ADV
Sbk
SBK 09: scoppi di salute
il 09/02/2009 in Sbk
Il campionato Superbike affronta una stagione speciale, ricchissima di motivi tecnici e agonistici che confermano la validità della sua formula. Un titolo ambitissimo cui puntano sette Case e almeno una decina di piloti
Il conto alla rovescia è nella fase finale: fra due settimane tutti i team voleranno in Australia, atterreranno a Melbourne e dopo 180 km raggiungeranno Phillip Island, un lembo di territorio unito alla terraferma da un ponte che curiosamente si chiama Sanremo, scritto così, in italiano.
Lì, su un affascinante e veloce circuito in riva al mare, avrà inizio il mondiale Superbike 2009.
Lì, su un affascinante e veloce circuito in riva al mare, avrà inizio il mondiale Superbike 2009.
Un anno che, comunque vada, sarà scritto a caratteri cubitali nell'albo d'oro del massimo campionato delle derivate di serie.
I motivi? Rivediamoli insieme in modo organico.
I protagonisti
Manca il campione del mondo in carica, e una volta tanto la ragione non è il suo passaggio alla MotoGP, bensì la fine di una splendida carriera. Troy Bayliss ha chiuso il 2008 con due nette vittorie, un titolo – il terzo – in tasca, ha rifiutato offerte miliardarie per rimanere in sella e si è ritirato a vita privata e dorata, salvo divertirsi a fare il testimonial di qualche evento, di qualche marchio, fintanto che la cosa gli piacerà. Beato lui, ma se lo è meritato quant'altri mai.
Il suo sostituto designato era, fino a metà stagione, Max Biaggi, messo a dimora dalla Ducati presso il team satellite di Marco Borciani. Ma poi la Ducati ci ha ripensato, ha valutato le prestazioni del romano, ha fatto un conto costi/benefici ed ha deciso di rinunciare. Ora in sella alla 1198, in versione F09, c'è il costoso, a volte imprevedibile, spesso scorbutico, ma sempre velocissimo e agguerrito Noriyuki Haga, unico autentico samurai del mondiale SBK. Al suo fianco è stato mantenuto Michel Fabrizio, che ha messo in mostra, durante i test invernali, una carica agonistica che sembrava anestetizzata dalla presenza del "mostro" Bayliss. Per Michel è la grande occasione, ma a patto che, dopo essersi liberato dell'ingombrante presenza dell'australiano non si faccia montare addosso psicologicamente dal giapponese.
Attorno a Max Biaggi, clamorosamente rifiutato dalla Ducati, è iniziato subito un corteggiamento serrato da parte dei team Yamaha e Suzuki, entrambi fermati da autorevolissimi veti provenienti dal Giappone, dove Max evidentemente a suo tempo aveva pestato qualche callo di troppo. Nel frattempo si era fatta avanti l'Aprilia giocando sul fascino di un amore antico e promettendo una moto eccezionale e... tanti soldi. Max, che è un sentimentale, ha dimenticato immediatamente una visita fatta al reparto corse BMW e si è lasciato adescare dalla vecchia fiamma. Una firmetta, un salto in banca, e un altro in sella alla nuova quattro cilindri: per l'eterno Max inizia una nuova avventura. Per l'Aprilia pure.
