli uccelli, ci fa vedere le nursery, e ci spiega le caratteristiche degli ospiti.
Enzo punta il GS alla volta di Cefalà Diana. Vale la pena effettuare una breve sosta al castello del XIII secolo, di cui resta solo una robusta torre quadrangolare e ruderi delle mura di cinta. È un posto estremamente suggestivo, che si presta a belle foto… certo, iniziamo ad essere abbastanza stanchi, sicchè, visto che dormiremo in un agriturismo vicino Partinico (a Balastrate) decidiamo che è ora di andare. Ci aspettano 80 km di autostrada con annesso passaggio per Palermo…
Arriviamo in tempo per un buona cenetta, con l’idea di sciogliere il gruppo rapidamente per poi partire, l’indomani, alla volta di nuovi luoghi…


La mattina si annuncia più calda della precedente. Il termometro di Mazinga segna circa 22 gradi. I ragazzi sono pronti, fatta eccezione per Leo che ci fa sempre attendere un pochino di più… Sarà l’età? Usciamo dal nostro agriturismo e decidiamo di riprendere, per una sola uscita, la Trapani-Palermo. Da lì iniziamo a inerpicarci per le montagne con destinazione Piana degli Albanesi. La località, vicina a un bel laghetto, è molto suggestiva. Si tratta di uno di quei luoghi che hanno conservato intatta la cultura della madre patria: si parla comunemente albanese antico, ci sono chiese con rito ortodosso, le insegne di negozi e di strade sono in due lingue…
Ci addentriamo per le viuzze della città. Io sono, come al solito, alla famelica ricerca di scatti interessanti, e riesco a coglierne alcuni… Chi si ferma a Piana non può non assaggiare un fantastico cannolo di ricotta. Differentemente dalla zona orientale della Sicilia, qui i cannoli sono molto più grandi e la ricotta, meno lavorata e raffinata, lascia nel palato un nonsoché di ancestrale, di una bontà assoluta, vi assicuro.
Uscendo dal paese facciamo una digressione fuoristradistica verso il lago, prima di affrontare la salita che conduce a Portella della Ginestra. A Portella una sosta è d’obbligo. Il Memoriale di Portella delle Ginestre è il luogo, situato ad appena tre chilometri da Piana degli Albanesi in direzione di S. Giuseppe Iato, dove la banda di Salvatore Giuliano, il 1° maggio 1947, sparò uccidendo uomini, donne e bambini.
La sistemazione monumentale di Portella della Ginestra è un'opera di land art (arte della terra, del territorio) di cui vi sono svariati esempi in molte parti del mondo. La vista è mozzafiato, e una serie di lapidi ricordano gli eventi del ’47. Tutt'intorno si innalzano grandi massi, alti da 2 a 6 metri, cavati sul posto della pietraia, che sembrano magicamente collegati come i preistorici menhir.


La fame inizia a farsi sentire e decidiamo di andare a S. Giuseppe Iato per comprare alcuni panini in una “putia” (nome siciliano che indica un generico negozietto che vende ogni tipo di genere alimentare e spesso anche articoli utili per la casa). Enzo, da ottimo intenditore, ovviamente suggerisce un posto suggestivo per andare a gustare il panino…
Decidiamo di spostarci nella valle del Belice per andare a vedere i resti di quanto successo nella notte del 15 gennaio 1968, quella del terremoto. I paesi originari sono ancora lì, abbandonati e semidistrutti, fantasmi inequivocabili della tragedia di trent’anni fa.
Poggioreale vecchio è davvero suggestivo. Due cancelli sbarrano l’ingresso al paese da due lati opposti, si respira un’atmosfera irreale. Due cavalli, uno bianco e uno nero, passeggiano dentro la città che potrebbe tranquillamente essere il set di un film tanto è particolare. Procediamo per Gibellina, dove scopriamo la colata nivea che ricopre l’antica città. Ci racconteranno, nel paese nuovo, che questa colata di cemento armato fu realizzata demolendo quello che restava del paese e coprendo tutto con un grande "velo" solcato da crepe in corrispondenza delle vie del vecchio tracciato urbano.


