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Magny Cours: due corse straordinarie

il 08/10/2006 in Sbk

Durissima la prima gara, vinta da Toseland su Haga e Corser, che l'anno prossimo faranno coppia con Haga in Yamaha; micidiale lo scontro nella seconda, che vede Bayliss siglare il suo secondo titolo mondiale con una fantastica vittoria. Nella SS Curtain

Magny Cours: due corse straordinarie
L’ultima gara delle due Petronas

di Luigi Rivola, foto Alex Photo


La partenza di gara-2

Magny Cours –
Al primo giro Corser è il più rapido a entrare “in temperatura” e sorprende Toseland rifilandogli subito 1”, ma l’inglese è pronto a riprendersi e inizia la rimonta tirandosi in scia Haga che è seguito da Muggeridge, Bayliss, Pitt, Lanzi, Nieto, Kagayama e Walker. Al quarto giro Bayliss batte il record della pista che portava la fresca firma di Haga, mentre Laconi sbaglia una curva, tira dritto e rientra nelle retrovie.


Cinque piloti si battono per la vittoria nello spazio di 1”2, ma Toseland sembra avere qualcosa in più e conduce con 4 decimi di vantaggio al sesto giro seguito da Haga, Corser, Muggeridge e Bayliss. Pitt è sesto a 4” e Lanzi gli è a ruota.


Al decimo giro, mentre in testa Toseland e Corser continuano il duello, Bayliss attacca duramente Muggeridge, lo affianca all’interno di una curva in un varco impossibile, i due si toccano, Muggeridge è costretto a lasciar spazio e Bayliss passa; il neo campione del mondo aumenta il ritmo, raggiunge Haga e i due si superano a vicenda per diverse curve finché è Bayliss a prevalere; nel frattempo Lanzi è riuscito a liberarsi di Pitt ed è sesto.
A questo punto il più veloce in pista è Bayliss, che guadagna vistosamente sui primi due. Nel volgere di un paio di giri li raggiunge e comincia le prove per il gran finale: supera Corser, che gli restituisce il favore due curve più tardi; ci riprova ed è respinto; aspetta l’occasione giusta e attacca nuovamente infilando la Suzuki all’interno e resistendo al ritorno di Corser in uscita. Adesso è a ruota di Toseland. Chi ha ormai ceduto invece è Haga, che ha accumulato oltre 3” e tiene il quarto posto con buon margine su Muggeridge, Pitt e Lanzi, nuovamente arretrato.


In testa i numeri sono da infarto e i sorpassi sono continui: i piloti si sfiorano ad ogni curva, sembra impossibile che possano arrivare a traguardo continuando in questo modo. A un certo punto Bayliss si affianca all’esterno a Toseland, sembra volerlo sorpassare in quella traiettoria impossibile, invece l’ha fatto solo per chiudere di più la curva in uscita e sorprenderlo in uscita. La mossa gli riesce e si ritrova davanti; l’inglese non reagisce subito e l’australiano della Ducati ne approfitta per guadagnare qualche metro. Arriva l’ultimo giro e Toseland cede anche a Corser; Bayliss chiude la stagione del suo secondo titolo mondiale con una bella vittoria, battendo il campione 2005 e il campione 2004 nell’ordine: un podio straordinario. Haga è quarto e precede Pitt, che a fine corsa lascia la squadra Yamaha lasciando il posto a Corser.




Corser brucia tutti sullo scatto, ma è Haga a portarsi al comando dopo un paio di curve, seguito da un arrembante Muggeridge che “sposta” Corser, seguito a sua volta da Toseland, Kagayama, Lanzi e Pitt. Il gruppone si avvia alla conclusione del primo giro, quando, a sorpresa, viene esposta la bandiera rossa: c’è olio in pista, i commissari se ne sono accorti e hanno dato l’allarme. La corsa viene fermata.
La seconda partenza vede Toseland e Corser davanti a tutti: I due si sorpassano più volte, poi il pilota della Suzuki riesce ad avere la meglio e si avvantaggia di alcuni metri, mentre Bayliss è terzo davanti a Muggeridge, Kagayama, Nieto, Walker, Haga, Lanzi e Barros. L’atmosfera si scalda e Pitt è il primo a farne le spese con una caduta, mentre Haga e Lanzi si toccano e rischiano grosso.