Marco Borciani, titolare del Team Sterilgarda, che non aveva pianto per l'addio di Ruben Xaus (la Ducati stava pensando di riservare una linea di montaggio al pilota spagnolo) aveva versato invece calde lacrime, a fine stagione, per non essere riuscito a trattenere Biaggi. A distanza di pochissimi mesi l'ex pilota e ora manager del team satellite della Ducati è passato dal dispiacere a una gioia esplosiva: a prezzo da outlet si è ritrovato in casa Shane Byrne, un trentaduenne che ha tutto fuorché l'aspetto del supermanico, un pilota che aveva fama di andar forte solo in un paio di circuiti inglesi e che invece, appena messo sulla ex moto di Biaggi è andato più forte di tutti, confermandosi, con gli interessi, quando è salito sulla 1098 F08, la moto ufficiale dello scorso anno, in dotazione al Team Sterilgarda per il 2009. A Byrne va senz'altro il titolo di Campione d'Inverno, conquistato a Portimao a fine gennaio col miglior tempo e il nuovo primato della pista, strappato nientemeno che a Bayliss. Ma Byrne non è l'unica sorpresa emersa dai test invernali. L'altra, piacevolissima per la Yamaha ritrovatasi a fine stagione senza i suoi due forti piloti Haga e Corser, è stata la constatazione del grande talento di Ben Spies, asso già messosi ampiamente in evidenza nel campionato AMA SBK, ma a digiuno di esperienza nel mondiale. Spies, al quale è stato affiancato l'emergente inglese Tom Sykes, al via della stagione 2009 non si presenta come una promessa da seguire con attenzione, ma già come un antagonista certo per chiunque miri al titolo, addirittura come un favorito.
Fra i protagonisti del nuovo campionato non possiamo omettere Max Neukirchner, ottimo pilota con ottimo team e ottima moto. Se l'anno scorso il giovane tedesco della Suzuki è stato una rivelazione, quest'anno è chiamato ad una maggior costanza di risultato e se sarà in grado di garantirla, nessun traguardo potrebbe essergli precluso.
Poi c'è Carlos Checa, con la Honda Ten Kate, di diritto fra i protagonisti sia per valore proprio, sia della sua quattro cilindri e della sua squadra. Nei test invernali non ha impressionato, ma nessuno dubita che in campionato lo spagnolo sarà fra quelli che lotteranno per vincere fin dalla prima manche a Phillip Island.
Chiudiamo questa rassegna con Troy Corser, un due volte campione del mondo SBK che non può essere escluso dalla rosa dei protagonisti. Anche e soprattutto perché questo campione, duro come sono duri tutti i piloti australiani, è capace di ogni sorpresa. La sua forza sta nel carattere, nell'esperienza e nella capacità di sviluppare la moto; il suo punto debole sembra essere l'età, che lo penalizza nell'affondo in gara.
I motivi? Rivediamoli insieme in modo organico.
I protagonisti
Manca il campione del mondo in carica, e una volta tanto la ragione non è il suo passaggio alla MotoGP, bensì la fine di una splendida carriera. Troy Bayliss ha chiuso il 2008 con due nette vittorie, un titolo – il terzo – in tasca, ha rifiutato offerte miliardarie per rimanere in sella e si è ritirato a vita privata e dorata, salvo divertirsi a fare il testimonial di qualche evento, di qualche marchio, fintanto che la cosa gli piacerà. Beato lui, ma se lo è meritato quant'altri mai.
Il suo sostituto designato era, fino a metà stagione, Max Biaggi, messo a dimora dalla Ducati presso il team satellite di Marco Borciani. Ma poi la Ducati ci ha ripensato, ha valutato le prestazioni del romano, ha fatto un conto costi/benefici ed ha deciso di rinunciare. Ora in sella alla 1198, in versione F09, c'è il costoso, a volte imprevedibile, spesso scorbutico, ma sempre velocissimo e agguerrito Noriyuki Haga, unico autentico samurai del mondiale SBK. Al suo fianco è stato mantenuto Michel Fabrizio, che ha messo in mostra, durante i test invernali, una carica agonistica che sembrava anestetizzata dalla presenza del "mostro" Bayliss. Per Michel è la grande occasione, ma a patto che, dopo essersi liberato dell'ingombrante presenza dell'australiano non si faccia montare addosso psicologicamente dal giapponese.