Le moto ci aspettano. Segesta è vicina e dobbiamo necessariamente raggiungerla. Mi rendo conto adesso che, preso come sono dalla suggestione del luoghi del terremoto (sono un geofisico e mi sono per lungo tempo occupato di sismologia, quindi il vecchio mestiere ogni tanto affiora…), ho tralasciato di raccontare la spettacolarità delle strade. È tutto un andirivieni di curve e tornanti, in un contesto suggestivo. Assolutamente da percorrere, ne vale davvero la pena. Da Gibellina procediamo per Segesta. Sul luogo, molto conosciuto, ogni commento è superfluo. Nel bel mezzo di una valle c’è un magnifico tempio e, poco lontano un teatro greco. La visita è obbligatoria.


Da Segesta dobbiamo raggiungere il nostro bed&breakfast che si trova a Scopello. Enzo ha al solito individuato una strada spettacolare che passa per Badia Grande, con alcuni pezzi di sterrato poco impegnativo (ma da percorrere preferibilmente con Mazinga o BMW GS). Si arriva a Scopello dall’alto e si gode la vista suggestiva della Riserva naturale dello Zingaro e del mare. Scopello è forse il luogo più suggestivo e pittoresco dell'intero golfo di Castellammare. È un piccolo borgo sorto verso la fine del settecento attorno al baglio, sul sito di un precedente casale arabo. In basso, nella stupenda cala limitata dai faraglioni e protetta da vecchie torri di avvistamento, si trova la tonnara, conosciuta da tempo immemorabile (è citata in documenti del 1200) e attiva fino a pochi anni addietro, con il baglio, gli edifici e i magazzini.
Purtroppo tira un vento fortissimo. Ci inerpichiamo con le moto per un irto sentiero (solo per enduristi, se avessi avuto ancora la moto da strada non sarei passato) che ci porta al nostro agriturismo. Il posto è bellissimo, completamente ristrutturato e le ragazze fanno a gara e chi si aggiudicherà la stanza più accogliente. Dato che ormai è abbastanza tardi e che per me, ancora poco esperto nell’off-road, scendere di sera lungo un sentiero molto sterrato non è semplicissimo, decidiamo di mangiare una pizza che con Emilio andiamo a recuperare al paesetto sottostante. La notte è bellissima perché il vento rende tutto più terso. Purtroppo la piccola vacanza volge al termine: domani si rientrerà a Catania.


La domenica parte “lentamente”. È il giorno del rientro e non vogliamo stressarci… Una abbondante colazione a Scopello, una breve escursione alla Riserva dello Zingaro, e via lungo la strada che, passando per la Tonnara di Bonagia ci porterà ad Erice. Su Erice è stato già detto tutto, e vi suggerisco di verificare con i vostri occhi quanto questo paesino medievale possa essere magico… La Tonnara di Bonagia è un posto molto suggestivo, con una splendida vista sul mare e con un museo dedicato alla mattanza dei tonni. Oggi in Sicilia sopravvivono solo due tonnare, entrambe nei mari di Trapani, e qualche timido tentativo di riesumare impianti già chiusi da anni, sull’onda di un misero incentivo regionale, non lascia adito a grosse speranze. La più antica e produttiva, ma anche più sconosciuta, delle tonnare superstiti, quella di Bonagia, ancor oggi con una media di oltre mille tonni a stagione assicura lavoro e benessere a decine di famiglie.


Da Bonagia, passando per Valderice ci aspetta Erice che rappresenta anche la fine ideale del nostro viaggio. Un pranzo a base di cus-cus è quindi obbligatorio prima di percorrere gli ultimi 300 km che ci separano da casa. Un weekend bellissimo, fatto di strade spettacolari, di circa 1100 km percorsi. Mentre poso la Caponord in garage la guardo con un occhio diverso: una moto diventa davvero tua quando ti ha portato in viaggio in posti incantati.

La Sicilia sudoccidentale

In Sicilia da Castellammare del Golfo verso le saline trapanesi

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