In testa al quarto giro c’è un trio guidato ora da Toseland che cerca di staccarsi da Corser e Bayliss, ma è in arrivo anche Haga, che si è fatto largo coi gomiti, con le spalle, con tutto, fra Kagayama e Muggeridge ed è quarto a 2” da Toseland. Cade anche Nieto, imitato, all’ottavo giro, da Muggeridge che toglie ogni preoccupazione per il quinto posto a Kagayama.
Alla fine del nono giro la rincorsa di Haga è coronata dal successo: il giapponese, dopo aver stabilito il nuovo record ufficiale della pista, aggancia la ruota di Bayliss, poi in poche curve ha ragione del campione del mondo, e, prima di concludere il decimo giro passa anche Toseland ed è secondo a ruota di Corser; ancora poche curve ed è primo.
Il ritmo di Haga è semplicemente indemoniato: è l’unico a girare sotto 1’41” e Corser non riesce a resistergli. Allora ci pensa Toseland, che affianca Corser, lo passa, si lancia alla caccia di Haga, lo raggiunge, lo prende, vede il buco, lo infila ed è di nuovo primo.

! E il bello deve ancora venire. Tra l’altro, il quartetto alla fine del quattordicesimo giro è diventato un quintetto perché Kagayama, zitto zitto, si è fatto sotto e adesso ha Bayliss nel mirino. Al sesto posto, staccato di 9” dal primo, è Walker che precede Lanzi e Barros in lotta fra loro.
Davanti, il duello fra Toseland e Haga è furente: il giapponese guida come un pazzo, la R1 sempre in movimento sui tre assi, come un aeroplano, lui cattivo come una belva, ma l’inglese non se ne cura proprio, è una delle sue grandi giornate e tiene in pugno la situazione. Corser e, più staccato, Bayliss, controllano e aspettano senza intervenire, Kagayama invece, dopo aver raggiunto il gruppo, ha stranamente mollato.
A due giri dalla fine quattro piloti possono ancora vincere, anche se il gruppo si è un po’ sgranato. Toseland guida con fantastica sicurezza e Haga deve difendersi dagli attacchi di Corser, mentre Bayliss sembra in difficoltà e a volte allarga le traiettorie. Arriva l’ultimo giro e può accadere di tutto, ma per fortuna non succede: Toseland pennella le curve con precisione assoluta, mentre Haga è preoccupato di chiudere ogni spiraglio a Corser e non pensa ad attaccare. I tre sfilano nell’ordine sotto il traguardo, mentre Bayliss è quarto a 3”, accumulati tutti nell’ultimo giro. Kagayama, tranquillissimo, è quinto con un margine di 7” su Walker che a sua volta chiude con 2”3 su Barros e Lanzi che concludono nell’ordine in volata.

Sofuoglu, Charpentier, Parkes, Checa, Curtain e Nannelli, questi i primi sei alla conclusione del primo giro del GP di Francia Supersport. In testa un pilota al quale difficilmente sarà concesso di vincere, al secondo posto il campione del mondo in carica, che può sperare di confermare il titolo solo vincendo, ma può contare sul “favore” del compagno di squadra Sofuoglu; al terzo un pilota, Parkes, che deve stare attento a non danneggiare Curtain, al quinto posto il leader della classifica iridata, che alla fine sarà ancora tale solo se si classificherà nei primi otto, posto che Charpentier vinca la gara.