Attorno a Max Biaggi, clamorosamente rifiutato dalla Ducati, è iniziato subito un corteggiamento serrato da parte dei team Yamaha e Suzuki, entrambi fermati da autorevolissimi veti provenienti dal Giappone, dove Max evidentemente a suo tempo aveva pestato qualche callo di troppo. Nel frattempo si era fatta avanti l'Aprilia giocando sul fascino di un amore antico e promettendo una moto eccezionale e... tanti soldi. Max, che è un sentimentale, ha dimenticato immediatamente una visita fatta al reparto corse BMW e si è lasciato adescare dalla vecchia fiamma. Una firmetta, un salto in banca, e un altro in sella alla nuova quattro cilindri: per l'eterno Max inizia una nuova avventura. Per l'Aprilia pure.
Marco Borciani, titolare del Team Sterilgarda, che non aveva pianto per l'addio di Ruben Xaus (la Ducati stava pensando di riservare una linea di montaggio al pilota spagnolo) aveva versato invece calde lacrime, a fine stagione, per non essere riuscito a trattenere Biaggi. A distanza di pochissimi mesi l'ex pilota e ora manager del team satellite della Ducati è passato dal dispiacere a una gioia esplosiva: a prezzo da outlet si è ritrovato in casa Shane Byrne, un trentaduenne che ha tutto fuorché l'aspetto del supermanico, un pilota che aveva fama di andar forte solo in un paio di circuiti inglesi e che invece, appena messo sulla ex moto di Biaggi è andato più forte di tutti, confermandosi, con gli interessi, quando è salito sulla 1098 F08, la moto ufficiale dello scorso anno, in dotazione al Team Sterilgarda per il 2009. A Byrne va senz'altro il titolo di Campione d'Inverno, conquistato a Portimao a fine gennaio col miglior tempo e il nuovo primato della pista, strappato nientemeno che a Bayliss. Ma Byrne non è l'unica sorpresa emersa dai test invernali. L'altra, piacevolissima per la Yamaha ritrovatasi a fine stagione senza i suoi due forti piloti Haga e Corser, è stata la constatazione del grande talento di Ben Spies, asso già messosi ampiamente in evidenza nel campionato AMA SBK, ma a digiuno di esperienza nel mondiale. Spies, al quale è stato affiancato l'emergente inglese Tom Sykes, al via della stagione 2009 non si presenta come una promessa da seguire con attenzione, ma già come un antagonista certo per chiunque miri al titolo, addirittura come un favorito.
Fra i protagonisti del nuovo campionato non possiamo omettere Max Neukirchner, ottimo pilota con ottimo team e ottima moto. Se l'anno scorso il giovane tedesco della Suzuki è stato una rivelazione, quest'anno è chiamato ad una maggior costanza di risultato e se sarà in grado di garantirla, nessun traguardo potrebbe essergli precluso.
Poi c'è Carlos Checa, con la Honda Ten Kate, di diritto fra i protagonisti sia per valore proprio, sia della sua quattro cilindri e della sua squadra. Nei test invernali non ha impressionato, ma nessuno dubita che in campionato lo spagnolo sarà fra quelli che lotteranno per vincere fin dalla prima manche a Phillip Island.
Chiudiamo questa rassegna con Troy Corser, un due volte campione del mondo SBK che non può essere escluso dalla rosa dei protagonisti. Anche e soprattutto perché questo campione, duro come sono duri tutti i piloti australiani, è capace di ogni sorpresa. La sua forza sta nel carattere, nell'esperienza e nella capacità di sviluppare la moto; il suo punto debole sembra essere l'età, che lo penalizza nell'affondo in gara.
