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SBK, Losail: Guintoli è Campione del Mondo

di Matt Cape il 02/11/2014 in Sbk

Sylvain vince anche gara2 e si regala un sogno. Rea e Baz mettono i bastoni tra le ruote a Sykes, che però non trova il passo per fare più del terzo posto. Melandri saluta la Superbike, quarto su tutti i fronti

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Tu chiamale se vuoi, emozioni. La gioia di Sylvain Guintoli, 32 anni e 6 stagioni in Superbike, per la prima volta campione del mondo. Un sogno che si avvera, festeggiato con una dolcezza e un'intimità inedita, tra le braccia della famiglia. Carezze e baci a moglie e figli, che rivelano l'alto profilo umano di un pilota pacato, che ridefinisce il concetto di gentleman rider. Un grande, Sylvain, ad averci creduto quando in pochi credevano in lui. Una favola, la sua, che diventa realtà nella notte del Qatar. Terzo e criticato per non averci creduto abbastanza nel 2013, ha gestito con i nervi saldi una stagione ad alta tensione. Da Laguna Seca ha cambiato passo, ha spinto, ha cercato di non esagerare e ha fatto una strategia che alla fine ha pagato. Soprattutto perché sotto i riflettori di Losail si è trasformato in predatore. Non ha più chiesto regali, ha semplicemente fatto vedere di essere il più veloce. Il più forte, e ha vinto. Meritatamente.
Onore agli sconfitti dunque. A quel Tom Sykes che super favorito, ha sprecato, non ha saputo reagire. Teso e consapevole dei limiti della sua Kawasaki, nonché del suo stile di guida, su una pista che premia la percorrenza e la pulizia delle linee. Battuto nonostante abbia dato il massimo, finito sotto i colpi degli attacchi del compagno di box, che s'improvvisa arrogante proprio prima di fare le valige verso la MotoGP. Quel Baz che in gara1 si toglie il sassolino dallo stivale, cercando soddisfazione proprio nel momento sbagliato. Andando anche a fare una figura magra, dopo aver dichiarato di vincere sulla griglia di gara2 e finendo fuori dai giochi che contano già dopo la prima curva. Restano quei 6 punti in meno, dunque, che privano ancora una volta Sykes di un successo che sarebbe stato ugualmente meritato.

Adesso la Superbike cambierà, tornerà ancora più vicina alle moto vendute nei concessionari e un'altra epoca si chiude. Non uno dei momenti più alti della storia della Superbike, volendo ben vedere, ma ugualmente emozionante. Con questo finale tra uomini sinceri e umili, campioni dentro, che hanno dato l'anima in una grande lotta. In cui si è inserito anche Rea, usando talento e determinazione, e guidando sopra i limiti del suo mezzo meccanico. Quella CBR1000RR con cui fu amore, ma ormai il rapporto è alla fine. Una storia mai davvero vincente e convincente. Ciao alla Honda allora, per guardare avanti. Per sognare anche lui un titolo, magari proprio nella prossima stagione.

Mentre saluta la compagnia anche Melandri, il numero 33, quarto per 1 punto, dietro a Jonathan, con 333 punti. Quarto anche sul podio di gara2, dopo un weekend corso con le valige già fatte e il biglietto per Valencia piegato in tasca. Destinazione MotoGP, perché fare il pilota è comunque un lavoro, fatto di scelte difficili, spesso doverose.

Finale di stagione amaro anche per Giugliano, che chiude 8° all'ultima corsa, con Davies che ancora una volta fa meglio di lui. Tra le due Ducati ci sono pure un Elias onesto lavoratore e quel Baz, appunto, autore di una rimonta furibonda dal 17° al 7° posto. Gesto atletico che, però, stasera passa quasi inosservato. Perché le luci della ribalta e gli applausi vanno tutti a Guintoli. Sylvain, campione umano, che con una mano firma l'albo d'oro del mondiale, mentre con l'altra abbraccia la sua famiglia.
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