La corsa non si prospetta entusiasmante: troppi calcoli in ballo, e solo David Checa sembra in grado di animarla insidiando Curtain incurante del fatto che entrambi siano in sella a una Yamaha. Ma Curtain non ha alcun motivo di temere Checa: è bravissimo a farsi del male da solo e lo dimostra all’ottavo giro, quando senza l’aiuto di nessuno, in totale autonomia, ma rivelando un talento incredibile per i colpi di scena, butta al vento se stesso, la sua R6 e il titolo mondiale che sembrava già avere in tasca. Nella polvere dello spazio di fuga, mentre la moto e il pilota carambolano, volano anche le speranze della Yamaha di interrompere il monopolio Honda che imperversa da quattro anni. Cinque con questo.


A questo punto cambia tutto: Sofuoglu potrebbe anche vincere, tanto Charpentier è campione comunque. Il francese però ha fame di vittorie e sul circuito di casa in modo speciale, dopo una stagione non molto fortunata. A metà corsa è in testa con Sofuoglu a pochi metri; il turco batte il record della pista, ma non guadagna granché; terzo è Parkes a oltre 3” e quarto il bravo Nannelli, che ha avuto ragione di Checa; seguono Fujiwara, Harms, Chambon, Tiberio, Stigefelt, Sanna, De Angelis e Sanchini, mentre sono fuori gara, tra gli altri, Roccoli, Corradi e Foret.
A tre giri dalla fine i giochi sono fatti: Charpentier è primo e Sofuoglu ha tirato i remi in barca, accontentandosi del secondo posto a 2”5 dal compagno. Non si disturbano e nessuno li disturba. Arriva il traguardo e a Charpentier vanno vittoria e titolo, mentre Sofuoglu porta a casa secondo posto e riconferma nel Team Ten Kate. Terzo è Parkes e quarto Nannelli, che con la Ducati 749 ha dato il massimo.

Partenza-lampo di Corti e cadute-lampo di Biliotti, la cui moto attraversa tutta la pista in mezzo al gruppo senza far cadere nessuno (un vero miracolo), di Boccolini, poi anche di Smrz, Barone e Badovini, quest’ultimo volato nello spazio di fuga ad alta velocità mentre occupava la seconda posizione.
Incredibile e decisamente deprecabile questo spreco: nemmeno un giro per cinque piloti! C’è invece chi non spreca ed è Alessandro Polita, chiamiamolo pure campione del mondo a prescindere dai reclami in atto: Polita non è a posto, non ha condotto prove entusiasmanti, ma al secondo giro è già in testa davanti a Corti che lo tallona: i due lottano gomito a gomito, ma Polita resiste mentre Baiocco, terzo, perde terreno. Al quinto giro è fuori causa anche una seconda MV, quella di Scassa, che arretra di colpo, poi va a fermarsi nel prato.

Al sesto giro, Corti supera Polita con una bella infilata all’interno, il pilota della Suzuki gli resiste, poi si stabilizza al secondo posto, insidiato da Baiocco che precede Dionisi. Due tornate più tardi cade anche Roberts, che occupava la quinta posizione, ma riesce a rientrare e si ferma al box. A tre giri dalla fine Corti guida con 1”2 su Polita, 2”7 su Baiocco e 5”2 su Dionisi; il giro successivo Polita si avvicina a Corti riducendo il distacco a mezzo secondo, ma il pilota della Yamaha ha del margine e recupera subito. Polita capisce e molla.
Il vincitore è Corti, autore di una corsa tutta all’attacco, il campione invece è Alessandro Polita, e nessuno ha meritato questo titolo quanto lui. Terzo si piazza Baiocco, un pilota che nella Superstock quest’anno ha ritrovato il talento e la sicurezza che lo avevano lanciato, giovanissimo – forse troppo – nel Mondiale Supersport, e quarto è Dionisi, anche lui in crescita sulla MV del Team Gimotorsport, a parziale consolazione delle ripetute delusioni arrivate da Bodovini in questa seconda parte della stagione dopo un’inizio semplicemente entusiasmante culminato nella vittoria di Brno.


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