La Ducati può contare su un nutrito e agguerrito gruppo di piloti privati che in sella alla 1098R daranno senz'altro filo da torcere ai "protagonisti". Il decano è Regis Laconi, che ritorna sulla bicilindrica in contemporanea col rientro a Borgo Panigale del suo nuovo Team, il DFX, che quest'anno ha preferito la Desmo alla Honda. Gli altri Ducatisti sono emergenti e rampanti: come i piloti del team Guandalini, il già temibilissimo Jacub Smrz e il suo compagno di squadra Brendan Roberts, campione del mondo Superstock 1000 2008. Dovrebbe essere della partita anche il nostro Alessandro Polita, ex campione del mondo Superstrock 1000, ma alcune difficoltà di bilancio del Team Sterilgarda hanno fatto prendere a Borciani la sofferta decisione di correre le prime due gare del mondiale col solo Byrne. Polita potrebbe tornare in squadra a partire dal GP di Spagna.
La marca più ricca di sfidanti ad alto livello non è però la Ducati, bensì la Honda che solo nella squadra di Gerrit Ten Kate annovera due piloti: Ryuichi Kiyonari e Jonathan Rea, che dispongono di mezzi vincenti ed hanno già dimostrato di poterli portare a vincere o almeno sul podio. Ma non sono i soli: quest'anno debutta in Superbike il Team Stiggy, già protagonista in Supersport, con l'appoggio della Honda Europa e due piloti esperti e veloci come Leon Haslam e Roberto Rolfo. L'unica incognita per Stiggy, che ha una solida sponsorizzazione ed ha scelto come partner tecnico il famoso studio Oral Engineering degli ingegneri Forghieri e Antoniazzi di Modena, è la condizione fisica di Rolfo, che potrebbe necessitare di un intervento chirurgico a una spalla e in questo caso andrebbe sostituito per un periodo abbastanza lungo. Rolfo debutterà comunque a Phillip Island, dopodiché il team deciderà se rimpiazzarlo temporaneamente con un altro pilota di pari valore. Si erano fatti i nomi di Lorenzo Lanzi e addirittura di John Hopkins, ma la scelta di far correre Rolfo in Australia ha sospeso ogni decisione in merito.
Supportato dalla Honda Europa è anche il team italiano Althea, che quest'anno punta sull'inglese Tommy Hill, mentre a titolo assolutamente privato saranno in pista le Honda del Team Pro Ride, con un pilota di ottima levatura come lo spagnolo Gregorio Lavilla, e della Squadra Corse Italia, che offre una nuova opportunità a Vittorio Iannuzzo.
Alla sostanziosa presenza della Honda fa da contraltare la scarsa rappresentanza della Suzuki, Il pilota di punta. Max Neukirchner, lo abbiamo già inserito fra i protagonisti, ma non è da sottovalutare anche l'apporto del suo compagno di squadra, l'eterno Yukio Kagayama, che con la moto giusta, l'atmosfera giusta e il giusto circuito, potrebbe anche riservare eclatanti sorprese, come ha già fatto in passato. Oltre ai due piloti del Team Alstare saranno in gara l'ex campione del mondo Supersport, Karl Muggeridge con la Suzuki del Team Celani e l'austriaco Roland Resch con la GSX-R 1000 K9 del Team TKR Svizzera.
Addirittura peggiore la rappresentanza della Yamaha, che punta al titolo con i due piloti della squadra ufficiale europea, ma che oltre a quella in griglia schiera solo la R1 del Team francese GMT94 guidata da David Checa.
Quasi paradossale invece lo schieramento delle Kawasaki. La moto giapponese che peggio si è comportata nel mondiale Superbike degli ultimi anni è presente nel campionato 2009 con sei moto di tre diverse squadre. E' il risultato del voltafaccia operato dalla Casa di Akashi, che a fine 2008 ha tolto il suo appoggio diretto al Team PSG-1 per concederlo invece, e in modo molto più ufficiale, al team inglese Paul Bird Motorsport. Una scelta drastica e con accesi risvolti polemici che metterà molto pepe in tutti i confronti in famiglia che si disputeranno durante l'anno. Il Team Bird punta sull'australiano Broc Parkes, già protagonista in Supersport e sul giapponese Makoto Tamada; il Team PSG-1 sui due giovani italiani Matteo Baiocco e Ayrton Badovini. La squadra sammarinese ha annunciato che gestirà in proprio lo sviluppo sia della ciclistica, sia del motore delle sue Kawasaki e questa è già una grande sfida. Alla vigilia della prima gara, i risultati dei test invernali del Team Bird non hanno portato grandi novità rispetto allo scorso anno. Vedremo…
Il terzo Team Kawasaki è quello di Pedercini, un veterano del mondiale Superbike, che l'anno scorso correva abbinato ai colori del PSG-1 mentre quest'anno gestirà in proprio le sue due quattro cilindri, affidate al campione italiano Superbike, Luca Scassa, e allo spagnolo David Salom.
