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GP Francia: Toseland mondiale

il 03/10/2004 in Sbk

L’inglese trionfa nella prima manche ed è secondo in quella decisiva, vinta da Haga. Grande delusione per Laconi, terzo in entrambe, e per il pubblico francese. A Muggeridge la gara delle SS e ad Alfonsi il titolo europeo Superstock

di Luigi Rivola, foto Alex Photo

James Toseland, Inglese di Sheffield, classe 1980. E' lui il nuovo Campione del Mondo SBK

Magny Cours –
E’ Corser il più rapido al via della seconda, decisiva manche del GP di Francia SBK. L’australiano della Foggy Petronas, determinatissimo anche nel confronto con avversari certamente tecnicamente meglio dotati, resiste al comando con le unghie e coi denti, ma Toseland non può aspettare: lo affianca con decisione e lo supera guadagnando il comando di una corsa che vuole vincere ad ogni costo perché potrebbe valere un titolo mondiale.
Sulla scia di Toseland ancora una volta si porta Haga, seguito da Vermeulen e da Laconi, mentre Corser tiene la quinta posizione incalzato da Chili.
Al quarto giro Haga passa a condurre e nei tre giri successivi riesce a guadagnare mezzo secondo di margine su Toseland che a sua volta precede di un soffio Vermeulen e Laconi. Dietro ai primi quattro è bagarre accesa fra Chili, quinto, Martin, Gimbert e Haslam, che uno dopo l’altro hanno vinto la resistenza di Corser.


A metà gara, Haga e Toseland sono ormai soli; Vermeulen è terzo a 1”7 e respinge gli attacchi disperati di Laconi, che non può permettersi di perdere di vista il compagno di squadra. Al dodicesimo giro, finalmente Laconi si libera di Vermeulen e subito aumenta il ritmo per riprendere i fuggitivi. Intanto per il quinto posto è duello fra Gimbert e Chili, con momentanea prevalenza del francese della Yamaha, mentre Martin è fuori gara.
A nove giri dalla fine Toseland decide di mettere Haga fra sé e Laconi: ritarda all’estremo la staccata, entra in curva all’interno del giapponese e anticipa l’apertura per non farsi risuperare in uscita. Fatto! Ma liberarsi di Haga è un altro discorso, e anche il Toseland eccezionale di oggi non può fare l’impossibile. Ci prova, non ci riesce, e a cinque giri dalla fine è nuovamente superato da Haga. Laconi non si inserisce nel duello: se ne sta a 1” di distanza, osserva i due avversari e sicuramente elabora strategie per il finale.



Ma non è che abbia molta scelta: semplicemente deve vincere, non può permettersi nemmeno di arrivare secondo dietro ad Haga e davanti a Toseland, perché l’inglese sarebbe campione del mondo con un punto di vantaggio. A tre giri dalla fine il Mondiale sembra assegnato: Haga è solo in testa con otto decimi su Toseland e Laconi è lontanissimo, a 2”3. Si è arreso?
Sì. Per Regis Laconi, che i giornali francesi avevano celebrato in questi giorni scrivendo che era “avviato alla consacrazione” non c’è più niente da fare: Haga vince l’ultima corsa del 2004 e Toseland, secondo, è campione del mondo. Gimbert consolo la Francia con un notevole quarto posto davanti a Chili.

Magny Cours - La corsa vera inizia non allo start, ma al terzo giro, quando Haga attacca in staccata Toseland e lo supera portandosi al comando. A quel punto anche Laconi, quarto, si affianca prepotentemente a Vermeulen e lo costringe ad allargare, infilandosi all’interno e strappandogli la terza posizione.
In testa alla corsa ci sono sette piloti nello spazio di 2”: Haga, Toseland, Laconi, Vermeulen, Gimbert, Chili e Martin: i primi cinque incollati, gli ultimi due a pochi metri di distanza, e all’ottavo posto c’è Corser, che tiene duro.
Al sesto giro Toseland monta letteralmente addosso ad Haga, lo sposta e riconquista il comando; immediatamente Laconi lo imita e gli si incolla a ruota, intanto Bussei rallenta ed è fuori gara.
Toseland aumenta il ritmo e guadagna mezzo secondo su Laconi, otto decimi su Haga e 1”4 su Vermeulen che fatica a liberarsi di Gimbert. Al decimo giro l’australiano della Honda riesce a staccarsi dal francese, che a sua volta è attaccato da Martin, e tenta di riagganciarsi ai primi; Chili invece perde terreno e deve cedere il settimo posto a Corser.

Un giro più tardi Haga, che ha recuperato su Laconi, supera il francese e si lancia all’inseguimento di Toseland. Finisce invece nello spazio di fuga la corsa di Vermeulen, con la moto rotta, tanta delusione e un ritorno sofferente (zoppica vistosamente sulla gamba ferita) verso il box.
Adesso il mondiale è questione personale fra i due soli piloti della Ducati-Fila, e Toseland appare nettamente favorito, visto che guida la corsa con grande sicurezza e che Laconi, per rimontare, commette anche alcuni vistosi errori. Niente comunque è ancora compromesso per lui: il distacco da Toseland è inferiore ai 2” e nei nove giri che mancano al traguardo è ampiamente annullabile.