Chiudiamo questa rassegna degli "sfidanti" con due personaggi di primissimo piano: Shinya Nakano, secondo pilota dell'Aprilia RSV4, e Ruben Xaus, compagno di Corser in sella alla BMW S1000 RR. Entrambi possono essere protagonisti, ma non li ho inseriti per il momento nella lista più prestigiosa (già molto ricca) in base a queste considerazioni: i campioni giapponesi provenienti dalla MotoGP storicamente non hanno mai combinato nulla di importante in Superbike (pensate ad Aoki, Okada, Abe e lo stesso Tamada), quanto a Xaus, non sembra ancora affiatato con la BMW, con la quale per ora è più portato a superare regolarmente il limite, che a raggiungerlo rimanendo in sella.
Dedico l'epilogo a chi non c'è, ossia alla MV Agusta, che Stefano Caracchi ha tentato di portare nel mondiale già quest'anno con Lanzi, ma che ha rifiutato. Sarà per il 2010?
La marca più ricca di sfidanti ad alto livello non è però la Ducati, bensì la Honda che solo nella squadra di Gerrit Ten Kate annovera due piloti: Ryuichi Kiyonari e Jonathan Rea, che dispongono di mezzi vincenti ed hanno già dimostrato di poterli portare a vincere o almeno sul podio. Ma non sono i soli: quest'anno debutta in Superbike il Team Stiggy, già protagonista in Supersport, con l'appoggio della Honda Europa e due piloti esperti e veloci come Leon Haslam e Roberto Rolfo. L'unica incognita per Stiggy, che ha una solida sponsorizzazione ed ha scelto come partner tecnico il famoso studio Oral Engineering degli ingegneri Forghieri e Antoniazzi di Modena, è la condizione fisica di Rolfo, che potrebbe necessitare di un intervento chirurgico a una spalla e in questo caso andrebbe sostituito per un periodo abbastanza lungo. Rolfo debutterà comunque a Phillip Island, dopodiché il team deciderà se rimpiazzarlo temporaneamente con un altro pilota di pari valore. Si erano fatti i nomi di Lorenzo Lanzi e addirittura di John Hopkins, ma la scelta di far correre Rolfo in Australia ha sospeso ogni decisione in merito.
Supportato dalla Honda Europa è anche il team italiano Althea, che quest'anno punta sull'inglese Tommy Hill, mentre a titolo assolutamente privato saranno in pista le Honda del Team Pro Ride, con un pilota di ottima levatura come lo spagnolo Gregorio Lavilla, e della Squadra Corse Italia, che offre una nuova opportunità a Vittorio Iannuzzo.
Alla sostanziosa presenza della Honda fa da contraltare la scarsa rappresentanza della Suzuki, Il pilota di punta. Max Neukirchner, lo abbiamo già inserito fra i protagonisti, ma non è da sottovalutare anche l'apporto del suo compagno di squadra, l'eterno Yukio Kagayama, che con la moto giusta, l'atmosfera giusta e il giusto circuito, potrebbe anche riservare eclatanti sorprese, come ha già fatto in passato. Oltre ai due piloti del Team Alstare saranno in gara l'ex campione del mondo Supersport, Karl Muggeridge con la Suzuki del Team Celani e l'austriaco Roland Resch con la GSX-R 1000 K9 del Team TKR Svizzera.
Addirittura peggiore la rappresentanza della Yamaha, che punta al titolo con i due piloti della squadra ufficiale europea, ma che oltre a quella in griglia schiera solo la R1 del Team francese GMT94 guidata da David Checa.
Quasi paradossale invece lo schieramento delle Kawasaki. La moto giapponese che peggio si è comportata nel mondiale Superbike degli ultimi anni è presente nel campionato 2009 con sei moto di tre diverse squadre. E' il risultato del voltafaccia operato dalla Casa di Akashi, che a fine 2008 ha tolto il suo appoggio diretto al Team PSG-1 per concederlo invece, e in modo molto più ufficiale, al team inglese Paul Bird Motorsport. Una scelta drastica e con accesi risvolti polemici che metterà molto pepe in tutti i confronti in famiglia che si disputeranno durante l'anno. Il Team Bird punta sull'australiano Broc Parkes, già protagonista in Supersport e sul giapponese Makoto Tamada; il Team PSG-1 sui due giovani italiani Matteo Baiocco e Ayrton Badovini. La squadra sammarinese ha annunciato che gestirà in proprio lo sviluppo sia della ciclistica, sia del motore delle sue Kawasaki e questa è già una grande sfida. Alla vigilia della prima gara, i risultati dei test invernali del Team Bird non hanno portato grandi novità rispetto allo scorso anno. Vedremo…
Il terzo Team Kawasaki è quello di Pedercini, un veterano del mondiale Superbike, che l'anno scorso correva abbinato ai colori del PSG-1 mentre quest'anno gestirà in proprio le sue due quattro cilindri, affidate al campione italiano Superbike, Luca Scassa, e allo spagnolo David Salom.
Chiudiamo questa rassegna degli "sfidanti" con due personaggi di primissimo piano: Shinya Nakano, secondo pilota dell'Aprilia RSV4, e Ruben Xaus, compagno di Corser in sella alla BMW S1000 RR. Entrambi possono essere protagonisti, ma non li ho inseriti per il momento nella lista più prestigiosa (già molto ricca) in base a queste considerazioni: i campioni giapponesi provenienti dalla MotoGP storicamente non hanno mai combinato nulla di importante in Superbike (pensate ad Aoki, Okada, Abe e lo stesso Tamada), quanto a Xaus, non sembra ancora affiatato con la BMW, con la quale per ora è più portato a superare regolarmente il limite, che a raggiungerlo rimanendo in sella.
Dedico l'epilogo a chi non c'è, ossia alla MV Agusta, che Stefano Caracchi ha tentato di portare nel mondiale già quest'anno con Lanzi, ma che ha rifiutato. Sarà per il 2010?
Per inserire un commento devi essere registrato ed effettuare il login.
Sette Case, un primato di cui può andare fiero il mondiale Superbike. Quattro giapponesi e tre europee di cui due italiane. Le industrie più importanti del mondo sono quasi tutte rappresentate, e quelle che ancora mancano arriveranno certamente nel volgere di un paio d'anni. Il mondiale SBK è ormai diventato uno di quei ritrovi di prestigio che per immagine impone la presenza.
Diamo un'occhiata alle sette moto. I giapponesi sono concordi nel puntare su quella che da più di trent'anni è la loro scuola per le supersportive di serie: motore a quattro cilindri in linea trasversale, reso compattissimo da uno sviluppo che, dopo aver puntato per lungo tempo sulle prestazioni assolute ha dedicato parte della sua attenzione anche alle dimensioni, guardando al propulsore come parte integrante della ciclistica e dell'aerodinamica.
La tecnica delle Superbike Suzuki, Kawasaki, Honda e Yamaha è dunque molto simile, ma la Yamaha è stata la prima ad optare per soluzioni nuove dotando la R1 di accorgimenti particolarmente sofisticati, come l'albero motore con manovelle sfalsate che determinano scoppi irregolari e i cornetti di aspirazione a lunghezza variabile.