La sfortuna colpisce Troy Corser mentre occupava il sesto posto: il tre cilindri cede e a difendere i colori di Fogarty rimane solo Walker, che occupa l’ottava posizione a ridosso di Haslam.
A cinque giri dalla fine tutto può ancora succedere: Toseland e Haga sono vicinissimi e anche Laconi si è portato a mezzo secondo dal leader. Laconi non ha scelta: deve raggiungere Toseland e attaccarlo; in ogni caso non può permettersi di arrivare terzo. Ma, inaspettatamente, a due giri dalla fine il francese cede: Toseland e Haga si allontanano e Laconi accumula in un attimo quasi 2” di distacco. Solo Haga a questo punto può aiutare Laconi. Ma in questa corsa l’inglese non si batte. Guida sicuro, velocissimo, fortissimo e anche per il giapponese non c’è niente da fare: gli sta alle spalle senza avvicinarsi e lo guarda tagliare vittorioso il traguardo accontentandosi del secondo posto. Terzo è Laconi che precede uno splendido Gimbert, Martin, e Chili. Bella prestazione di Bontempi, che con la non velocissima Zong Shen si piazza undicesimo davanti a Pedercini, Cruciani e Velini.

Mai fidarsi troppo di queste diavolerie moderne. Il via dato con la vecchia bandiera non avrebbe tradito. Il semaforo invece sì. I concorrenti dell’ultima prova del Mondiale Supersport sono scattati, ma il semaforo non aveva dato via libera. Quasi due giri, poi il direttore di corsa ha deciso che la partenza era da rifare. Questa volta, nessuno scherzo: il semaforo funziona e Parkes prende subito il comando seguito da Muggeridge, Charpentier e Fabrizio. In mezzo al gruppo una moto impazzisce, è la Yamaha di Curtain, che finisce a terra e miracolosamente è evitato da chi sopraggiunge.



si porta in testa seguito da Parkes e Charpentier arriva da dietro con una marcia in più, passa tutti, poi tira dritto e rientra al quarto posto dietro a Fabrizio. Poche curve, poi Charpentier affianca Fabrizio, lo spinge carena contro carena, cerca letteralmente di spostarlo, ma il nostro non molla e si tiene la sua posizione. Il francese insiste, e alla fine riesce a riconquistare il terzo posto. Intanto Lanzi si è fatto sotto con la Ducati ed è sesto, preceduto da Vd Goorbergh.
L’impressione è che Charpentier oggi abbia proprio voglia di vincere, ma non guida pulito come i primi due, quindi si avvicina, poi commette errori e perde metri; Fabrizio lo studia da dietro e riesce a tenerne la ruota, mantenendo anche a debita distanza Vd Goorbergh con la prima delle Yamaha.
La corsa è abbastanza monotona perché i primi quattro si studiano senza che nessuno voglia prendere iniziative bellicose e le posizioni a seguire sono abbastanza ben delineate, col solo Pitt in rimonta dopo una brutta partenza.
Parkes a dieci giri dal termine si riporta al comando e allunga il passo trascinandosi in scia Muggeridge, mentre Charpentier e Fabrizio si fanno staccare di un ventina di metri. Seguono Vd Goorbergh, Lanzi, Foret e Pitt, che all’undicesimo giro scavalca il francese e continua con un passo che gli altri non hanno.
Al tredicesimo giro la sfortuna colpisce ingiustamente Michel Fabrizio, autore di una gara da autentico campione: la sua CBR600RR cede e lo costringe alla resa. Si preannuncia una volata finale fra i due piloti del team Ten Kate, con Charpentier possibile, ma improbabile intruso; anche Lanzi sembra in grado di attaccare Vd Goorbergh per il quarto posto; il pilota della Ducati, al quale hanno senz’altro segnalato il pericolo Pitt, ha infatti accelerato e raggiunto l’olandese della Yamaha, che supera a due giri dalla fine.
Inizia l’ultima tornata e Muggeridge rompe gli indugi: attacca subito Parkes e lo passa senza apparente difficoltà; il compagno di squadra non reagisce e i due tagliano il traguardo nell’ordine, seguiti da Charpentier e da Lanzi, che ha costretto Vd Goorbergh alla resa.

I primi metri della corsa della Superstock sono l’anticipo della gara che verrà: Alfonsi scatta subito al comando e Sofuoglu gli si incolla a ruota seguito come un’ombra da Vankeymeulen. Alfonsi spinge e gli altri due si adeguano senza fatica; il ritmo cresce e arrivano i primi errori: Chiarello, Badovini e Fastre si toccano e volano fuori pista senza conseguenze, ma rovinando una corsa che per loro era promettente.
Al quarto giro Sofuoglu allunga una staccata, si infila all’interno di Alfonsi e lo passa conquistando la prima posizione. Un paio di giri più tardi anche Vankeymeulen supera Alfonsi e si porta in scia al turco della Yamaha-Germania. All’ottavo giro Vankeymeulen passa al comando e Alfonsi recupera la seconda posizione ai danni di Sofuoglu, mentre nel gruppo di testa si inserisce anche Laverty, che precede un terzetto italiano composto da Iannuzzo, Dionisi e Scassa.
A quattro giri dalla fine Alfonsi recupera il comando, ma Vankeymeulen non lo molla, mentre Sofuoglu e Laverty passano a 1” l’uno dall’altro, perdendo terreno rispetto alla coppia di testa.
L’ultimo giro vede Alfonsi concentratissimo al primo posto, seguito da Vankeymeulen a tre metri di distanza, pronto a sferrare l’attacco decisivo. Non ne ha il tempo: il traguardo è ancora lontano quando un pilota delle retrovie cade, la sua moto perde liquido sull’asfalto e viene esposta la bandiera rossa. La corsa finisce e la classifica viene stilata mantenendo le posizioni consolidate al momento dello stop. Alfonsi vince ed è campione meritatamente d’Europa.

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