La BMW, che entrando nel settore delle maxisportive stradali ha chiaramente dichiarato guerra alle grandi Case giapponesi, ha seguito il loro esempio tecnico, mettendo in campo un quattro in linea ispirato alla scuola nipponica. La realizzazione della S1000 RR rappresenta un cambiamento epocale per la Casa tedesca, che per poter competere nel mondiale Superbike ha rinunciato a tutte le caratteristiche esclusive delle sue famosissime moto stradali: trasmissione a cardano e sospensioni anticonvenzionali, per non parlare del motore boxer o del tre-quattro cilindri in linea longitudinale.
La BMW è accusata da più parti di aver progettato un prototipo da corsa e di averne poi derivato una moto stradale. La stessa accusa è rivolta all'Aprilia in relazione alla RSV4, una quattro cilindri compattissima e molto sofisticata, che si distingue dalle altre per la disposizione a V stretto longitudinale dei cilindri. Sono accuse infondate, in quanto tutte le supersportive odierne sono in pratica moto da corsa stradalizzate.
Il problema è proprio questo: ci si è spinti molto avanti – trainati dai giapponesi – ed oggi è pressoché impossibile fermarsi. Nella polemica fra MotoGP e SBK si sente spesso affermare che le SBK sono ormai prototipi che hanno poco o nulla a che vedere con i corrispondenti modelli di serie, ma non è affatto vero: la Ducati 250 con cui cominciai a correre nel campionato juniores, che prescriveva moto derivate di serie, era molto più elaborata di una odierna SBK, il cui regolamento è ben più restrittivo. Il fatto è che oggi le moto di serie sono talmente vicine ai prototipi, per tecnologia e prestazioni, che diventa molto difficile anche contenerle. Come si può pensare di ridurre l'elettronica, vietare le sospensioni "intelligenti" in corsa, quando queste soluzioni saranno normali sulle supersportive stradali? Allora sì che le SBK non saranno più derivate di serie...
L'unica bicilindrica nel panorama delle Superbike è la Ducati (ma l'anno prossimo dovrebbe essere affiancata dalla KTM) che si vanta anche di essere la più vicina al prodotto di serie. Bisogna darle atto che, a differenza delle concorrenti, i cui modelli vincenti appartengono solo ai reparti corse direttamente o indirettamente assistiti dalle Case, la 1198R è vincente anche in mano ai team satelliti, o addirittura ai privati. Alla Ducati viene imputata la maggior sofisticazione in tema di elettronica, ma Davide Tardozzi risponde all'osservazione con queste parole: "E' vero, la F09 ha un'elettronica molto, molto avanzata, strettamente derivata da quella della Desmosedici MotoGP, ma proprio perché è stata messa a punto per il prototipo, a noi non costa praticamente nulla applicarla alla Superbike. Lo facciano anche i giapponesi".
Diamo un'occhiata alle sette moto. I giapponesi sono concordi nel puntare su quella che da più di trent'anni è la loro scuola per le supersportive di serie: motore a quattro cilindri in linea trasversale, reso compattissimo da uno sviluppo che, dopo aver puntato per lungo tempo sulle prestazioni assolute ha dedicato parte della sua attenzione anche alle dimensioni, guardando al propulsore come parte integrante della ciclistica e dell'aerodinamica.
La tecnica delle Superbike Suzuki, Kawasaki, Honda e Yamaha è dunque molto simile, ma la Yamaha è stata la prima ad optare per soluzioni nuove dotando la R1 di accorgimenti particolarmente sofisticati, come l'albero motore con manovelle sfalsate che determinano scoppi irregolari e i cornetti di aspirazione a lunghezza variabile.
La BMW, che entrando nel settore delle maxisportive stradali ha chiaramente dichiarato guerra alle grandi Case giapponesi, ha seguito il loro esempio tecnico, mettendo in campo un quattro in linea ispirato alla scuola nipponica. La realizzazione della S1000 RR rappresenta un cambiamento epocale per la Casa tedesca, che per poter competere nel mondiale Superbike ha rinunciato a tutte le caratteristiche esclusive delle sue famosissime moto stradali: trasmissione a cardano e sospensioni anticonvenzionali, per non parlare del motore boxer o del tre-quattro cilindri in linea longitudinale.
La BMW è accusata da più parti di aver progettato un prototipo da corsa e di averne poi derivato una moto stradale. La stessa accusa è rivolta all'Aprilia in relazione alla RSV4, una quattro cilindri compattissima e molto sofisticata, che si distingue dalle altre per la disposizione a V stretto longitudinale dei cilindri. Sono accuse infondate, in quanto tutte le supersportive odierne sono in pratica moto da corsa stradalizzate.
Il problema è proprio questo: ci si è spinti molto avanti – trainati dai giapponesi – ed oggi è pressoché impossibile fermarsi. Nella polemica fra MotoGP e SBK si sente spesso affermare che le SBK sono ormai prototipi che hanno poco o nulla a che vedere con i corrispondenti modelli di serie, ma non è affatto vero: la Ducati 250 con cui cominciai a correre nel campionato juniores, che prescriveva moto derivate di serie, era molto più elaborata di una odierna SBK, il cui regolamento è ben più restrittivo. Il fatto è che oggi le moto di serie sono talmente vicine ai prototipi, per tecnologia e prestazioni, che diventa molto difficile anche contenerle. Come si può pensare di ridurre l'elettronica, vietare le sospensioni "intelligenti" in corsa, quando queste soluzioni saranno normali sulle supersportive stradali? Allora sì che le SBK non saranno più derivate di serie...
L'unica bicilindrica nel panorama delle Superbike è la Ducati (ma l'anno prossimo dovrebbe essere affiancata dalla KTM) che si vanta anche di essere la più vicina al prodotto di serie. Bisogna darle atto che, a differenza delle concorrenti, i cui modelli vincenti appartengono solo ai reparti corse direttamente o indirettamente assistiti dalle Case, la 1198R è vincente anche in mano ai team satelliti, o addirittura ai privati. Alla Ducati viene imputata la maggior sofisticazione in tema di elettronica, ma Davide Tardozzi risponde all'osservazione con queste parole: "E' vero, la F09 ha un'elettronica molto, molto avanzata, strettamente derivata da quella della Desmosedici MotoGP, ma proprio perché è stata messa a punto per il prototipo, a noi non costa praticamente nulla applicarla alla Superbike. Lo facciano anche i giapponesi".
Per inserire un commento devi essere registrato ed effettuare il login.
1 marzo
Australia
Phillip Island
14 marzo Qatar Doha/Losail
5 aprile Spagna Valencia
26 aprile Olanda Assen
10 maggio Italia Monza
17 maggio Sudafrica Kyalami
31 maggio Stati Uniti Salt Lake City
21 giugno San Marino Misano
28 giugno Gran Bretagna Donington Park
26 luglio Repubblica Ceka Brno
6 settembre Germania Nürburgring
27 settembre Italia Imola
4 ottobre Francia Magny-Cours
25 ottobre Portogallo Portimão
14 marzo Qatar Doha/Losail
5 aprile Spagna Valencia
26 aprile Olanda Assen
10 maggio Italia Monza
17 maggio Sudafrica Kyalami
31 maggio Stati Uniti Salt Lake City
21 giugno San Marino Misano
28 giugno Gran Bretagna Donington Park
26 luglio Repubblica Ceka Brno
6 settembre Germania Nürburgring
27 settembre Italia Imola
4 ottobre Francia Magny-Cours
25 ottobre Portogallo Portimão
Per inserire un commento devi essere registrato ed effettuare il login.
Per inserire un commento devi essere registrato ed effettuare il login.